Skip to content
  • Edizione Digitale
  • Abbonati
logo
  • Ultimi Articoli
  • Sezioni
    • Chiesa
    • Idee
    • Fatti
    • Mosaico
    • Storie
  • REGIONALI 2025
    • Elezioni Regionali 2025
    • Inserto Speciale Elezioni Regionali
  • Speciali & Mappe
  • Rubriche
  • EVENTI
  • Scrivici
  • Edizione Digitale
  • Abbonati
Area riservata

Chiesa IconChiesa
In dialogo con la Parola

giovedì 11 Dicembre 2025

Lasciamoci spiazzare da Dio. C’è una gioia promessa…

Redazione
Redazione

Terza domenica di Avvento (anno A)
Isaia 35,1-6a.8a.10 | Sal 145 (146) | Giacomo 5,7-10 | Matteo 11,2-11

In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».

La terza domenica, chiamata domenica “Gaudete”, è un anticipo di quella gioia che celebreremo nel Natale del Signore. Meditando le letture, ho cercato di scorgere l’origine e l’orizzonte di questa gioia promessa. Riprendendo la prima lettura tratta dal libro del profeta Isaia, l’invito a rallegrarsi e ad esultare risuona a partire dalle zone più aride e si espande fino a coinvolgere tutta l’umanità, soprattutto quella fragile e ferita.
E ancora, san Giacomo nella seconda lettura, ci suggerisce un approccio usando l’immagine dell’agricoltore: il suo occhio semplice sa scorgere, con costanza, nella lenta ma fedele trasformazione della natura «il prezioso frutto della terra».

E forse la costanza è la condizione necessaria per sperimentare una gioia davvero autentica. La gioia è l’approdo di un cammino spesso non lineare, che chiede di camminare e di sostare, che può anche bloccare i passi in quello che è il tempo imprevedibile della crisi. Infatti, dopo aver letto il Vangelo, qualcuno potrebbe cogliere una certa dissonanza con l’invito alla gioia. Perché spiazza pure noi, oggi, che quello che Gesù ha definito il più grande «tra i nati da donna» sia bloccato non solo in carcere, ma anche nella fitta foschia di una profonda crisi. È un dramma lacerante quello che vive il Battista in carcere nella fortezza di Macheronte, desolato cucuzzolo sulla sponda orientale del Mar Morto. Qui, distante dalla Galilea, dove Gesù ha iniziato la sua attività pubblica, gli arrivano le voci sulle “opere del Cristo”. È tremenda la domanda che manda a dire a Gesù per mezzo dei suoi discepoli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». È una domanda che fa impressione perché pronunciata da colui che aveva preparato la via al Messia.

In Giovanni rivedo anche le mie e le nostre crisi, il chiederci se tutto ciò che abbiamo detto e fatto abbia avuto un senso, se abbiamo preso un abbaglio. Perché ci sono domande e esperienze che ci spiazzano, che fanno crollare le sicurezze e finiscono per farci sentire un senso di fallimento. Infatti, la crisi di Giovanni nasce proprio dal fatto che Gesù sta rivelando un volto di Dio inaspettato, un Dio che è di tutti e per tutti. E per comprendere questo, è necessario recuperare quello che Giovanni diceva riguardo al Messia mentre amministrava il battesimo per la conversione dei peccati, lungo il Giordano: «Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio, ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».

Giovanni aveva dunque annunciato un messia giustiziere, che avrebbe punito severamente i peccatori, adoperando immagini terribili come la “pula gettata nel fuoco” oppure “l’albero che non porta frutti che viene tagliato”. Ebbene, Gesù non manifesta nulla di tutto questo.
Egli, tuttavia, non risponde in modo polemico ma chiede di riportare fatti, suggerisce di rivolgere lo sguardo su ciò che sta realmente facendo: «I ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo». Ciò che accomuna le azioni di Gesù è il fatto che è un agire che dona vita, soprattutto alle persone emarginate e ferite. Spesso da qui possono nascere anche le nostre crisi di fede: quando il Dio di Gesù Cristo mette in dubbio le nostre sicurezze, quando frantuma le nostre false aspettative su di lui. Siamo stati e siamo delusi quando lui non corrisponde al nostro criterio di giustizia e si rivela libero da qualsiasi schema e da qualsiasi pretesa.
Il cammino di conversione, quindi, ci chiede di porci in modo sincero la domanda su quella che è la nostra immagine e esperienza di Dio e quella che invece Gesù ci ha rivelato e ci rivela. Spesso, ci può essere un abisso.

Anche noi come Giovanni siamo invitati a guardare le opere, a contemplare la vita donata, i preziosi frutti perché è sempre la vita che smuove qualsiasi stallo e permette di uscire dal buio della crisi. È un cammino costante che ci permette nelle esperienze, nell’ascolto e nell’apertura del cuore di convertirci per coinvolgerci in una nuova esperienza di Dio. Quando nelle relazioni con la costanza e con il tempo riesci a poco a poco a conoscere l’altro nella sua vera identità questo colma il cuore di gioia. Proprio per questo, c’è una gioia attesa e promessa che possiamo sperimentare se ci lasceremo ancora una volta spiazzare dal nostro Dio.

Ultimi articoli della categoria

Contempliamo con stupore Gesù, il Verbo della Vita

giovedì 18 Dicembre 2025

Contempliamo con stupore Gesù, il Verbo della Vita

«Il regno dei cieli è vicino»: oltrepassiamo la soglia!

venerdì 5 Dicembre 2025

«Il regno dei cieli è vicino»: oltrepassiamo la soglia!

Santissima Trinità *Domenica 15 giugno 2025

mercoledì 11 Giugno 2025

Santissima Trinità *Domenica 15 giugno 2025

Condividi su
Link copiato negli appunti
Logo La Difesa del Popolo
  • Chi siamo
  • Privacy
  • Amministrazione trasparente
  • Scrivici

La Difesa srl - P.iva 05125420280
La Difesa del Popolo percepisce i contributi pubblici all'editoria.
La Difesa del Popolo, tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) ha aderito allo IAP (Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.
La Difesa del Popolo è una testata registrata presso il Tribunale di Padova decreto del 15 giugno 1950 al n. 37 del registro periodici.