Il 5 dicembre non è una semplice data, è un simbolo. Il 5 dicembre non abbiamo celebrato una semplice ricorrenza, ovvero la Giornata internazionale del volontariato, ma un modo di essere e di vivere che fortifica le nostre comunità, rendendole più umane e più giuste. È stato un momento per riflettere sull’essenza del volontariato, cuore pulsante dei nostri territori, e sull’impatto di quella che abbiamo definito la “rivoluzione gentile della solidarietà”. Un’azione quotidiana di cui, come Csv di Padova e Rovigo, abbiamo una visione privilegiata.
Da tempo stiamo affermando che il volontariato è la più alta forma di gentilezza praticabile. Una parola che, nell’immaginario comune, appare fragile o debole, ma che in realtà si rivela una qualità profondamente rivoluzionaria, capace di spiazzare, disarmare e commuovere. Viviamo in un’epoca che sembra idealizzare la violenza come unica via verso il successo. Chi alza la voce, sgomita o chi corre più forte è spesso elevato al rango di “vincente”. Noi volontari, invece, crediamo nel contrario. Sosteniamo e pratichiamo la gentilezza perché essa possiede una forza inattesa: apre le porte, scioglie le tensioni e costruisce ponti dove prima esistevano solo muri. La nostra è la “rivoluzione del tono basso”, la forza sprigionata dai gesti semplici: ascoltare con attenzione, donare un sorriso, tendere una mano. Per costruire comunità accoglienti e inclusive, talvolta, è sufficiente fare spazio all’altro senza pretendere nulla in cambio. Questa azione si declina in dieci parole fondamentali che ne definiscono l’identità profonda:
◆ attenzione: non un gesto straordinario, ma uno sguardo attivo che percepisce ciò che altrimenti resterebbe inosservato: un supporto silenzioso, un “grazie” sussurrato che ripaga ogni sforzo;
◆ ascolto: dare spazio, anche alle parole non dette, quelle che si leggono nella fragilità. È accoglienza senza giudizio, è la creazione di un rifugio sicuro nella nostra presenza;
◆ tempo: quello che viene dedicato agli altri, sapendo che non è mai “tempo perso” ma un investimento che si moltiplica in valore umano;
◆ coraggio: in un mondo frenetico, essere volontari è un atto rivoluzionario. Significa avere l’audacia di rallentare, di “sporcarsi le mani” e scegliere il dialogo e l’aiuto mentre altri alzano la voce o distolgono lo sguardo;
◆ responsabilità: un impegno che va oltre il singolo gesto, estendendosi alla comunità e al mondo. Significa prendersi cura, in prima persona, della realtà circostante, diventando parte attiva della soluzione;
◆ delicatezza: il tocco leggero di chi è consapevole che le azioni di sostegno possono curare, perché la mancanza di tatto può ferire. È scegliere la via che onora sempre la dignità dell’altro;
◆ generosità: donare energie e competenze senza aspettarsi una ricompensa. Una parola buona, un gesto disinteressato che rafforza il tessuto sociale e illumina la giornata altrui;
◆ resistenza: in un panorama che inneggia alla competizione e alla durezza, il volontariato rappresenta un atto di resistenza collettiva. È scegliere quotidianamente la via della compassione e della cura reciproca;
◆ pazienza: la gentilezza non richiede una risposta immediata né una soluzione pronta. La cosa più necessaria che si possa fare, come volontari, è stare accanto e dare tempo, rispettando i ritmi individuali;
◆ libertà: la libertà di scegliere chi si vuole essere per la propria comunità. Essere volontari è l’espressione di una profonda libertà interiore, la capacità di creare bellezza e sogni.
Questa è la nostra rivoluzione gentile. Di fronte alle sfide sociali, ambientali, economiche e valoriali, il volontariato continua a essere l’ago e il filo che ricuciono la nostra società.
Guardando al futuro, dobbiamo affrontare un tema essenziale che va oltre il semplice ricambio generazionale: parlo di farci testimoni di gentilezza. La sfida non è solo attrarre i giovani, ma trasmettere loro i valori fondanti del nostro operato. Non c’è valore più cruciale dell’attenzione all’altro.
Insegnare che fare volontariato è praticare la gentilezza attiva significa donare ai giovani quel motore etico che alimenta la grande macchina della solidarietà. Il compito per noi “veterani” è duplice: dare spazio e, soprattutto, offrire l’esempio. Dobbiamo accogliere le energie fresche, le nuove idee e le competenze digitali dei giovani, lasciando in dote il valore inestimabile del rispetto reciproco e della cura. Solo così il volontariato, compreso il nostro radicamento a Padova e Rovigo, si consoliderà non come una parentesi temporale, ma come un futuro sostenibile fondato su radici umane profonde.
La gentilezza non è un gesto isolato e spontaneo, ma il risultato di una profonda alfabetizzazione emotiva. Per questo motivo, come esponenti del Terzo settore e attori della comunità, dobbiamo sostenere con forza la necessità di introdurre l’educazione affettiva nelle nostre scuole. Se desideriamo diffondere il seme del volontariato, dobbiamo prima insegnare ai ragazzi a conoscere sé stessi e le proprie emozioni.
Imparare a “leggersi” con autoconsapevolezza e a esercitare l’empatia fornisce gli strumenti per prevenire i conflitti, per includere la diversità e per rispondere al bisogno dell’altro in modo maturo, non giudicante e non violento. L’educazione affettiva è l’infrastruttura su cui si erige la cittadinanza attiva. In tal senso, la scuola si configura come il primo, fondamentale campo d’azione per un volontariato consapevole e responsabile.
Dobbiamo ritrovare il senso di far parte di un destino comune, di un sogno collettivo a cui concorrere, tornando a sentirci responsabili anche della vita degli altri. Il nostro impegno, come Csv, rimane quello di essere il punto di riferimento, l’alleato e l’amplificatore per le nostre oltre 650 associazioni affiliate e non, accompagnandole nel nuovo ruolo che il volontariato è chiamato ad assumere nella costruzione di comunità davvero accoglienti e inclusive. Questo si realizza con attività specifiche, come i convegni sugli Ambiti territoriali sociali appena svolti, e con percorsi culturali di comunità come Solidaria.
Mentre riflettiamo su quanto è stato fatto, l’invito è a guardare avanti con un rinnovato patto di impegno: con le nuove generazioni, con i più fragili, un patto tra tutti noi. Continuiamo a lavorare insieme, con la stessa passione, affinché il volontariato rimanga l’anima pulsante dei nostri territori. A ogni singola persona che, in silenzio, cucina, accompagna, ascolta, insegna o semplicemente “c’è”: siete l’espressione più alta della gentilezza e della cittadinanza attiva. Avanti insieme.