Storie
Teologi e predicatori. Nomi importanti tra i primi domenicani “padovani”
Tra i primi domenicani “padovani” compaiono: Alberto Magno, Giordano di Sassonia, Giovanni da Vicenza, Bartolomeo da Breganze e papa Benedetto XI
StorieTra i primi domenicani “padovani” compaiono: Alberto Magno, Giordano di Sassonia, Giovanni da Vicenza, Bartolomeo da Breganze e papa Benedetto XI
La presenza dei Domenicani a Padova fu sempre prestigiosa, basti pensare che fino alla soppressione napoleonica spettò sempre a un maestro teologo domenicano di Sant’Agostino reggere la cattedra primaria di Sacra Teologia dell’Università di Padova. In essa venivano insegnate le Summae di san Tomaso d’Aquino, allievo di Alberto Magno, che era venuto in Italia intorno al 1222 per compiere gli studi a Bologna e a Padova. Qui conobbe il domenicano Giordano di Sassonia lasciandosi conquistare dalla sua eloquenza predicatoria; entrato nell’ordine, contro la volontà dei genitori, fu docente di teologia in varie città tedesche e a Parigi prima di fondare e dirigere lo Studium di Colonia, dove ebbe allievo l’Aquinate. Il suo “arruolatore”, il beato Giordano di Sassonia, primo successore di san Domenico alla guida dell’Ordine, venne a più riprese a Padova proprio con l’intento di convincere qualche studente della giovane università ad accogliere una diversa vocazione. In una sua lettera alla beata Diana degli Andalò scrive: «Già da lungo tempo predicavo agli studenti di Padova e vedendo poco, anzi quasi nessun frutto, preso dalla tristezza stavo pensando di ritornarmene. Ed ecco che improvvisamente il Signore si è degnato di scuotere il cuore di molti, infondendo la sua grazia». Lo stesso san Domenico, che tra il 1220 e il 1221 viaggiò per tutta la Marca Trevigiana, fece breve tappa nella città. Tra i primi domenicani residenti a Padova, nel costituendo convento di Sant’Agostino, va ricordato il priore Guido, che compare negli atti di donazione dei fratelli Gnanfo da Vado; è sempre lui, con il priore di Venezia Martino, che otto giorni dopo donò al vescovo la proprietà della terra e ricevette il consenso alla costruzione del tempio. Tra il 1230 e il 1233, diventò priore di Sant’Agostino Giovanni da Vicenza, prima studente a Padova e poi frate predicatore. Alla morte di sant’Antonio, nel 1231, venne chiamato da papa Gregorio IX a far parte della commissione diocesana per la causa di canonizzazione del minore lusitano, insieme al vescovo Giacomo Corrado e al priore benedettino Giordano Forzatè. Due anni dopo fu tra i maggiori protagonisti del cosiddetto “Anno dell’Alleluia”, un moto di fervore religioso popolare che, con il contributo degli ordini mendicanti, puntava a moralizzare e pacificare le realtà comunali dell’Italia settentrionale contrastando le faide interne ed esterne, l’usura, il lusso e la licenziosità, l’eresia. Dopo i successi registrati a Bologna e in varie città venete, maturò il progetto di una grande assemblea di pace a Paquara, nei pressi di Verona, dove confluirono decine di migliaia di persone, con il giuramento dei podestà e dei grandi signori delle opposte fazioni. Ma la pace celebrata domenica 28 agosto 1233, si risolse in fuoco di paglia di pochi giorni. Domenicani sono anche altri due beati legati alla diocesi patavina. Bartolomeo da Breganze (la città pedemontana dipendeva dalla nostra diocesi) studiò a Padova prima di farsi frate ed essere accolto nella comunità di Sant’Agostino. Partecipò al movimento dell’Alleluia, fu docente di teologia e collaboratore del papa, vescovo di Cipro e poi di Vicenza al tempo della crociata antiezzeliniana. Ricevette in dono da re Luigi IX di Francia la reliquia della Croce e la Spina venerate nella chiesa della Santa Corona. Nella diocesi padovana, a San Vito di Valdobbiadene, è nato anche il beato domenicano Niccolò di Boccassio, divenuto nel 1303 papa Benedetto XI.

Il progettato campus delle scienze economiche e sociali dell’Università di Padova, che sorgerà nell’area di 50 mila metri quadrati dell’ex convento di Sant’Agostino ed ex caserma Piave, prevede nello spazio in cui sorgeva la basilica di Sant’Agostino (cerchiato in rosso) una piazza. In questo modo, nelle intenzioni dei progettisti, la Steam srl con l’appoggio di David Chippenfield Architets, si conserva totalmente libero il sito dell’antica chiesa che potrebbe essere in futuro oggetto di scavo archeologico e anche di sistemazione architettonica. L’indagine effettuata tra settembre e ottobre del 1992 da Monica Merotto Ghedini, coadiuvata da Ermanno Finzi, fu affidata a sei sondaggi geognostici che non produssero i risultati sperati, anzi aprirono nuovi problemi risolvibili solo con un intervento di scavo. Al tempo l’uso militare non lo consentiva.

Non solo i Carraresi vollero essere sepolti nella basilica di Sant’Agostino, ma anche illustri cittadini padovani, come Arcoano Buzzaccarini (nella foto). Dei 61 testamenti archiviati risalenti ai primi 15 anni del Trecento, 19 dispongono la sepoltura presso la chiesa dei Domenicani, 11 presso la basilica del Santo, 14 nelle parrocchie cittadine, tra cui la cattedrale, 12 nei monasteri urbani, cinque agli Eremitani.
Tra i personaggi sepolti a Sant’Agostino potrebbe esserci stato anche Pietro d’Abano, nonostante fossero stati proprio i Domenicani ad averlo sottoposto più volte al giudizio dell’inquisizione per il sospetto d’eresia.