Genomic prediction e la “selezione” degli individui: scienza o arroganza?

Chi ha stabilito, poi, che la sola probabilità (così come la certezza) di contrarre una malattia in età adulta sia un buon motivo per essere “scartati” dall’avventura della vita? Forse i “sani” hanno più diritti umani dei “difettosi”? E chi avrebbe il diritto di stabilire quale debba essere l’altezza considerata accettabile per un soggetto, oppure il grado di intelligenza che lo abilita alla prosecuzione della sua crescita? E con quali criteri di misura si dovrebbe effettuare questa valutazione? Nient’altro che riferimenti convenzionali, stabiliti da “chi ha voce in capitolo” (specifici ruoli? alte cariche? maggioranza?), che ricadono lesivamente sulla dignità e la vita stessa di altri soggetti inermi ed incapaci di reazione. Vogliamo davvero migliorare la specie umana?