Idee
Per favorire il dialogo interreligioso la cultura continua a essere il ponte
Partendo da Goethe, la giovane teologa islamica Francesca Bocca Aldaqre racconta l'islam in Europa e nel nostro Paese.
IdeePartendo da Goethe, la giovane teologa islamica Francesca Bocca Aldaqre racconta l'islam in Europa e nel nostro Paese.
Johann Wolfgang von Goethe, il simbolo della Germania, legge il Corano già a 21 anni e per il resto della sua lunga vita coltiva la suggestione di «un Islam mitigato dai cieli del Mediterraneo». Un clamoroso “caso” che spazza via ogni stereotipo europeo: insieme a Pietrangelo Buttafuoco, lo ha squadernato Francesca Bocca-Aldaqre in Sotto il suo passo nascono i fiori. Goethe e l’Islam (La nave di Teseo, pagine 173, euro 18).Racconta la giovane teologa: «Sono legatissima al Divano occidentale-orientale che Goethe pubblica nel 1819 e che deve molto al poeta persiano Hafez. Contiene elementi, riferimenti e citazioni dell’islam, tuttavia le edizioni tedesche, e tanto meno le traduzioni, li enfatizzano come meritano. Così con Pietrangelo ci siamo incuriositi, abbiamo riletto il Divano e affrontato una ricerca più organica. Abbiamo rastrellato negli archivi anche lettere e appunti di Goethe, fino a rimettere in fila il suo indissolubile legame con l’islam».Francesca Bocca-Aldaqre ha concretizzato gli studi all’estero, soprattutto in Germania, e in qualche modo “rivendica” la formazione accademico-scientifica che accompagna – insieme alla fascinazione della poesia – il suo essere teologa. «L’Islam è una scelta. Non una conversione, perché può rappresentare anche la continuazione di altre fedi. Non mi piace per nulla l’idea di “spretamento” nell’adesione all’islam. Personalmente, è stato un avvicinamento graduale: partito proprio dalla lettura dell’opera di Goethe, passato attraverso gli studi universitari, fino alla modalità di affrontare il Corano come risonante in me. Infine, ho studiato l’arabo e sono approdata all’appartenenza all’islam». Ma una giovane donna come diventa teologa islamica? E qual è il rapporto con la comunità?«Sinceramente, non ho avuto nessun problema. Ho terminato gli studi teologici e a quel punto ci si fa spazio da soli. Dove insegnavo la dottrina c’è stato interesse. E spontaneamente è stato riconosciuto dagli studenti dell’Istituto di Piacenza e poi a Milano, come dalla comunità. Del resto, l’Islam viaggia su un doppio binario: l’aspetto squisitamente teologico e quello giuridico-normativo. Ai teologi spetta il campo speculativo, mentre all’imam ci si rivolge per dirimere i dubbi su comportamenti, azioni, scelte».Dell’esperienza in Italia, in particolare con i cattolici, che giudizio formula?«Vivo da tre anni in Italia. E direi che è molto positiva. Utilizzando la cultura, l’arte e la poesia, ci si permette di evitare gli strumenti della polemica e dell’apologia anche nel dialogo con i cristiani. Un approccio che ci ha avvicinato alla Diocesi di Piacenza con cui collaboriamo e al mondo cattolico inteso nell’ampio senso culturale. Sono le strade che suggerisco ai musulmani, quelle della bellezza fruibile da tutti e che disegnano la co-appartenenza delle due comunità religiose».Sulla donna islamica velata persiste lo stereotipo della sottomissione. Cosa replica?«Il versetto coranico sul velo recita semplicemente che le donne siano riconosciute. Dunque, è lo stesso motivo in cui nelle altre religioni le donne consacrate hanno un abito. La sottomissione, di conseguenza, è proprio un salto logico. E un altro ostacolo viene dalla traduzione non corretta. Mi appello a Goethe, quando scrive che l’islam è abbandono completo alla volontà di Dio. E’ evidentemente impossibile un abbandono forzato, imposto, costretto. Se mai si tratta, appunto, del lasciarsi trasportare dall’intima adesione al clemente e misericordioso».La banalità dell’ignoranza fa coincidere tutto l’islam con alcune realtà arabe che permettono di alimentare la paura del terrorismo. Qual è la situazione all’interno dell’islam italiano?«Non ho esperienze nei paesi arabi: ho solo imparato la lingua nella Siria pre-rivoluzione. Salafismo, wahabismo e altre scuole teologiche sono più inclini a visioni diverse. Nella mia personale esperienza, in Italia ho riscontrato differenze solo teologiche senza nessun tipo di fastidio nei miei confronti. Fortunatamente, c’è anche chi la pensa diversamente. Piuttosto sottolineo come in Italia ci sia una pazzesca eterogeneità: tutte le scuole, teologiche e giuridiche, offrono una sorta di mini rappresentazione dell’intero universo islamico. Al contrario di ciò che avviene in Germania, dove è l’islam dei turchi che prevale nettamente».E gli sciiti, minoranza per antonomasia?«La differenza si percepisce molto di più con gli iraniani, perché resta molto forte il legame con la cultura persiana ben diversa da quella araba. C’è un’estetica della poesia che si stratifica nell’Islam. Poi, certo, per gli sciiti esiste un’autorità ultima cui fare riferimento in teologia quanto nella pratica. E quindi conta la posizione ufficiale da cui non ci si può discostare. Tuttavia, ritengo che nell’islam contemporaneo le differenze tra sunniti e sciiti sono più “di pratica” che teologiche. Ad esempio, gli sciiti sono molto meno interessati a questioni dell’imamato, oggi, rispetto ai secoli precedenti, mentre i sunniti sono più interessati a temi “politici” che, ad esempio, al ritorno di Cristo o all’arrivo del mahdi…».
Il profilo
Francesca Bocca-Aldaqre, 32 anni, è docente di teologia islamica all’Istituto italiano degli studi islamici e docente di lingua e cultura araba alla Società umanitaria di Milano.Ha studiato all’Università San Raffaele e poi si è trasferita in Germania: nel 2015 ha conseguito il dottorato di ricerca in neuroscienze sistemiche alla Ludwig-Maximilians Universität di Monaco di Baviera. Nel 2017 ha completato il master in teologia islamica al Cambridge islamic college.A Piacenza dirige l’Istituto di studi islamici Averroè.Ha pubblicato recentemente Un Corano che cammina. Fondamenti di pensiero educativo, didattica e pedagogia islamica (Studium). Nel 2020 è annunciata l’uscita di Lezioni sull’Islam. Culto, credo e spiritualità.