Deforestazione, riscaldamento globale, nuovi virus: dall’Amazzonia la prossima pandemia

L’ultimo a far parlare di sé è stato, qualche settimana fa, l’arenavirus che provoca la “febbre emorragica del Chapare”, nel cuore della Bolivia. Qualcuno, con macabra ironia, lo ha subito ribattezzato il virus Evola, cogliendo la coincidenza tra alcuni nuovi casi e il ritorno dell’ex presidente Evo Morales nella sua roccaforte, il Chapare appunto. Provocato da un tipo di ratto, il virus può propagarsi tra uomo e uomo e ha provocato all’interno della Bolivia qualche circoscritta vittima, a partire dallo scorso anno. Questo arenavirus (che in realtà, provocando una febbre emorragica, ha qualche punto di contatto con l’Ebola) è solo di uno dei diversi “candidati” a essere “il prossimo”. Cioè, il prossimo virus a provocare un’epidemia su larga scala. Su una cosa, infatti, molti esperti convengono: se, come appare plausibile, il mondo in futuro sarà interessato da altre epidemie o addirittura pandemie, è possibile, se non probabile, che esse possano provenire non solo dalla Cina, ma anche dall’Amazzonia