Idee
Medici senza frontiere, da 50 anni presenti nelle emergenze
Il direttore per l’Italia, Stefano Di Carlo: «La cosa più importante è che le persone non si sentano sole, stare loro a fianco»
IdeeIl direttore per l’Italia, Stefano Di Carlo: «La cosa più importante è che le persone non si sentano sole, stare loro a fianco»
Cinquant’anni di umanità. Si può riassumere anche così la storia di Msf, Medici senza frontiere, che nel 2021 festeggia il cinquantesimo anno dalla nascita. Ogni giorno oltre 65 mila operatori umanitari di Medici senza frontiere sono impegnati a portare cure mediche e aiuto incondizionato nelle emergenze in 88 Paesi nel mondo. Afghanistan, Sud Sudan, Haiti, Lesbo, emergenza Covid, sono solo alcuni degli scenari in cui Msf porta impegno e aiuto.
Medici senza frontiere nasce a Parigi il 22 dicembre 1971 da medici e giornalisti reduci da esperienze scioccanti in Biafra e in Bangladesh che decidono di creare un’organizzazione medica d’urgenza. Sono 300 volontari che vogliono salvare vite e curare, ma anche raccontare e denunciare.
«Msf è nata da un piccolo gruppo di persone che aveva un’idea e adesso siamo in oltre 80 Paesi – racconta Stefano Di Carlo, direttore generale Medici senza frontiere Italia da alcuni mesi – È una storia di crescita, nata per fronteggiare difficoltà diverse e trovare soluzioni. Ma soprattutto è una storia che ci conferma come lavorare a fianco di persone che in un certo momento della loro vita hanno bisogno del nostro aiuto ci ha permette di maturare come organizzazione. Se oggi siamo così grandi penso sia proprio perché, pur con tutti i limiti, tutte le persone che sono passate per la nostra organizzazione hanno trovato il modo di dedicarsi alle donne e agli uomini che noi cerchiamo di assistere. Questo per me è ciò che conta. Come pure è importante, nella mia esperienza di 15 anni, sapere che molte di queste persone si sono fidate e ci hanno permesso di assisterle. E allo stesso modo, per noi è fondamentale sapere che oggi in Italia sono in tanti a darci fiducia e a pensare che possiamo fare un lavoro significativo e onesto. Penso che i 50 anni dall’inizio del nostro percorso riflettono ancora lo spirito che avevamo, che è rimasto lo stesso: essere presenti».
Nel 1999 Medici senza frontiere riceve il Premio Nobel per la Pace «in riconoscimento del lavoro umanitario pionieristico realizzato in vari continenti», che ha visto i medici prendesi cura di decine di milioni di persone. Il ricavato del premio è stato utilizzato per creare un fondo destinato alle malattie dimenticate come il Chagas, la malattia del sonno, e la malaria.
Imparziali, indipendenti, neutrali: sono questi i tre cardini dell’azione di Msf. Princìpi necessari per operare in tutto il mondo curando persone colpite da conflitti, epidemie, catastrofi naturali o escluse dall’assistenza sanitaria.
Se nel 2020, l’organizzazione era attiva in 87 Paesi con oltre 65 mila dipendenti tra medici locali, infermieri, ingegneri, in Italia nello stesso anno Medici senza frontiere ha raccolto 70,8 milioni di euro grazie a 300 mila donatori, cui si aggiungono i 17,8 milioni di euro raccolti grazie al 5 per mille. Sempre nel 2020 sono state 356 le partenze di operatori umanitari italiani: l’emergenza che ha occupato maggiormente Msf in tutte le sue missioni è stata il Covid-19, con quasi 90 operatori attivi in Italia e altrettanti in ogni parte del mondo «proprio per rinforzare le nostre missioni con le competenze acquisite in Italia» si legge nel sito. «A volte quando sei sul campo e pensi alla grandezza dei problemi, hai l’impressione di essere una goccia nel mare, vorresti fare di più ma non puoi – continua Di Carlo – Fondamentalmente quando parliamo di affiancarci a chi ne ha bisogno in un certo momento in un certo luogo – che può essere l’Afghanistan o l’Italia – la cosa più importante è sperare che le persone non si sentano sole, di essere insieme a loro e poter dare questa vicinanza umana e portarne testimonianza».