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Esiti del G20. Un futuro da marziani?
Il tempo di finire un G20, e con un altro giro di walzer si è consumata anche la Cop26 di Glasgow.
IdeeIl tempo di finire un G20, e con un altro giro di walzer si è consumata anche la Cop26 di Glasgow.
Solito rito e medesima musica: il tutto è iniziato con un “preludio” e si è concluso con un quasi “de profundis” globale. Con nel “mezzo del cammin” della conferenza, solo qualche movimento andante e qualche giro di walzer per i più romantici. Nella sostanza, il solito “bla, bla, bla…”. Ops, qualcuno l’aveva già detto! Se poi volessimo comprendere ciò che è emerso sul dopo Glasgow, immaginate un marziano invitato a sedere tra i banchi dell’Assemblea, per ascoltare il dibattito sul clima terrestre che gli stessi umani contribuiscono a modificare. Si sarebbe aspettato di vedere una ricerca frenetica di soluzioni capaci di scongiurare i rischi verso cui gli umani vanno incontro… E invece? Avrà pensato lui: «Questo è un pianeta dove tutto cambia, perché nulla cambi», citando il Tomasi di Lampedusa del Il Gattopardo. Ecco allora il povero marziano frastornato dalle logiche umane: «Nel gran chiacchiericcio di lingue e culture mondiali, i diritti inalienabili di chi distrugge per consumare, e chi vuole crescere per migliorare le proprie condizioni, i Paesi del Sud del mondo si rivolgono a quelli del Nord, dichiarando: «Chi siete voi che avete distrutto foreste, inquinato fiumi e oceani, per dirci come governare sul futuro delle nostre risorse?». C’è poi il futuro demografico dell’umanità che potrebbe crescere fino a 10 miliardi di persone da sfamare, vestire e nutrire di energia, con gli imperi cinese, indiano e russo che perpetueranno l’utilizzo del carbon fossile. Che la data limite del 2050 per contenere di almeno 1,5° la temperatura del pianeta (mentre la scienza parla di un innalzamento di 2,5), resterà solo una data indicativa senza alcun impegno reale. Che l’unitarietà del pianeta sta più nella sua forma, che nel cuore di chi lo abita. Che mentre alla Cop26 si discuteva di futuro, le grandi multinazionali continuavano a tessere le loro trame, partorite nei tanti palazzi del potere del mondo globalizzato. E ancora, come i filmati, le testimonianze, gli studi presentati qui, siano stati più convincenti delle parole espresse da capi di Stato e autorità nazionali. Il tempo stringe: questo è stato detto e ripetuto, senza però portare a un credibile accordo. Così, il nostro fantomatico marziano lasciando il climax di Glasgow, avrà pensato: «Strana specie davvero quella umana, che definisce gli altri “marziani”, mentre sarà essa stessa costretta a diventare “marziana”, migrando in altri mondi, per essersi impegnata senza contegno, a distruggere il pianeta che ha abitato. Dilettandosi in dibattiti e incontrarsi d’ogni genere come a Glasgow, nell’estremo tentativo di salvare il pianeta che pian piano ha consumato!».