Idee | Lettera.DL’educazione alla digitalizzazione non deve mai dimenticare il capitale umano, perché continui a essere l’uomo a governare i processi evolutivi
Nel 2016 l’allora ministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda lanciò il piano industria 4.0 (poi impresa 4.0) nel nostro Paese, un pacchetto di misure che avevano come focus il tema della digitalizzazione delle imprese.
L’azione era stata decisa dal Governo sulla scorta di indicazioni provenienti dall’Unione Europea, affinché i Paesi membri attuassero politiche di sviluppo spingendo le imprese verso le nuove tecnologie anche in una chiave, non solo di transizione digitale, ma anche ecologica. Gli obiettivi che l’Unione Europa si è data da tempo su queste tematiche sono legati anche al rendere possibile il raggiungimento di traguardi legati alla sostenibilità oltre che a cambiamenti connessi alla transizione verde. Dal 2016 a oggi sembrano essere passati non sei anni, ma molti di più. L’avvento del Covid 19 ha richiesto che temi legati alla trasformazione digitale fossero affrontati in modo molto più celere rispetto a quello che numerose imprese si erano prefisse, pensiamo solamente al tema dello smart working, di come abbia avuto una forte accelerazione con la pandemia e di come abbia permesso di gestire al meglio diversi processi organizzativi nelle imprese private e nelle aziende pubbliche.
Un altro tema riguarda la transizione verso il digitale, cioè l’insieme di una nuova generazione di tecnologie, mirate al vantaggio di tutti come le definisce la Commissione europea (https://ec.europa.eu/reform-support/what-we-do/digital-transition_it) e che devono coinvolgere tutti i soggetti in campo: dalle imprese alla pubblica amministrazione, a tutti i cittadini. Nel campo delle imprese devono essere coinvolte tutte le tipologie delle stesse, dalle grandi, che in molti casi hanno strutture autonome di ricerca e sviluppo nel digitale, fino alle piccole e medie imprese che rappresentano l’ossatura di riferimento del Veneto, come del nostro Paese.
L’educazione alla digitalizzazione deve, dunque, essere attuata per ogni impresa e in questa filiera si inseriscono i punti impresa digitale (Pid) assegnati alle Camere di Commercio, con il coinvolgimento delle associazioni di categoria, che rappresentano una modalità snella per apprendere informazioni sull’autovalutazione alla propensione al digitale e sui possibili campi e modalità di sviluppo per le imprese stesse.
Appare ineludibile come la trasformazione digitale possa diventare ed essere uno dei principali fattori di competitività per le imprese muovendo alcune leve fondamentali. Una di queste è l’innovazione tecnologica, intesa come investimenti in macchinari o software, ma connessa a essa anche le innovazioni di processo (l’utilizzo di nuove leve di sviluppo, ad esempio, l’internazionalizzazione delle imprese per la ricerca di nuovi mercati dove vendere i proprio prodotti) e le migliorie tecniche di processi o prodotti già esistenti. Oppure come migliorare i canali di vendita anche utilizzando l’online. Parallela a questa prima leva possono essere utilizzati anche incentivi di natura fiscale che stimolino le imprese a investire, che non devono mirare solo a grandi investimenti, ma anche alle piccole e medie imprese. Centrale è lo sviluppo del capitale umano all’interno delle aziende: investire nella formazione nella riqualificazione delle proprie maestranze, affinché apprendano come utilizzare al meglio le nuove tecnologie in una strategia che miri al miglioramento continuo anche utilizzando le strutture di eccellenze dei competence center, centri dedicati allo sviluppo di alte professionalità. Uno di questi è creato dalle Università del Nordest con una importante sede di attività su Padova e legale a Venezia. E poi la formazione: non va trascurata quella fin dalla scuola primaria sia per l’utilizzo dell’uso del digitale che per lo sviluppo di corsi dedicati al tema della digitalizzazione (alle superiori) con la parte finale, legata, oltre che alle università, agli istituti tecnici superiori, tra i quali alcuni stanno spingendo molto sulla creazione di figure professionali adatte alle nuove tecnologie. Al centro dei temi legati allo sviluppo del capitale umano e della formazione la speranza è che queste tecnologie che guideranno la trasformazione abbiano sempre al centro lo sviluppo della persona umana come soggetto unico che può governare fino in fondo i processi per uno sviluppo armonico dell’essere umano.
Roberto CrostaSegretario generale Camera di Commercio di Padova e Union Camere del Veneto
