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Ucraina. Dignità da tutelare. L’accoglienza dà i suoi frutti
Dignità da tutelare Canoniche aperte e catene di solidarietà, come l’esperienza di San Giorgio in Tramonte
IdeeDignità da tutelare Canoniche aperte e catene di solidarietà, come l’esperienza di San Giorgio in Tramonte
Una prima, pronta accoglienza messa in piedi in 24 ore: la piccola parrocchia di San Giorgio in Tramonte non si è persa d’animo quando ha ricevuto la chiamata da parte del sindaco di Teolo, Moreno Valdisolo, sull’arrivo di un gruppo di mamme e bambini provenienti dal confine fra Ucraina e Romania. Una ventina di persone, volontari della parrocchia,ha attivato una rete di aiuti per allestire e pulire la canonica chiusa da tempo, riattivando e controllando tutti i servizi tra luce, gas, riscaldamento e acqua. «Si è innescata una catena di solidarietà – raccontano i volontari – che ha coinvolto i privati con grande generosità, ma anche la Caritas diocesana che ci ha dato indicazioni preziose su comemuoverci, la comunità interparrocchiale per i generi di prima necessità, quella monastica di Praglia e quella dei fratidi Saccolongo». Cinque mamme, una nonna, sei bambini fra i 2 e 12 anni, con loro anche una mamma con una bimba di tre settimane che poi ha trovato alloggio da un parente. La difficoltà principale è stata la lingua: poche parole diinglese, il traduttore degli smartphone e poi il supporto delle badanti ucraine già presenti. «Nei loro sguardi – continuano i volontari – abbiamo visto lo smarrimento e il senso di sradicamento. Arrivati qui domenica 6 marzo, catapultate in una realtà nuova, fuggite da una situazione difficile, dove, prima della guerra, vivevano in maniera dignitosa. Una dignità che va tutelata. La loro preoccupazione era riuscire a mettersi in contatto con mariti e papà lasciati in Ucraina, così abbiamo attivato una linea internet per collegare i telefoni». Ora, dopo una settimana di permanenza a Tramonte è subentrata la macchina istituzionale e le mamme con i bambini sono state trasferite in un alloggio messo a disposizione da una cooperativa. «Ci eravamo affezionati – racconta uno dei volontari – Cucinare era diventato un linguaggio comune, ci aveva uniti far da mangiare insieme. Ci siamo promessi di mantenere il legame che si è creato, per quanto possibile, e con l’intenzione di dare ancora disponibilità di una prima accoglienza in canonica ad altre persone in fuga, se ce ne fosse bisogno».
«Non sono più una ragazzina. Ho 83 anni e io la guerra l’ho vissuta, mi ricordo benissimo il rumore improvviso degli aerei che volavano sopra le nostre teste. Il 16 dicembre del 1943, avevo 5 anni, 72 aerei lanciarono centinaia di bombe sul quartiere Arcella. Una bomba cadde proprio sulla casa accanto alla nostra». La testimonianza commossa di Luciana Carletti, rivolta ai bambini, è stata uno dei momenti del pomeriggio di venerdì 11 marzo all’interno del flashmob organizzato dalla Comunità Sant’Egidio, in più punti di Padova, per esclamare fieri “no” a tutte le guerre.