Idee
L’Occidente di fronte alla guerra e alle ingiustizie nel mondo. Laddove dimora la pace
Corresponsabile delle diseguaglianze tra Nord e Sud del mondo e di guerre dimenticate, l’Occidente deve domandarsi se è davvero il regno del bene
IdeeCorresponsabile delle diseguaglianze tra Nord e Sud del mondo e di guerre dimenticate, l’Occidente deve domandarsi se è davvero il regno del bene
C’ è un punto fermo: esiste un aggressore, ed esiste un aggredito. Dopodiché, esiste un legittimo e doveroso dibattitopolitico sulle modalità per uscire da questa guerra, senza false certezze e senza le consuete divisioni italiche tra “guelfi” e “ghibellini”. È questo, di fronte al conflitto sull’Ucraina, il parere di Franco Monaco, già presidente dell’Azione cattolica di Milano e dell’associazione Città per l’uomo, ex parlamentare del Pd. Persona, dunque, in grado di esprimere un parere sulle attuali inquietudini dell’associazionismo cattolico, ma anche di quei politici chiamati a votare l’invio di armi all’Ucraina e l’aumento delle spese militari.
Buona parte della società e del mondo politico sta solidarizzando con il popolo ucraino. È vera compattezza?«Sì, mi sembra sincera. Speriamo che non sia effimera, che, per esempio, l’accoglienza dei profughi, prevedibilmenteprotratta nel tempo, proceda nella direzione di una loro concreta integrazione. Nelle scuole, nel lavoro, nelle comunità.Con atti politico-legislativi coerenti. Penso per esempio allo ius scholae, tuttora dormiente in Parlamento. Comunque una mobilitazione solidale tanto vasta conforta in un tempo dominato dagli orrori della guerra. Ci fa consapevoli che, se il male abita la vita e la storia, tuttavia gli uomini sono anche capaci di fare il bene. Come ci suggerisce il realismo cristiano: c’è il peccato, ma l’ultima parola della Rivelazione è la Risurrezione».
Il tema della difesa europea potrebbe essere davvero quello decisivo?«Di difesa comune europea si parla da gran tempo. Il primo a prospettarla fu addirittura De Gasperi. Ma siamo ancoralontani. Sia perché la difesa comune presuppone una politica estera comune, sia perché si richiederebbe una decisivariforma delle regole Ue. A cominciare dal voto a maggioranza, anziché all’unanimità, che oggi ne paralizza l’azione.Dovrebbero iniziare, con la cosiddetta cooperazione rafforzata, i principali Paesi Ue: Italia, Francia, Germania, Spagna. In queste ore ci si compiace per la reazione unitaria dell’Europa. Ma vedremo quanto reggerà: si pensi solo aimilioni di profughi da distribuire tra i vari Paesi europei e alla loro diversa dipendenza energetica dalla Russia».
Come articolare in un contesto così difficile una autentica politica per la pace?«Nel mondo vi sono molte altre guerre non meno cruente ma dimenticate. Dovremmo riprendere un paio di motti checonosciamo: la pace è opera della giustizia e lo sviluppo è il nuovo nome della pace. Il pensiero corre all’Africa, al Medio Oriente e alle macroscopiche disuguaglianze tra Nord e Sud del mondo. In questo tempo nel quale rivendichiamo il patrimonio di valori dell’Occidente democratico opposto ai regimi autocratici, forse dovremmo anche chiederci se possiamo considerarci davvero il regno del bene. Qui la parola del papa è preziosa nel richiamarci la “differenza cristiana” o anche semplicemente umana, nel farci consapevoli di quanto il nostro campo occidentale sia tutt’altro che irreprensibile, e anche corresponsabile di un assetto del mondo segnato da squilibri e ingiustizie. Per tacere delle guerre dirette e indirette ingaggiate in passato in diversi teatri con motivazioni spesso rivelatesi infondate. Merita notare come il punto di vista “altro” di Francesco, a prima vista impolitico, si sia rivelato più penetrante e lungimirante di quello di tanti osservatori politici considerati competenti: alludo alla intuizione-denuncia che egli da tempo formulava di una terza guerra mondiale “a pezzi”».

La riflessione del docente Vittorio Berti sulla possibilità di immaginare un percorso di incontro con esperienze di fede diversa tra le comunità cristiane locali e i fedeli ucraini che stanno arrivando in Italia e in Veneto: «Premesso che penso che la prima preoccupazione dei tanti che stanno lasciando l’Ucraina sia quella di tornare al più presto a casa, come italiani in piena crisi demografica possiamo considerare l’arrivo di persone dall’estero, non solo dall’Ucraina, come una benedizione. In Veneto poi la seconda comunità religiosa è la Chiesa ortodossa rumena che è in crescita, occupa chiese vuote, crea parrocchie con scuole materne, spesso in collaborazione con le comunità locali. Stiamo assistendo a un processo di arricchimento reciproco e nel giro di due generazioni avremo un numero consistente di ortodossi italiani».