Idee
Redattore sociale rischia la chiusura, un baluardo dell’informazione sociale in Italia
Da qualche settimana, nella sua homepage prima di qualsiasi altra notizia, spicca la frase «Redattore sociale rischia la chiusura».
Da qualche settimana, nella sua homepage prima di qualsiasi altra notizia, spicca la frase «Redattore sociale rischia la chiusura».
L’agenzia quotidiana di informazione sociale online, la prima nata in Italia nel 2001, corre l’imminente pericolo di silenziare la sua voce, unica nel panorama nazionale, che è quella di una narrazione costruita e maturata in più di vent’anni di pubblicazioni giornaliere sui fenomeni sociali nel nostro Paese, prima di tutto, e anche in Europa. La crisi economica, che da quasi quindici anni non allenta la morsa a ogni latitudine e in ogni settore, non risparmia come già sappiamo neppure l’editoria e da tempo bussa anche a Capodarco di Fermo, dove la testata nazionale ha la sua redazione da sempre, oltre a quella presente a Roma aperta in seguito per essere maggiormente vicini alle istituzioni di Governo. Redattore sociale ha sempre rappresentato un baluardo dell’informazione sociale con uno stile spesso di denuncia, a servizio dei diritti umani, mantenendo coerenza e significato al suo progetto originale. Ogni giorno sviscera e approfondisce questioni e problemi, scandaglia politiche regionali e nazionali, induce i lettori all’uso di parole e linguaggi più precisi e umanamente più rispettosi. Ma la testata, che non tradisce mai la radice da cui si genera – la comunità di Capodarco nata nel 1966 a sostegno delle marginalità sociali e della disabilità – ha sempre saputo scovare anche le buone prassi che dal basso sanno modificare i sistemi e far crescere quella cura sociale, che nel nostro Paese il volontariato e il terzo settore portano avanti con ostinata determinazione, nonostante i continui tagli alle loro risorse. I seri motivi della chiusura incombente, che vedrà i giornalisti costretti a fermare il sito con la fine del 2022, vengono spiegati dal direttore responsabile Stefano Caredda alla Difesa (che da sempre è tra gli abbonati): «Redattore sociale poggia la platea dei suoi abbonati su tre pilastri: sono le altre testate d’informazione, le organizzazioni di Terzo settore e le istituzioni. Queste ultime in particolare usufruiscono non solo delle notizie, ma anche di tutta una serie di servizi editoriali. Dieci anni fa sono iniziati i primi tagli da parte degli enti locali per la razionalizzazione della spesa che ha portato all’incapacità di investire nell’informazione di settore. A ruota, si è unito il terzo settore che è sempre più economicamente in difficoltà». A correre il rischio di restare senza lavoro sono sette giornalisti e altri sei dipendenti impiegati nella grafica e nell’amministrazione. «Nel 2001 con l’apertura della redazione si reputò importante applicare ai giornalisti il contratto della Fieg-Fnsi (Federazione nazionale degli editori e Sindacato nazionale dei giornalisti) seppur oneroso: si voleva professionalizzare anche la narrazione dei fenomeni sociali, non sempre facili da maneggiare. Volevamo creare un’agenzia di professionisti, capace di reggere il confronto con le altre testate e di spiccare nel panorama generale». Caredda lancia un appello che risuona come una presa di coscienza coraggiosa, anche controcorrente: «Chiedo alle organizzazioni del Terzo settore di riprendere gli investimenti nell’informazione sociale che è sinonimo anche di formazione e maggiore capacità progettuale. Vi chiediamo di sostenerci per non doverci fermare e per essere pronti nel 2023 ad applicare un piano di rilancio che consenta alla testata di riprendere il suo corso con maggiori sicurezze economiche. Per noi queste sono settimane cruciali perché fermarsi per poi ripartire sarebbe drammatico e porterebbe a ulteriori perdite».
L’ultimo rapporto Unicef denuncia che in Europa orientale e Asia Centrale la povertà dei bambini è aumentata del 19 per cento, a causa della guerra in Ucraina e dell’inflazione, spingendo alla povertà 4 milioni di bambini in più. I tre quarti dell’aumento riguardano i bambini che vivono nella Federazione russa (2,8 milioni di minori sotto la soglia di povertà); l’Ucraina ospita mezzo milione di bambini poveri in più e la Romania altri 110 mila.
Padre Germano Scaglioni passa il testimone di direttore della testata Credere Oggi a Simone Morandini. La rivista di divulgazione teologica edita dai frati conventuali del Nord Italia per i tipi delle Edizioni Messaggero Padova avrà già dall’ultimo numero del 2022, un nuovo direttore, per la prima volta laico dopo 42 anni. Sposato e padre di due figli, Simone Morandini, insegna Fisica al liceo; nel tempo ha intrapreso gli studi teologici tra Firenze, Venezia e Roma, fino a conseguire il dottorato in Teologia ecumenica. Vicepreside dell’istituto di studi ecumenici San Bernardino in Venezia,vi insegna tra l’altro Principi del dialogo ecumenico ed Etica ecumenica. Morandini collabora anche con la Fondazione Lanza.