Idee
La Cop 27 si dimostra un ennesimo fallimento
Ormai è palese e scontato: sono pressoché inutili e inconcludenti i summit internazionali sui cambiamenti climatici. Non c’è luce in fondo al tunnel per l’ambiente.
IdeeOrmai è palese e scontato: sono pressoché inutili e inconcludenti i summit internazionali sui cambiamenti climatici. Non c’è luce in fondo al tunnel per l’ambiente.
Così anche l’ultimo della lunga serie di incontri mondiali, che si è svolto in Egitto (Sharm el-Sheikh Cop27) dal 6 al 18 novembre scorso, ha offerto un risultato che sembra più un insulto alla più elementare intelligenza, che un piano per contenere l’innalzamento delle temperature. Se di passi in avanti ne sono stati fatti, questi servono semmai verso il burrone che si prospetta in termini climatici. I giochetti strategici ed economici dei paesi come Cina, India, Russia, America, non hanno smesso di mostrare la fallibilità di questi incontri Cop (che sta per l’acronimo di Conference Of Parties, e rappresenta la riunione annuale dei Paesi che hanno ratificato la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (United nations framework convention on climate change, Unfccc).
Una semplice domanda affiora: cos’è cambiato da quel primo incontro di Rio de Janeiro dal 3 al 14 giugno 1992? Cosa dopo Kyoto (2013), Copenhagen (2009), Parigi (2016) solo per citarne alcuni? Poco o niente, semmai tutto è peggiorato! Quindi, il valore di questi vertici serve solo a dare smalto alle facciate di alcuni Paesi, mentre i risultati pratici non sono neppure lontanamente prevedibili. Anzi, la tendenza energivora dell’umanità sta fagocitando anche le ultime flebili speranze di trovare una tregua ambientale. Che non c’è e non può esserci, perché ogni compromesso sarebbe ancora insufficiente davanti alle criticità che ci sono.
Così la commediola che si è consumata sul mar Rosso, ha portato alla costituzione di un fondo compensativo per i Paesi maggiormente colpiti dal cambiamento climatico e la condanna netta e definitiva dei combustibili fossili. C’è stato pure l’ok al fondo compensativo, ma sulle emissioni (il vero problema globale) la strada resta in salita, con il documento finale di Cop27, visto e rivisto, passando da 27 pagine a 10, che salva l’obiettivo della precedente conferenza, Cop26 di Glasgow: mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali. Il dato è smentito dalle più rosee previsioni di molti scienziati, che prevedono un innalzamento che può superare anche i 2,5 gradi. Più che un summit, questo potremmo definirlo un “funerale globale”, con il mondo che va a due velocità. La prima è quella produttiva ed energivora. L’altra della sostenibilità e resilienza, che comporta costi insostenibiliper molte realtà, Italia compresa. Un mondo che però è capace quindi di anestetizzarsi di fronte alle responsabilità. Che chiude gli occhi e rimanda al prossimo summit il destino nostro. Basta crederci! Ma basterebbe anche credere, che il nostro destino è sempre più determinato. Ora però non datemi del catastrofista, perché vi risponderei: mettete il naso fuori dalla finestra!
La Fondazione Lanza propone una serie di seminari di studio “L’etica dell’energia nell’era dell’antropocene” per orientarsi nella transizione. Il primo è martedì 29 novembre (17-19) al centro Franceschi “Per una rinnovata responsabilità tra umanità e ambiente naturale”; mercoledì 14 dicembre (sempre dalle 17 alle 19 al centro Franceschi) si parlerà di transizione energetica tra giustizia sociale giustizia ambientale. Iscrizione obbligatoria: info@fondazionelanza.it
Da pochi giorni La Difesa del popolo è sbarcata su un altro social network, ma non è uno come gli altri. Mastodon, la piattaforma europea di micro-blogging nata nel 2016, è negli ultimi mesi alla ribalta del pubblico mondiale: è una rete“decentralizzata, federata e opensource” di social che dialogano tra loro. Non c’è nessun padrone, nessuna autorità centrale, nessuna pubblicità e nessuna raccolta dati. Se di Mastodon parliamo tanto in questi mesi è perché la discussa acquisizione di Twitter da parte del magnate Elon Musk ha proiettato ombre pesanti sul futuro del social media che più di tutti gli altri, nell’ultimo decennio e mezzo, ha rappresentato “l’agorà” pubblica mondiale. Le stesse istituzioni europee, nei mesi scorsi, sono sbarcate in massa in questo social media open source. Mastodon non è che la puntadell’iceberg. Scaricate l’app o seguite mastodon.it e seguiteci: l’account è @difesapopolo@mastodon.uno