Idee | Lettera.D
Pace, cosa posso fare per te? L’umanità può rinascere. La Lettera.d Ernesto Olivero
24 febbraio 2022, l’ennesima guerra, questa volta in Ucraina: ancora morti, dolore, bombardamenti, popolazioni in fuga.
Idee | Lettera.D24 febbraio 2022, l’ennesima guerra, questa volta in Ucraina: ancora morti, dolore, bombardamenti, popolazioni in fuga.
Un male senza senso, oggi come nelle guerre di ieri. Un male che sovrasta, che mina la speranza, ma che tuttavia non ha l’ultima parola. Lo abbiamo vissuto in prima persona all’Arsenale della Pace, invaso dai primi giorni dopo lo scoppio del conflitto da un impressionante fiume di bene e di generosità. L’indignazione e l’incredulità per la guerra hanno scosso le coscienze di migliaia di persone, generando una meravigliosa reazione di solidarietà in risposta alla violenza. Oltre 1.500 tonnellate di aiuti donati, smistati e inviati da giovani e adulti, famiglie, associazioni, scuole, parrocchie, aziende, istituzioni locali di tutta Italia. Le mani tese di oltre 300 mila persone di buona volontà ci hanno riconciliato con il senso di umanità. Oggi possiamo dirlo: a loro modo, hanno salvato l’anima al mondo. Ci hanno ricordato che la guerra è una piaga che deve essere sanata, perché non è mai la soluzione! Fermiamoci per un istante davanti alla storia dell’umanità. Facciamoci una domanda: le armi a cosa sono servite? Oggi viviamo in un mondo instabile, abbiamo paura, ma troppi ci vogliono convincere che per andare oltre serva costruire altre armi per difenderci. Dobbiamo continuare su questa strada? Dobbiamo accettare ancora la logica di morti innocenti? Una donna che ha vissuto da bambina il dramma della guerra nella ex Jugoslavia, recentemente ha scritto: «La guerra porta solo vittime e la prima vittima è la verità». Così un caro amico: «Ogni giorno si bruciano risorse che risolverebbero la fame nel mondo e ogni giorno quel che avviene in guerra inquina e impoverisce la terra». Proprio per queste ragioni non ci abitueremo mai alla guerra e continueremo a lottare per contrastarla, continueremo a lavorare per la pace e a ricercarla con tutte le nostre forze. La pace però non è uno slogan, non è un sentimento, nemmeno un ideale. La pace per noi credenti è il Regno di Dio che è già in mezzo a noi, è un fatto che le opere di giustizia rendono riconoscibile. È un mondo che accoglie ogni uomo e donna di qualsiasi origine e religione mettendo al centro il diritto di tutti a cibo, casa, lavoro, cure, dignità, istruzione. È un mondo in cui giovani e adulti sono pronti a fare della propria onestà la chiave per costruire la casa comune. Significa comprendere che il bene che posso fare io non lo può fare nessun altro, perché è la parte di bene che tocca a me, è la mia responsabilità.
Questa mentalità è diventata la nostra bussola e, lentamente ma decisamente, ha abbracciato milioni di persone che hanno messo a disposizione tempo, denaro, professionalità per asciugare una lacrima, sostenere chi è debole, formare i più giovani senza chiedere nulla in cambio. La forza di un ideale tuttavia può essere dirompente solo se avvolta continuamente di pazienza, di delicatezza: abbiamo bisogno di riscoprire ogni giorno le nostre motivazioni, di dire il nostro sì. Credo che le tragedie della storia e la complessità del mondo di oggi ci dicano che non è più tempo di aspettare. L’umanità può rinascere! Ognuno di noi può farlo. Chi crede in Dio riscoprendo la bellezza e la responsabile di essere «immagine e somiglianza di Dio», dunque vivendo la santità come forma più alta del proprio essere almondo. Da non credente, vivendo l’impegno continuo a cambiare, a convertirsi per convertire il corso negativo della storia. È la speranza che nasce anche di fronte alla tragedia più nera, la speranza che di fronte alla follia della guerra ci porta a dire sempre: «Pace, cosa posso fare per te?».
Ernesto Oliverofondatore del Sermig e dell’Arsenale della Pace di Torino