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Il Piano Mattei è l’occasione per crescere con l’Africa. La parola di don Dante Carraro
Partnership paritaria e non predatoria l’ha definita Giorgia Meloni. Don Dante Carraro: «Ci vuole consapevolezza che siamo sulla “stessa barca”»
IdeePartnership paritaria e non predatoria l’ha definita Giorgia Meloni. Don Dante Carraro: «Ci vuole consapevolezza che siamo sulla “stessa barca”»
«Il nostro futuro dipende dal futuro del continente africano». È il messaggio con cui la premier Giorgia Meloni ha avviato il vertice Italia-Africa, primo appuntamento internazionale da promuovere nell’anno della presidenza del G7. Lunedì 29 gennaio, nell’aula del Senato si sono riuniti i rappresentanti di 46 Paesi e di 25 organismi multilaterali; qui è stato svelato il cosiddetto piano Mattei: 5,5 miliardi di euro per creare una partnership che la presidente del Consiglio ha definito «paritaria», «non predatoria», con «mutui benefici». Da qui anche la scelta del nome: nel piano industriare di Enrico Mattei, presidente dell’Eni, c’era il principio per cui i Paesi africani e asiatici dotati di giacimenti petroliferi con cui l’Eni stessa faceva affari dovessero a loro volta guadagnare da questa cooperazione, senza logiche colonialiste. Ed è l’auspicio che si avverte nelle parole di don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm: «Ho davvero nel cuore la speranza che questo incontro possa mettere le basi per crescere e per farlo insieme. Crescere lavorando “con”, senza la fretta di risultati facili e immediati ma, al contrario, impegnandosi con costanza e determinazione in una prospettiva di lungo periodo, accettando la fatica dello sviluppo e la pazienza dell’attesa di un risultato. Questo è quello che il Cuamm fa da tantissimi anni, nello stile di quel “con” che ci portiamo “orgogliosamente” nel nome, e che oggi ci permette di contare su una rete a maglie strette che connette Italia, Africa ed Europa unendo istituzioni e università, centri di ricerca e partner diversi nella comune sfida dello sviluppo e del rafforzamento dei sistemi sanitari, in Africa. Ci impegniamo ogni giorno nella costruzione di quello che il presidente Mattarella proprio nel 2021 agli “Incontri con l’Africa” ha chiamato “continente verticale”. Il sogno di immaginare e costruire un continente che abbia a nord una regione che si chiama Europa e a sud un’altra regione che si chiama Africa separate solo da un laghetto, il lago Mediterraneo. Un continente che impara a vivere, a costruire, a ideare, insieme».
Tra i progetti esemplificativi che fanno parte del piano troviamo un centro di formazione professionale sull’energia rinnovabile in Marocco, corsi di formazione in Tunisia, progetti sanitari e investimenti in altri campi in Algeria, Costa d’Avorio, Egitto, Mozambico, Repubblica Democratica del Congo, Etiopia e Kenya. Obiettivi, alcuni dei quali già in programma da tempo, su cui il Governo fungerà da coordinatore. Alla base c’è una logica, spiegata dalla stessa Meloni, «di interventi strategici, concentrati su poche priorità di medio lungo periodo: istruzione e formazione, salute e agricoltura, acqua ed energia. Abbiamo individuato alcune Nazioni africane del quadrante subsahariano e nordafricano, che sarà poi allargato». Sul tema salute e sanità insiste don Dante: «Finalmente l’Africa torna al centro dell’attenzione e del dibattito pubblico e diventa un interlocutore riconosciuto con cui progettare un futuro comune, non soltanto una minaccia di cui aver paura. Ci piacerebbe che chi ha il potere di indirizzare le politiche future avesse il coraggio di scelte radicali, guidate dalla consapevolezza che siamo davvero tutti “sulla stessa barca”, come dice papa Francesco, e che il bene e il “ben-essere” del prossimo ci riguarda tutti, indistintamente. Siamo convinti che la salute non è bene di consumo, ma un diritto umano fondamentale. Se la salute è un diritto, l’accesso ai servizi non può essere un privilegio per pochi e battersi per questo è un dovere di tutti. È questa la convinzione profonda che ci anima e ci motiva nell’impegno quotidiano».
Un’ottantina di organizzazioni della società civile africana hanno pubblicato un appello, “Don’t gas Africa”, rivolto al presidente Mattarella: temono che il progetto abbia come unici interlocutori le élite e le grandi imprese africane.