Idee
Csv Padova e Rovigo. L’anima dei volontari. Con la creatività si afferma l’unicità
Nel volontariato apre a nuove possibilità, combinando idee esistenti per adattarle al cambiamento
IdeeNel volontariato apre a nuove possibilità, combinando idee esistenti per adattarle al cambiamento
Algoritmi nemici della serendipità
Essere creativi significa avere la capacità di pensare in modo originale e di risolvere problemi in modo innovativo e il primo significato del verbo “creare” è quello di far nascere qualcosa dal nulla e si riferisce alla creazione divina. Ce lo spiegano i dizionari e, se non vogliamo peccare di superbia, ci chiediamo: ma allora cos’è la creatività? «Per noi è la capacità di immaginare nuovi modelli di organizzazione partendo dalle risorse esistenti. Richiede ascolto e la partecipazione di tutti come presupposto fondamentale per un cambiamento possibile attraverso processi trasformativi» chiosa la presidente di CsvNet Chiara Tommasini. La creatività è un rapporto con la possibilità, spiega Telmo Pievani, divulgatore, docente di filosofia delle scienze biologiche all’Università di Padova: «La specie umana è insolitamente creativa: abbiamo la capacità di immaginare, combinare concetti e oggetti, trovare nuove combinazioni e concepire l’idea di possibilità; capire che tutto quello che vedi in natura è tutto ciò che può esistere, ma tu puoi inventare qualcosa di possibile che ancora non c’è. Vediamola in polemica: cos’è anticreativo? È dire che non ci sono alternative, una delle frasi peggiori che l’essere umano può pronunciare. I “nemici numero uno” della creatività in questo momento sono gli algoritmi del web perché servono per farti calcare sempre gli stessi passi, per non farti scoprire nulla di nuovo, per propinarti quello che già tu hai scelto o comunque è vicino ai tuoi interessi in modo da prendere i tuoi dati e fare soldi con i like, le visualizzazioni e il tempo che passi su quelle piattaforme: questa è la morte della creatività. Gli algoritmi sono nemici della serendipità, la predisposizione per cui sviluppi una ricerca e arrivi a un risultato, ma devi sempre essere aperto all’inaspettato, essere disponibile alla sorpresa, all’idea che scopri qualcosa che non stavi cercando, che non c’entra niente con la domanda di partenza: quello è un elemento di creatività importantissimo nella scienza, nell’innovazione tecnologica; non ti limiti a stare nel coltivato, nel già noto, ma sei disponibile a esplorare qualcosa di inedito e lì viene fuori la creatività». Pievani fa questo esempio: quando uno scienziato fa una scoperta, gli altri colleghi che stanno lavorando sullo stesso tema hanno tutti la stessa reazione: «“Certo, era ovvio, come ho fatto a non vederlo”. Il punto è esattamente lì: perché l’ha visto lui o lei e non l’hai visto tu? Dopo che è stato scoperto diventa ovvio per tutti ma prima non lo era per niente, non esisteva. Quella è la creatività. Una cosa che mi hanno fatto notare gli artisti è che questo succede anche con l’opera d’arte: quando un’opera è significativa, bella, particolare, tutti la percepiscono immediatamente come se fosse necessaria, scontata, ma in realtà prima che qualcuno la componesse non lo era assolutamente». Creatività come visione quindi? Per Marta Minari, presidente di Tetris, un’associazione di promozione sociale che si pone l’obiettivo di sviluppare percorsi educativi e formativi, l’associazione stessa è la personalizzazione della creatività: «Fondiamo un’associazione che abbia dei criteri in cui immaginarci e capire qual è l’ambiente che più ci rappresenta. La creatività sta nella relazione, certo ci sono molte cose da fare, ma uno spazio di innovazione per me non significa trovare cose nuove, ma riadattare quelle che esistono in base ai cambiamenti, e lo spazio nel quale si riesce meglio a esprimere la propria creatività è nella relazione sia con gli ospiti o il pubblico a cui ci si rivolge o le persone che si incontrano, sia con le realtà che si creano all’interno delle organizzazioni stesse. Quest’ultimo è lo spazio più creativo perché è il più personale, quello in cui ciascuno può portare la parte di sé che più preferisce perché poi nell’erogazione della attività si è più legati a quello che è il piano, l’organizzazione del progetto. Avere un’idea rivoluzionaria è improbabile, quindi si cerca sempre di riadattare, rinnovare, riproporre, quindi la parte pratica non è il centro di quella che è la sperimentazione della propria creatività». Un rapporto semplice e complesso nello stesso tempo, quello del volontariato con la creatività,suggerisce Chiara Pinton, volontaria di Bill, la Biblioteca della legalità, del gruppo Ibby Italia: «La creatività nel volontariato è elemento fondamentale, perché aiuta a personalizzare le attività in base alle esigenze specifiche, rendendo le azioni e i progetti più efficaci e significativi. Stimola la collaborazione tra i volontari, incoraggiando lo scambio di idee e competenze. In questo modo, il volontariato diventa non solo un atto di altruismo, ma anche un’opportunità per esprimere sé stessi e costruire legami più forti all’interno della comunità, un’esperienza dinamica e impattante. In particolare, utilizzare la creatività nei progetti di volontariato con bambini e ragazzi, come laboratori artistici, percorsi di avvicinamento allo sport, educazione alla lettura, permette loro di esprimere emozioni stimolando l’immaginazione, favorendo lo sviluppo delle abilità e di capacità empatiche alla base di relazioni e rapporti sociali sani e solidali. Coinvolgere bambini e ragazzi nella pianificazione delle attività permette loro di sentirsi parte del processo, aumentando il senso di responsabilità e appartenenza».
Sulla creatività l’importante riflessione di papa Francesco, in un discorso del febbraio 2024 rivolto ai membri della Pontificia accademia per la vita, ci mostra come sia possibile la tentazione di pensare a sé stessi come a Dio: «Le crescenti capacità della scienza e della tecnica portano gli esseri umani a sentirsi protagonisti di un atto creativo simile a quello divino, che produce l’immagine e la somiglianza della vita umana, compresa la capacità di linguaggio, di cui sembrano dotate le “macchine parlanti”. Sarebbe dunque in potere dell’uomo infondere lo spirito nella materia inanimata? La tentazione è insidiosa. Ci viene chiesto, quindi, di discernere come esercitare responsabilmente la creatività che l’uomo ha affidato a sé stesso».
E quanto questa riflessione sull’atto creativo possa essere aderente alla realtà dell’artista stesso ci viene anche dalla testimonianza di Lucio Fontana, che con i suoi tagli su tela ha rivoluzionato l’arte, introducendo la tridimensionalità fisica nella pittura grazie a un gesto assolutamente creativo: «Quando mi siedo davanti a uno dei miei tagli, a contemplarlo, provo all’improvviso una grande distensione dello spirito, mi sento un uomo liberato dalla schiavitù della materia, un uomo che appartiene alla vastità del presente e del futuro» e così con i suoi tagli ci porta al di là, ci rivela ciò che c’è dietro la tela grazie a un atto creativo potente di cui lui stesso gode. Anche Steve Jobs, imprenditore e fondatore di Apple, descriveva la creatività mettendo in evidenza i suoi effetti dirompenti sul mondo esterno: «La creatività è la capacità di guardare il mondo quotidiano con occhi nuovi, stabilendo connessioni tra cose apparentemente non correlate per generare soluzioni».