Idee
Pornografia e adolescenti: urge una nuova educazione affettiva
Le (non) responsabilità dei genitori sono emerse durante il convegno del Copercom
IdeeLe (non) responsabilità dei genitori sono emerse durante il convegno del Copercom
Nessun adolescente dovrebbe crescere educato dalla pornografia. Eppure per molti il primo contatto con la sessualità passa da lì: dallo schermo di uno smartphone, spesso senza filtri, senza guida, senza confronto. «Oggi la pornografia è il primo strumento con cui i nostri figli scoprono l’affettività – ha spiegato Giovanni D’Angiò, psicologo con trent’anni di esperienza nelle scuole – ma non possiamo più far finta che questo non abbia conseguenze». Una fotografia lucida e senza sconti quella emersa al Comitato dei presidenti e dei delegati del Copercom (il Coordinamento delle associazioni per la comunicazione) svoltosi a Roma lo scorso 27 marzo all’Università Pontificia Salesiana, riunitosi in forma di un convegno dal titolo “Cittadinanza e responsabilità educativa. I minori in balia della pornografia online”. L’incontro, promosso nell’ambito del progetto “Centodieci Agorà” (capofila Anspi, con Ucsi e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali), ha messo attorno a un tavolo esperti, educatori, giuristi e genitori. Don Fabio Pasqualetti, decano della Facoltà di scienze della comunicazione sociale dell’Ups, ha parlato di tecnologie che «non aiutano i più fragili, ma li sommergono. Se una ragazza ha problemi alimentari o un ragazzo è attratto dal sesso, la rete non li distoglie: li insegue, li profila, li rinforza». È la logica del profitto che, secondo Pasqualetti, guida le piattaforme, anche a costo di distruggere: «Non possiamo continuare a illuderci che basti “saper usare gli strumenti”: bisogna conoscere le logiche che li governano». Il grido più accorato lo ha lanciato Carlo Di Noto, direttore dell’Associazione Meter: «È assurdo dover ancora discutere se un dodicenne debba avere uno smartphone. La verità è che siamo travolti da un sistema che adulti e genitori non sanno più governare. I minori, anche quando commettono reati, non sono colpevoli: sono abbandonati». E ha raccontato di ambienti virtuali in cui «ragazzini vivono esperienze sessuali simulate, con bambole senza volto, in una pornografia immersiva che supera i confini della realtà». Eppure, nella giornata si sono fatti strada anche semi di speranza. «Ben vengano questi momenti di confronto – ha sostenuto D’Angiò – Sono scambi preziosi tra adulti che vogliono mettersi in discussione e diventare comunità educante». Marisa Marraffino, avvocata esperta di reati informatici, ha ricordato il lavoro avviato da scuole e società sportive per formare chi opera accanto ai ragazzi. E Fabio Bolzetta, presidente di WeCa, ha presentato la nuova Guida al primo smartphone, rivolta agli adulti: uno strumento per accompagnare – e non solo controllare – i figli nell’uso consapevole della tecnologia. E se oggi tutto sembra più difficile, don Pasqualetti ha ricordato che «la tecnologia ci restituisce quello che siamo. Se vogliamo relazioni sane, dobbiamo prima di tutto tornare a educare a una umanità piena».
Al convegno dal titolo “Cittadinanza e responsabilità educativa. I minori in balia della pornografia online” è intervenuta anche Marisa Marraffino, avvocata esperta di reati informatici, che ha denunciato la «sovraesposizione online dei figli già da piccolissimi», spesso per mano degli stessi genitori: «È impossibile insegnare ai ragazzi a proteggersi in rete se siamo noi i primi a violare la loro riservatezza. L’esempio è tutto». E ha aggiunto: «È gravissimo quando un genitore, di fronte a un caso di cyberbullismo, dà la colpa alla vittima. Così si distrugge ogni possibilità di educazione e giustizia». Anche Rosaria D’Anna, già presidente in passato dell’Age, Associazione italiana genitori, ha sottolineato la necessità di «diventare sentinelle» e di rafforzare il dialogo: «I ragazzi non raccontano sempre ciò che vivono online. Sta a noi cogliere i segnali deboli prima che sia troppo tardi».