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Santa Giustina in Colle. Un gelato agricolo e a km zero
È la proposta di un’azienda giovane composta da sette cugini e dalla loro zia
È la proposta di un’azienda giovane composta da sette cugini e dalla loro zia
Un gelato… agricolo? Si può! Si stanno infatti diffondendo le “agrigelaterie”, ovvero aziende agricole che usano il loro latte per produrre gelato. Presenti in gran numero soprattutto nel bellunese, dove sono forti di una storica tradizione in materia, ora stanno prendendo piede un po’ ovunque in regione. Segni caratteristici: la presenza di una stalla per il latte e soprattutto di giovani che abbiano in mente la diversificazione aziendale.
«Negli ultimi anni si è registrato un vero e proprio boom delle agrigelaterie artigianali – spiega Coldiretti Padova – e che garantiscono la provenienza della materia prima dalla stalla alla coppetta, anche con latte di asina e bufala, capra e pecora, e creatività nella scelta di ingredienti che valorizzano la produzione agroalimentare nazionale, dal gusto di basilico fino a quello al Prosecco».
Una di queste aziende si chiama Rio Storto ed è a Santa Giustina in Colle: alle spalle c’è una realtà familiare agricola composta da otto neo imprenditori, sette cugini – età media sotto i trent’anni – e una loro zia, che tre anni fa hanno deciso di rilanciare la vecchia azienda agricola che fu già del nonno/bisnonno.
«Ci siamo divisi i compiti: due di noi gestiscono i campi, uno gli animali, uno il caseificio, due sono allo spaccio e l’altro è sempre in giro per i mercati», racconta Silvia Ferro, una dei cugini. Non ne manca una? «Sì, zia Lucia. Lei ci coordina ed è la tuttofare!».
L’azienda ha aperto uno spaccio dove vende insaccati di suino e i formaggi: fatti in casa dal foraggio per alimentare le vacche al prodotto trasformato. E poi, ciliegina sulla torta, c’è il gelato. Oltre al latte di casa sono usati prodotti naturali per fare gusti semplici e tradizionali. «Non posso dire che siamo diventati professionisti in materia, ma abbiamo fatto dei corsi, studiato e fatto tanti… assaggi! E vediamo che ai clienti piace», racconta Silvia.
Il gelato viene venduto in vaschette, acquistabili in azienda o in mercatini agricoli a Tavo, Mellaredo e Vigonza, Noale, Salzano, Grantorto, Fratte e persino Pove del Grappa. Simbolo della gelateria è “Picatabari” (ovvero: “appendi tabari”), un’Apecar rilevata da gelatai ambulanti. Staziona in azienda all’ingresso dello spaccio, meta di buongustai di coni e coppette, e nei fine settimana anima feste e matrimoni.
Anche il calo dei consumi di gelato durante la pandemia, lamenta Coldiretti, ha colpito il settore agricolo: basta pensare che nelle gelaterie italiane sono di norma utilizzati circa 220 milioni di litri di latte, 64 milioni di chili di zuccheri, 21 milioni di chili di frutta fresca, con evidente impatto sulle imprese agricole fornitrici.