Mosaico
È roseo il futuro dello zucchero italiano?
La conferma. Coltivare la barbabietola è ancora oggi una risorsa per le campagne veneta ed emiliana
La conferma. Coltivare la barbabietola è ancora oggi una risorsa per le campagne veneta ed emiliana
Compie 70 anni la Coprob, la cooperativa proprietaria del più che centenario zuccherificio padovano di Pontelongo e di quello di Minerbio (Bologna), gli unici due rimasti in Italia dei 19 esistenti agli inizi degli anni Duemila. Ma hanno ancora un futuro la barbabietola e lo zucchero italiani, che hanno costi produttivi superiori a quelli stranieri? Sembra di sì, è emerso a un recente incontro organizzato da Argav (Associazione giornalisti agroambientali del Veneto) e Wigwam. Risale al 2006 la riforma Ue del comparto dello zucchero a seguito della quale l’Italia ridusse drasticamente la sua produzione: gli ettari a barbabietola sono passati nel nostro Paese dai 253 mila di allora ai 28 mila di oggi, i coltivatori sono 3.500 contro i 46 mila, 1,6 milioni di barbabietole da oltre 14 milioni. Oggi la produzione di quasi 250 mila tonnellate di zucchero è irrisoria – il 20 per cento – del fabbisogno nazionale di oltre 1,6 milioni. Sono dati snocciolati da Alessandro Benincà, direttore generale di Italia Zuccheri-Coprob.
«La nostra sfida – ha spiegato – è stata su due dimensioni, una agricola che ha promosso nuove modalità di produrre e alimentato il trasferimento di know how tra soci, anche inglobando una società di ricerca e sviluppo agronomico; l’altra è stata diversificare, sviluppando prodotti a maggior valore aggiunto». Se per la prima parte si parla di 180 milioni di euro di investimenti per il miglioramento delle performance in agricoltura dal 2007, chiave di volta è stata il puntare su una filiera biologica di zucchero 100 per cento italiano.Non c’è solo lo zucchero bianco: è stato brevettato un processo per ottenere un prodotto grezzo da barbabietola, il “Nostrano”. Il consumatore ha premiato con una crescita continua negli acquisti il valore aggiunto di un prodotto che pure viene venduto al 20 per cento in più della media di mercato». Lo premiano anche l’industria dei grandi marchi – Barilla, Ferrero, Vicenzovo, Conad e Pam – e molti laboratori artigiani che hanno “sposato” il prodotto quale scelta che li valorizza a propria volta. Tra le caratteristiche della bietola, secondo una ricerca del Dipartimento Dafnae dell’Università di Padova, vi è l’alta capacità di stoccare CO2 nel terreno (carbon farming) e migliorare fertilità e biodiversità, richiedendo poca acqua. Una coltura perfetta per le rotazioni agricole.
Si chiamano “Burci”, come i barconi che solcavano il Bacchiglione, i dolcetti “pevarini” prodotti oggi a Pontelongo su licenza Wigwam da un sottoprodotto della lavorazione dello zucchero, la melassa, un tempo parte della retribuzione dei contadini assieme alle polpe per alimentare il bestiame.