Mosaico
Al Corallo di Monselice si parla di contrasto all’abuso di alcol
Al cinema Corallo di Monselice le agenzie educative del territorio e alcune istituzioni si sono confrontate sulla dipendenza tra gli adolescenti
Al cinema Corallo di Monselice le agenzie educative del territorio e alcune istituzioni si sono confrontate sulla dipendenza tra gli adolescenti
Se si considera che il 40 per cento degli adolescenti assume regolarmente alcool, e che il 13,3 per cento si è ubriacato almeno una volta sotto i 18 anni, si capisce quanto sia importante creare momenti di confronto per il contrasto all’uso e abuso di bevande alcoliche a questa età. Grazie all’iniziativa “Ballo, ma non sballo!”, alcune agenzie del territorio monselicense si sono messe insieme con l’intento di creare una tavola rotonda che affronti il problema. Lo scorso 10 maggio si è tenuto il primo incontro al cinema Corallo di una serie di iniziative da mettere in campo, ha spiegato Viviana Ranzato, docente dell’istituto superiore Kennedy, che ha moderato la serata. Lo scopo è trovare percorsi comuni, che creino una sinergia di azione tra istituzioni, esercenti, società sportive e, non ultimi, gli stessi giovani, che infatti costituivano gran parte della platea. Vito Sava, psicologo dell’Ulss 6, ha introdotto il contesto sociale con adulti diventati più fragili a causa del Covid e adolescenti confusi, che fanno abuso d’alcol soprattutto tra i 16 e i 17 anni. Il Veneto è tra le regioni con le percentuali più alte anche per quanto riguarda gli incidenti stradali legati a ciò, e la conferma è venuta dal comandante della polizia locale Albino Corradin, che ha sottolineato come si debba instaurare un dialogo con gli esercenti per imporre in loro un’attenzione alla prevenzione: «Ci siamo già incontrati in vista della movida estiva, ma è importante che anche le famiglie collaborino e che siano il perno per i propri figli». I genitori sono sicuramente i primi a poter intuire certi campanelli d’allarme, ma anche la scuola è un osservatorio privilegiato, ecco perché è necessario un patto di comunità. «Dentro al bicchiere di superalcolico – ha sottolineato Davide Penello, docente di religione – c’è sempre un disagio, e dopo il Covid dobbiamo stare attenti ad un altro rischio: gli emotivi asintomatici, quelli che senza darlo a vedere anestetizzano le proprie paure nell’alcol. Cosa si aspettano da noi? La risposta non è nell’imposizione di regole rigide quanto in una sinergia di comunità che dia affidabilità e sicurezza». Luoghi sicuri come quelli sportivi o i centri parrocchiali possono consegnare valori ai giovani, prendersi cura di loro e dare spazi in cui possano realizzarsi e stare bene con gli altri. In tale contesto non arriveranno mai a mettere a repentaglio la propria vita, capaci piuttosto di un consumo consapevole e moderato. Tra i relatori anche due esercenti che rappresentano la tradizione di un territorio legato all’artigianalità dei prodotti alcolici quali il vino e la birra; produzioni insegnate anche negli istituti Kennedy e Cattaneo-Mattei di Monselice, proprio perché gli studenti imparino a sentirle parte della propria cultura e non ad abusarne.
Dopo cinquant’anni spesi per un mondo più giusto a servizio dei poveri, il Gruppo missioni Africa, nato a Montagnana nel 1972, continua a camminare nel solco della solidarietà portando avanti progetti di sviluppo e cooperazione internazionale in Eritrea e in Etiopia. E per celebrare questo importante anniversario che ricorre quest’anno il Gma ha dato alle stampe A piccoli passi. Camminare insieme dopo 50 anni (Ancora libri, pp104, euro 13). Il volume, a cura di Laura Arici, Maria Boggian e Nicola Perrone, è dedicato a tutti i volontari «che hanno lasciato e lasceranno la loro impronta in questo cammino condiviso di solidarietà». Oltre ad alcuni approfondimenti autorevoli sul continente africano oggi, le pagine raccontano la storia, i valori, le attività declinate su bambini, donne, acqua, villaggi, cittadinanza e territori. Non mancano immagini storiche che danno ulteriore sostanza alle parole e che raccontano questi cinque decenni in cui molto è cambiato, ma non gli ideali del Gma.