Mosaico
Csv Padova & Rovigo. Comunità, garanzia per accogliere
Sono oltre 2.600 i profughi ucraini accolti a Padova. Il Csv di Padova e Rovigo ha avviato la coprogettazione con le associazioni per coordinare l’inserimento sociale
Sono oltre 2.600 i profughi ucraini accolti a Padova. Il Csv di Padova e Rovigo ha avviato la coprogettazione con le associazioni per coordinare l’inserimento sociale
Padova risulta la provincia con il maggior numero di persone ucraine in fuga dalla guerra con 2.668 persone ospitate a metà maggio – circa il 30 per cento delle presenze totali in Veneto – di cui 1.037 in età scolare. La provincia di Rovigo conta 875 presenze complessive sul territorio di cui 270 minori. Oltre il 75 per cento di queste persone sono ospitate in famiglie e in appartamenti della rete dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) con una dislocazione prevalente nei due Comuni capoluogo, ma allo stesso tempo con una diffusione di piccoli nuclei in diversi comuni di entrambe province. Ma come sta andando l’accoglienza e come può il mondo del volontariato strutturarsi, al di là dell’emergenza? Se lo è chiesto il Centro servizio volontariato di Padova e Rovigo che, a sua volta, ha coinvolto le associazioni del territorio per costruire un’analisi del contesto, dei principali bisogni e di quanto già c’è per individuare strategie di miglioramento con l’obiettivo di contribuire a creare una comunità inclusiva e accogliente per tutte e tutti.La modalità di lavoro scelta è quella della coprogettazione che, attraverso un processo partecipativo di discussione tra associazioni, permetterà entro giugno di condividere obiettivi specifici, risultati, strategie nonché un piano di azione in cui ciascun soggetto coinvolto potrà avere un ruolo definito in sinergia e in coordinamento con gli altri. Si tratta di un percorso che necessita di tempi medio lunghi premettendo di ottenere in prospettiva i risultati migliori e di strutturare anche un piano di monitoraggio per poter analizzare l’impatto delle azioni sul cambiamento sociale e culturale delle nostre comunità. Il percorso parte dal bagaglio di conoscenza acquisita dalle associazioni, non solo negli ultimi mesi.
Cosa stanno facendo le associazioni
Vides Veneto con sede a Padova, ad esempio, si è messa da subito a disposizione dai primi arrivi dei profughi provenienti dall’Ucraina, attivando corsi gratuiti di lingua italiana che si sono sommati agli altri corsi che tradizionalmente offre l’associazione grazie a 70 volontari. Attualmente ha all’attivo cinque corsi di italiano frequentati da una cinquantina di studenti ucraini. Alcune famiglie dell’associazione Selvazzano for children, che da sempre si occupa di accoglienze estive dei bambini di Chernobyl, si sono messe a disposizione e stanno ospitando 15 minori e circa 20 persone maggiorenni a cui stanno garantendo anche corsi di lingua, supporto per le pratiche burocratiche e per eventuali necessità di spesa o altri beni. Un’altra associazione padovana impegnata nei corsi di alfabetizzazione è Amici dei popoli che sta supportando una decina di bambini. L’associazione Aiutiamoli a vivere Brenta Saccisica in questo momento è in viaggio con un tir di farmaci e di beni di prima necessità che verranno consegnati in Ucraina tramite corridoi attivati in accordo con la Fondazione nazionale a cui sono affiliati, mentre in provincia stanno collaborando con il Csv di Padova e Rovigo e con i mediatori dell’Università che stanno operando nelle scuole per dare risposta alle necessità di vestiario dei ragazzi e delle famiglie, insieme all’associazione Centro Aiuto alla vita di Padova che ha garantito vestiario anche per mamme con bambini piccoli oltre a latte in polvere e pannolini. E ancora l’associazione Medici in strada è stata impegnata nel punto tamponi in stazione, insieme a Cuamm e Croce verde e ha intercettato circa 70 persone, accogliendole all’arrivo in città e accompagnandole nel percorso dal tampone al disbrigo delle pratiche burocratiche fino alla presa in carico da parte della struttura di accoglienza. L’associazione Gioca con il cuore è impegnata in attività ludiche e di laboratorio a supporto dei minori ospiti al Seminario minore. È una carrellata, non esaustiva, delle azioni messe in campo fino a oggi e che permette alle volontarie e ai volontari di queste e altre associazioni – in totale sono 33 le realtà coinvolte tra Padova e Rovigo nel percorso di coprogettazione appena avviato – di avere un quadro sufficientemente chiaro di quali sono le criticità e gli aspetti su cui ancora poter lavorare. I bisogni che sono stati rilevati riguardano la prima accoglienza quindi la facilitazione nell’accesso ai servizi, alle procedure burocratiche e all’accoglienza a livello di comunità, dalla casa alle opportunità di socializzazione e inserimento socio-lavorativo. Le esigenze riguardano, inoltre, la mediazione culturale e linguistica e il macro tema della cura che comprende anche l’attenzione ai bisogni sanitari e psicologici. Ed emerge ancora una forte necessità di lavorare a livello culturale e formativo per radicare la cultura dell’accoglienza e della solidarietà. Un’altra mancanza rilevata è legata al tema del trasporto perché in particolare chi alloggia in provincia molto spesso si trova impossibilitato a partecipare ad attività di socializzazione, alfabetizzazione o, più in generale, alle iniziative promosse dalle associazioni e ad accedere ai servizi sanitari, formativi e alle opportunità di lavoro.
Inoltre, i volontari hanno riscontrato uno scarso coordinamento generale tra i servizi – anche tra quelli offerti e gestiti dal terzo settore – e una difficoltà nel reperire informazioni aggiornate e chiare. Grazie al lavoro a più mani e più teste svolto nel corso di sabato 21 maggio le associazioni, partendo da questa analisi, hanno individuato le quattro tracce di lavoro su cui ora saranno invitate a presentare proposte di azioni concrete, in sinergia tra loro: inclusione socioculturale, con attenzione alle competenze e le esigenze specifiche di ogni persona e all’individuazione di spazi di socializzazione; curare e prendersi cura attraverso lo sviluppo di capacità di ascolto, una formazione specifica e una mappatura dei servizi; lavoro in rete tra associazioni in grado di operare con spirito di collaborazione, condivisione e trasparenza reciproca; contribuire alla diffusione della cultura della pace, dell’ascolto e dell’accoglienza. I cittadini, le associazioni, le aziende interessate a far parte di questo percorso sono invitate a contattare il Csv di Padova e Rovigo che crede che l’unica accoglienza possibile sia quella di comunità e che solo il lavoro di rete possa permettere una moltiplicazione delle risorse con un risultato sempre positivo.
Il Csv di Padova e Rovigo ha destinato al percorso di coprogettazione per comunità accoglienti e inclusive 100 mila euro come fondo iniziale che servirà a coprire le spese delle azioni progettuali che saranno realizzate in stretta collaborazione con le associazioni. La cittadinanza, le aziende e le istituzioni potranno contribuire con donazioni per alimentare il fondo iniziale oppure mettendo a disposizione il proprio tempo come volontari, anche in ottica di volontariato aziendale.