MosaicoLand grabbing. Il quinto rapporto “I padroni della terra” evidenzia la crescita del fenomeno dell’accaparramento di risorse da parte dei “grandi” – multinazionali ma anche Stati – del pianeta
Chi sperava che la situazione economica del pianeta migliorasse, si deve ricredere: il quinto rapporto “I padroni della terra” della Focsiv, la più grande federazione di organismi di volontariato internazionale, presentato il 28 giugno scorso, fotografa una situazione in peggioramento a causa in particolare della guerra russoucraina e della crisi climatica. Il risultato sono effetti a catena sui sistemi alimentari ed energetici mondiali e nello specifico sui Paesi più vulnerabili, come alcuni del Nordafrica e dell’Africa subsahariana (Tanzania, Costa d’Avorio, Etiopia e Kenia), che dipendono in misura importante dagli approvvigionamenti di cereali dai due Paesi in guerra. «Il conflitto – evidenzia Andrea Stocchiero, coordinatore del Rapporto – sta accelerando anche la competizione sulle terre, Cina e Russia ad esempio stanno occupando l’Africa per produrre generi a loro necessari». «Il cosiddetto land grabbing non si è mai fermato – sottolinea anche Ivana Borsotto, presidente Focsiv – ma sono proprio queste crisi, come quella del 2008, che stimolano la concorrenza degli attori sovrani e di mercato più potenti ad accordarsi con le élite locali per appropriarsi di terre fertili e dotate di risorse minerali indispensabili per il proprio tornaconto. Espropriando le comunità locali». I dati relativi alle operazioni di accaparramento in tutti i settori, compreso quello minerario, assommavano a marzo a 91,7 milioni di ettari: il Perù risultava di gran lunga il più coinvolto, seguito a distanza da altri Paesi di America Latina, Asia e Africa, ma anche dall’europea Ucraina. I principali investitori sono le multinazionali ma anche stati, dal Canada (quasi 11 milioni di ettari) alla Gran Bretagna e Stati Uniti, ma anche Svizzera, Cina e India. Il rapporto approfondisce non solo l’accaparramento di terra da parte dei “grandi” ma anche le conseguenze sui diritti umani, ambiente e migrazioni. «L’accaparramento di terra – continua Stocchiero – è nella forma legittimo perché chi abita quelle aree anche da centinaia di anni spesso non ha certificati di proprietà, le risorse sono dello Stato che definisce gli accordi defraudando le popolazioni locali dei diritti consuetudinari e minacciandone il diritto alla vita con violenze e espulsioni. Vi sono poi problemi ambientali come la deforestazione». Qualcosa si muove, vi sono associazioni che aiutano la registrazione dei diritti di proprietà, ma la sproporzione delle risorse in campo è enorme.
