Mosaico
A Vicenza immersione nel pop-beat italiano
Mentre Padova celebra Monet, Vicenza si tinge di giallo, simbolo di solarità e vitalità: il colore scelto dagli organizzatori della mostra “Pop/ Beat – Italia 1960-1979.
MosaicoMentre Padova celebra Monet, Vicenza si tinge di giallo, simbolo di solarità e vitalità: il colore scelto dagli organizzatori della mostra “Pop/ Beat – Italia 1960-1979.
Liberi di Sognare”, aperta fino al 30 giugno presso la Basilica Palladiana. Il progetto, ambiziosamente ideato e curato dall’artista Roberto Floreani con il patrocinio del Comune di Vicenza e Silvana Editoriale, esplora la rivoluzione culturale degli anni Sessanta/ Settanta attraverso un centinaio di opere originali, di grande formato, di trentacinque maestri del calibro di Mario Schifano (l’Andy Warhol italiano), Enrico Baj, Mario Ceroli, Tano Festa, Ugo Nespolo, Michelangelo Pistoletto e Mimmo Rotella. Interessante anche la sezione sul beat italiano, movimento dal carattere soprattutto letterario e musicale: spesso riduttivamente identificati come “capelloni”, la rivoluzione che mettono in atto questi artisti – sia dal punto di vista artistico che del costume – è in realtà più profonda e arriva in parte fino ai giorni nostri. La mostra di Vicenza presenta opere originali e documenti d’epoca, immergendo il visitatore in un’esperienza coinvolgente dal sapore agrodolce: l’epoca dei fiori e della voglia di libertà, in seguito destinata a essere offuscata dagli anni di piombo e dalla diffusione delle droghe pesanti. Per chi volesse poi integrare la visita con esperienze estetiche classiche, non meno interessanti, a pochi passi dalla Basilica è possibile visitare la sede vicentina delle Gallerie d’Italia, dove oltre alla stupenda collezione di icone russe e alla pinacoteca, fino al 7 aprile è presente la mostra “Le trecce di Faustina. Acconciature, donne e potere nel Rinascimento”, curata da Howard Burns, Vincenzo Farinella e Mauro Mussolin. Un vero e proprio viaggio nel tempo seguendo il filo delle acconciature femminili, attraverso circa settanta opere di musei nazionali e internazionali, nonché dalla collezione Intesa Sanpaolo. Il percorso parte dall’acconciatura spettacolare dell’imperatrice Faustina Maggiore, simbolo di amore coniugale e oggetto durante il Quattro/Cinquecento italiano di una vera e propria febbre imitativa, per affrontare l’evoluzione dell’immagine della donna, dall’epoca classica fino alle grandi dive del cinema.