MosaicoVita in alpeggio Compie 50 anni sull’Altopiano la famiglia Marini, che gestisce la storica malga Dosso di Sotto, amata da Olmi e Rigoni Stern. Vi si produce formaggio, oggi come un tempo
In malga per vocazione: è questa la storia della famiglia Marini, giunta alla terza generazione di malgari (o malghesi), che quest’anno festeggia i 50 anni dall’inizio dell’attività sull’Altopiano dei Sette Comuni, le ultime tre decadi passate nella storica malga Dosso di Sotto, celebre per il legame con Mario Rigoni Stern che da piccolo vi lavorò, e più di recente con il regista Ermanno Olmi, che dieci anni fa vi girò Torneranno i prati. Il rapporto della famiglia Marini con la montagna comincia nel dopoguerra, quando “nonno” Tarquinio inizia a passare le estati lavorando nelle malghe svizzere, dove conosce la futura moglie, Maria Virginia. Nel 1974 prende in gestione una sua malga, la Erio a Mezzaselva di Roana. Passato l’inverno a Camazzole di Carmignano di Brenta, dove ancora oggi la famiglia Marini ha la stalla, da fine maggio ai primi di ottobre porta quindi i suoi capi, in transumanza, in montagna. Tarquinio e Maria Virginia mettono intanto al mondo dieci figli, molti dei quali coinvolti nell’attività di allevamento: tra questi Ugo e Raffaele, ancora oggi cuore pulsante della malga. Nel 1993 i capi sono cresciuti e malga Erio è divenuta angusta: il rendersi disponibile di malga Dosso di Sotto, affacciata sui prati di cima Larici, è un’occasione ghiotta e i Marini non se la lasciano scappare. Oggi l’attività è intestata al figlio di Ugo, Matteo Marini, 31 anni, ingegnere meccanico che si divide tra gli uffici, dove progetta macchinari per la realizzazione di pannelli solari, e la malga soprattutto nei fine settimana. «Mio nonno era diventato amico di Mario Rigoni Stern – racconta Matteo Marini – e fu lui a presentargli Ermanno Olmi, che volentieri lo raggiungeva in malga, e quassù girò alcune scene del film». Non solo: Matteo racconta che talvolta i due grandi artisti salivano assieme a mangiare in malga, e il menù era sempre tagliatelle al burro fresco, faraona in tegame e formaggio. Dopo la presentazione di Torneranno i prati alla Mostra del cinema di Venezia, Olmi salì alla malga a festeggiare con tutta la troupe. Nel 2023 Marini ha vinto il premio Oscar Green di Coldiretti, riservato ai giovani agricoltori, e ha potuto raccontare la storia di famiglia proprio alla kermesse veneziana. In malga oggi sono presenti una novantina di capi, altri rimangono a Camazzole, dove i Marini coltivano cereali e foraggio, principalmente per l’alimentazione dei propri animali. Il cuore rimane però sull’Altopiano, e il cinquantesimo dell’attività in montagna è un’occasione per ricordare nonno Tarquinio, la sua vita dedicata con passione ai luoghi e al lavoro che tanto amava. «Ha trascorso giorni e notti a prendersi cura delle sue vacche – ricorda Matteo – con una dedizione che andava oltre il semplice dovere. Ogni formaggio che produceva era un’opera d’arte, frutto di esperienza e impegno instancabile, con l’aiuto dei figli. La sua passione per la malga e per il formaggio ha lasciato un segno indelebile nella storia dei malgari, contribuendo a preservare le tradizioni e il patrimonio culturale della montagna». A Malga Dosso di Sotto il formaggio si fa ancora realmente come una volta: con il latte crudo delle vacche al pascolo, il fuoco solo a legna che non permette il procedimento di pastorizzazione, nessun impiego di fermenti se non quelli autoprodotti artigianalmente. Tutte le fasi sono eseguite secondo la tradizione, a mano e con gli strumenti di un tempo. Tutto come faceva Tarquinio cinquant’anni fa. «Quello del malgaro – racconta il gestore – è un lavoro che inizia alle quattro di mattina, quando bisogna richiamare le vacche per la prima mungitura, e finisce a tarda sera. Durante il giorno si fa il formaggio due volte e ci si riposa dall’una alle tre: ci dispiace se, durante la settimana, qualche visitatore a quell’ora non ci trova, ma è l’unico momento di riposo per noi! È un lavoro duro, ma regala soddisfazioni uniche e permette di vivere in mezzo alla natura e alle montagne che amo fin da bambino, quando ci passavo le estati». I prodotti freschi e stagionati, burro, ricotta e formaggio, sono valsi alla famiglia Marini numerosi riconoscimenti. D’estate è possibile acquistarli in malga, dove non si fa cucina ma i gestori propongono taglieri di formaggio e salumi, anche questi fatti in casa. «Nelle malghe – continua Marini – oltre alle vacche erano sempre presenti i maiali, alimentati con il residuo della lavorazione casearia. Non si buttava via nulla, e così facciamo noi ancora oggi». L’elettricità autoprodotta, segno di modernità, ha raggiunto la malga solo da qualche anno. Non è più invece possibile effettuare l’intera transumanza, come un tempo: «Le vacche di oggi producono di più, ma sono più deboli. Per questo gli facciamo fare a piedi solo un tratto del percorso».
