Mosaico
Canapa, ostacoli all’orizzonte
La norma. Un emendamento al ddl Sicurezza limita la lavorazione: è a rischio il fatturato di oltre un centinaio di agricoltori veneti
La norma. Un emendamento al ddl Sicurezza limita la lavorazione: è a rischio il fatturato di oltre un centinaio di agricoltori veneti
La coltivazione della canapa, di cui il Veneto è tra le regioni leader, è a rischio e con essa la sussistenza di decine di aziende della Bassa Padovana. L’emendamento al disegno di legge Sicurezza, approvato nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera, che prevede la stretta sulla cannabis light equiparata a quella non light, rischia di azzerare un fatturato che in provincia vale circa 10 milioni di euro all’anno. Nel Veneto sono infatti oltre 12 mila i quintali prodotti, distribuiti in tutte le sette province e concentrati tra Verona, Padova, Venezia, Rovigo e Treviso. A denunciare la situazione, all’indomani dell’approvazione dell’emendamento, è Coldiretti Padova, secondo cui sono oltre un centinaio gli agricoltori veneti, giovani in particolare, che hanno scelto questa coltura come indirizzo agronomico aziendale, incentivati anche da una legge regionale che ha sostenuto la filiera in un’ottica di crescita del reddito favorendo, nel contempo, la sostenibilità ambientale. Questa coltura è infatti considerata sostenibile perché si adatta al cambiamento climatico, richiede poca acqua ed è in grado di resistere a lunghi periodi di siccità. «La canapa – afferma Roberto Lorin, presidente di Coldiretti Padova – è la coltivazione del futuro che viene da un passato non troppo lontano. Poco più di mezzo secolo fa era ancora coltivata nelle campagne padovane e venete e ora è tornata in auge, tanto che nel giro di qualche anno la coltivazione è cresciuta sensibilmente. A spingere la diffusione della canapa anche la resistenza della pianta alla siccità, fenomeno ormai sempre più frequente proprio nel territorio della Bassa Padovana. La canapa non ha bisogno di essere irrigata e resiste molto bene anche nelle annate più secche. Inoltre non è minacciata dalle piante infestanti e non richiede perciò particolari trattamenti. Siamo ancora agli inizi ma le potenzialità ci sono perché di questa pianta non si butta via niente, dal fusto alle inflorescenze». La canapa (cannabis sativa l.) era infatti una coltivazione tradizionale nella campagna veneta fino a metà Novecento: l’Italia ne era il secondo maggior produttore al mondo. La coltivazione di canapa è cresciuta e solo nella provincia di Padova oggi gli agricoltori sono in grado di mettere a disposizione centinaia di quintali di seme all’anno per usi terapeutici e alimentari, ma anche come biomassa per molti altri impieghi. A spingere la nuova diffusione odierna è non solo la resistenza alla siccità ma il fatto che è poco minacciata dalle piante infestanti e non richiede molti trattamenti. Inoltre, è utilizzata per produzioni che vanno dalla nutraceutica agli usi terapeutici, dalle farine agli ecomattoni isolanti, dall’olio antinfiammatorio alle bioplastiche, fino a pasta, biscotti e cosmetici. L’emendamento in questione toglierebbe ora la possibilità di raccogliere, utilizzare ed essiccare l’infiorescenza, anche in forma semilavorata, essiccata o triturata, nonché di realizzare prodotti contenenti tali infiorescenze, compresi gli estratti, le resine e gli olii da esse derivati. Ne blocca inoltre le esportazioni, tagliando una grossa fetta del mercato. «Nel Padovano – spiega Carlo Belotti, direttore di Coldiretti Padova – si contano alcune decine di coltivatori, in particolare nella campagna tra Monselice e Montagnana, con oltre un centinaio di ettari coltivati. Un numero che potrebbe crescere ma che le incertezze normative rischiano di azzerare».
La cannabis light, nelle due varietà sativa e indica, possiede un basso contenuto di Thc e rende possibile sperimentare i suoi potenziali benefici senza i tanto indesiderati effetti psicoattivi.