Mosaico
Mattia Mascher e il suo libro. Imparare a fare i nonni
Mattia Mascher nel suo ultimo libro racconta come i nonni possono affrontare le sfide insieme ai nipoti: fondamentali il confronto e l’ascolto
Mattia Mascher nel suo ultimo libro racconta come i nonni possono affrontare le sfide insieme ai nipoti: fondamentali il confronto e l’ascolto
Non ha dubbi Mattia Mascher: i nonni sono chiamati prima di tutto ad ascoltare i più giovani affinché si realizzi quel patto intergenerazionale di cui la nostra società ha un estremo bisogno, se ne vede “l’urgenza”. Mattia, classe 1983, originario di Arco (Tn), da una quindicina d’anni si occupa tra le altre cose, di progetti inerenti all’educazione ambientale e cooperativa. Di nonni ne ha parlato anche nell’ultimo suo libro, Nonni con giudizio, San Paolo Edizioni, nel quale descrive in maniera coinvolgente, attraverso alcuni passaggi chiave, come «imparare a fare i nonni si può», per essere una presenza significativa per i nipoti, soprattutto dal punto di vista educativo. Lo scritto vuole essere «una bussola per questi anziani, su quelle che sono le sfide del nostro millennio, da affrontare insieme ai nipoti. La sfida ambientale con il discorso sulla sostenibilità e i cambiamenti climatici; il rapporto con le nuove tecnologie; la sfida legata alla necessità di arginare genitori “spazzaneve”. Sono quelli che tolgono qualsiasi difficoltà davanti ai figli, non esercitando la “pedagogia del coraggio” che porterebbe i giovani ad allenare il muscolo di questo valore, così da essere capaci di affrontare la realtà. Infine la necessità di smarcarsi dall’idea che i bambini sono felici solo quando gli si regala un oggetto: la cosa che amano di più nel rapporto con i nonni, sono soprattutto le esperienze vissute con loro, come un picnic, un giorno a teatro e tanto altro». Mattia Mascher ricorda che «in termini numerici, in Italia ci sono 12 milioni di nonni e il 60 per cento svolge attivamente un ruolo centrale per la crescita dei bambini, dai tre ai cinque anni». Nel nostro contesto, verso i più giovani, «tendiamo ad ascoltarli poco e a dirigerli molto». C’è in gioco l’alleanza tra generazioni che si può realizzare «partendo dall’accantonare i pregiudizi che spesso gli anziani hanno nei loro confronti, provando ad ascoltarli molto di più. Intravvedo inoltre la necessità, da parte di chi è più avanti nell’età, di mettersi nei panni di una generazione molto distante anagraficamente e soprattutto in termini di prospettiva futura. I giovani dovranno affrontare un domani pieno di sfide enormi». Nel confronto tra generazioni, i genitori a volte vengono esclusi perché «i più giovani si confidano più volentieri con i nonni, sentendosi meno giudicati. Il ruolo genitoriale risulta tuttavia fondamentale. A riguardo mi piace ricordare una metafora usata da Erri De Luca, dove le generazioni sono come dei sassi sul fiume: il giovane cerca di saltare da un sasso all’altro per attraversare il fiume che rappresenta la contemporaneità. Più i sassi sono lontani, più le generazioni sono distanti, più rischia di fare il passo più lungo e scivolare travolto dalla corrente. Avvicinare tutte le generazioni invece è l’obiettivo per riuscire ad avere un passo più corto e sicuro, per attraversare il presente».
Nel nostro Paese gli over 55 sono il 40 per cento dell’elettorato, gli under 25, l’8 per cento: «Questo squilibrio fa sì che i più anziani hanno in mano il futuro dell’Italia dal punto di vista decisionale. Si rischia di chiudere le nuove generazioni in un angolino, escludendole da quello che sarà il mondo di domani, il loro». Resta fondamentale il dialogo e il confronto fra nonni, genitori e figli, nessuno escluso. «Oggi la relazione è mediata dal digitale. È necessario tornare a parlarsi di persona».