MosaicoDomus opera Una nuova fase di lavori per il complesso monumentale della Cattedrale di Padova, che comprende Duomo, Battistero, Museo diocesano e Palazzo vescovile. Si entra nel momento più delicato, la messa in sicurezza strutturale e il recupero dell’ex chiostro
È sempre aperto il cantiere del complesso monumentale della Cattedrale di Padova, che comprende Duomo e Battistero ma anche il Museo diocesano e il Palazzo vescovile, e che dal 2022 è denominato Domus opera, un nome che ne esprime la specificità e la molteplicità di valenze simboliche, storiche e culturali. Dopo il restauro degli affreschi trecenteschi di Giusto de’ Menabuoi, patrimonio Unesco, terminato nel 2021, la realizzazione della sala multimediale di accesso al Battistero e il restauro delle superfici esterne, ora il processo di recupero del manufatto entra nella fase più delicata, la messa in sicurezza strutturale, cui si affianca il recupero del giardino dell’ex chiostro dei Canonici. Il tutto fa seguito a un accordo di collaborazione siglato nel 2022 tra la Soprintendenza, che ha il ruolo di direzione scientifica e coordinamento degli interventi, la Diocesi di Padova, la Fondazione Cariparo e la parrocchia della Cattedrale: l’obiettivo è la piena valorizzazione di un complesso sempre più centrale per la città. «Domus opera è un luogo – sottolinea infatti mons. Claudio Cipolla, vescovo di Padova – che ha conservato la sua funzione storica di centro del culto cattolico cittadino ma che è divenuto al contempo, negli ultimi anni, una delle mete più frequentate da quel turismo colto che Padova ha saputo attrarre, anche grazie all’iscrizione al patrimonio culturale mondiale Unesco di quelle testimonianze della grande pittura medievale che trovano nel Battistero una delle principali espressioni». Gli ultimi restauri ancora in corso hanno riguardato l’esplorazione delle celle sepolcrali, che stanno restituendo elementi informativi di notevole interesse sulle compagini sociali che hanno per secoli deposto i loro defunti in queste tombe collettive. Appurato che non vi è alcun problema di contaminazione batterica, si è scelto di non asportare queste deposizioni e si è dato spazio al restauro dei chiusini di pietra che stanno per essere ricollocati nelle loro sedi. In parallelo, è stato completato il restauro degli infissi e l’adeguamento degli impianti, in particolare quello illumino-tecnico. Il soprintendente Vincenzo Tinè garantisce che entro il 2024 si riavrà una piena fruizione del Battistero. «La batteria di analisi già effettuata – spiega Tinè – consentirà di approntare un adeguato sistema di monitoraggio sistematico delle condizioni idrogeologiche, ambientali, strutturali e sismiche del Battistero e degli edifici contermini, al fine di garantire la sua conservazione ideale anche in relazione all’impatto dei visitatori». Un impatto che è venuto crescendo dopo il riconoscimento Unesco, anche grazie al biglietto unico per i musei cittadini: l’assessore alla Cultura del Comune di Padova, Andrea Colasio, ha rivelato che nel 2024 si è già arrivati a 20 mila visitatori, con l’obiettivo dei 30 mila ingressi annui in futuro. E sarà forse necessario studiare un sistema di filtraggio degli ingressi per preservare il patrimonio artistico, come già si fa per la Cappella degli Scrovegni. Nel frattempo, il Ministero della cultura ha stanziato 1,3 milioni di euro, cui si aggiungono 750 mila euro della Fondazione Cariparo, per ulteriori azioni di verifica rischio sismico e consolidamento statico: uno dei temi è la possibile criticità dovuta alla “tangenza” tra la Cattedrale e il Battistero. È della scorsa settimana la notizia che è stato dato il via libera all’appalto per il primo stralcio progettuale. Per il completamento del lavoro serviranno, in futuro, ulteriori fondi. Prossima tappa è il recupero dell’attiguo chiostro dei Canonici, che in futuro potrebbe divenire il nuovo ingresso al Battistero. In quest’area, poco conosciuta perché finora esclusa dalla fruizione pubblica, sta per essere completata una delle più estese indagini stratigrafiche condotte negli ultimi decenni a Padova. Oltre a un mosaico pavimentale del 4° secolo, messo in luce negli anni scorsi e ora oggetto di un restauro intensivo, gli scavi nel chiostro e nel sedime del Capitolo hanno messo in luce una stratigrafia che dall’età romana si sviluppa fino ai secoli recenti, con una serie di evidenze sepolcrali e residenziali-liturgiche tutte da studiare.
Da Cenerentola a principessa? È il destino dell’antico ex chiostro dei Canonici, che nel progetto di Soprintendenza e Diocesi dovrebbe divenire l’accesso al Battistero rispetto all’attuale percorso, promiscuo con la Cattedrale, accompagnato da supporti informativi per approfondire la storia del luogo, prima della visita al capolavoro del de’ Menabuoi.
Termineranno entro l’anno, promette il Soprintendente Vincenzo Tinè, i lavori al Battistero di Padova e sarà di nuovo pienamente apprezzabile il capolavoro di Giusto de’ Menabuoi. Non terminano però gli interventi a Domus opera, il complesso di edifici che comprende anche Cattedrale, Museo diocesano e Palazzo vescovile. È appena stato dato il via libera al bando per il primo stralcio di lavori, finanziati per 1,3 milioni di euro dal Ministero della cultura, cui si aggiungono 750 mila euro della Fondazione Cariparo, per ulteriori azioni di verifica rischio sismico e consolidamento statico e per la valorizzazione del Giardino dei Canonici, attiguo alla Cattedrale, che potrebbe diventare la nuova via di accesso al Battistero. Crescono i visitatori, oltre 20 mila, anche grazie al riconoscimento Unesco e al biglietto unico con i musei padovani.
