FattiSono trenta, ma rappresentano centinaia di realtà che lavorano nel territorio per realizzare “Un welfare per i minori”. Da una decina d’anni i servizi sono sempre più in difficoltà a causa del taglio delle risorse e la denuncia, forte e chiara, sarà ben motivata in un convegno e nell’incontro richiesto al governatore del Veneto.
I bambini non hanno voce e gli adulti che dovrebbero prendersi cura di quelli in difficoltà sono in affanno. Per la mancanza di fondi e strutture, ma anche perché da alcuni anni sono saltate le funzioni di monitoraggio e ricerca dell’Osservatorio regionale e mancano dati aggiornati sui maltrattamento all’infanzia e su quanti bambini e ragazzi vivano fuori dalla famiglia d’origine. Dati preziosi per capire e agire, in un contesto sempre più difficile.
«Da una decina d’anni in Veneto esiste un’emergenza che sta diventando drammatica. Da sempre sappiamo che i minori non hanno rappresentanza diretta. Quindi, qualcuno deve farlo per loro: i genitori lo fanno a livello affettivo e familiare, mentre per i diritti più allargati, quelli sanciti dall’Onu e dalla legge italiana, ci sono altri soggetti deputati» spiega Paolo Rigon portavoce del tavolo “Un welfare per i minori”, realtà nata una decina d’anni fa, «a fronte delle carenze e delle difficoltà gravi che nascevano dal venir meno di alcune politiche regionali, ma anche locali, che hanno reso ancor più acuta la crisi. Siamo trenta soggetti firmatari, ma complessivamente rappresentiamo centinaia di realtà che lavorano nel territorio».
È di questi giorni la denuncia delle difficoltà vissute da una famiglia affidataria che ospita da 15 mesi un ragazzino italiano di 10 anni, arrivato in seguito a un affidamento familiare fallito, con genitori alcolizzati e separati da molti anni. Un impegno generoso, per il quale la famiglia affidataria rischia di essere denunciata perché il ragazzo in classe picchia i compagni. «La scuola ha fatto una richiesta verbale, il pediatra l’ha fatta scritta, ma ancora non siamo riusciti a farlo seguire da uno psicologo. Noi siamo alla prima esperienza di affido, lavoriamo entrambi, abbiamo tre figli. Non riusciamo più a tenerlo, ma per lui è l’ultima chance, se noi rinunciamo cosa farà? Per risparmiare dei soldi nel sostenerci, il servizio pubblico non si troverà poi a pagare tre volte tanto per metterlo in comunità? A chi dobbiamo chiedere un sostegno come famiglia?».
Un dramma dovuto ai tagli che hanno depauperato il servizio pubblico: «Dal 1994 i servizi sono depotenziati — continua Rigon — Ci sono 300 persone in meno che lavorano nelle strutture e ogni addetto in meno significa centinaia di prestazioni in meno e questo rende la situazione drammatica. Non so se sia frutto di una disattenzione o sia una scelta politica: non giudico le intenzioni, dico che gli operatori non ce la fanno e che i servizi non vengono garantiti. Dal 2017 ci sono anche i nuovi Lea (Livelli essenziali di assistenza) ma i servizi essenziali non vengono garantiti. Ogni giorno si inseguono emergenze e così non si fa attività di presa in carico di assistenza e cura».
Il fatto è che il 10 per cento della popolazione tra 0 e 17 anni presenta delle problematiche — nell’adolescenza si arriva anche al 15 per cento — che dovrebbero essere seguite: c’è chi ha bisogno di sostegno, chi di cura intensiva, chi di un “semplice” consulto, ma mancano le risorse. «Le linee guida del Veneto sono le migliori d’Italia, ma non vengono seguite: non vengono date le risorse, anzi negli ultimi dieci anni sono state sottratte e oggi mancano 10 milioni per il piano infanzia e le strutture per minori, e altrettanti per il personale. Eppure i consultori sono utilizzati da 150 mila persone l’anno» aggiunge Paolo Rigon.
Il Tavolo ha chiesto un incontro con il governatore Zaia per illustrare i gravi problemi vissuti anche alla luce della revisione organizzativa della Sanità veneta e del passaggio di competenze del sociale ai comuni, e chiedere risposte precise prima di «mettere in atto azioni forti e dar vita a una battaglia pubblica — chiarisce il portavoce del Tavolo — In particolare chiediamo il potenziamento e la garanzia di attività dei cinque centri per la cura e protezione dei bambini maltrattati, la rivisitazione e il potenziamento dei servizi sociosanitari e sociali per l’infanzia, l’adolescenza e la famiglia, il finanziamento dell’affido familiare e delle comunità per minori, il piano per l’infanzia e l’adolescenza e il ripristino dell’Osservatorio regionale. Con il convegno “I diritti della persona di minore età sono tutelati o violati? Politiche dichiarate, contrazione delle risorse, crisi dei servizi” il 31 maggio vogliamo ribadire la necessità di avere risposte. E, soprattutto, la necessità di fare presto».
“I diritti della persona di minore età sono tutelati o violati? Politiche dichiarate, contrazione delle risorse, crisi dei servizi” è il titolo del convegno “Un welfare per i minori” che si terrà giovedì 31 maggio nell’auditorium dell’Opera della Provvidenza Sant’Antonio, a Sarmeola di Rubano dalle 8.30 alle 17.
L’iniziativa è promossa dal tavolo “Un welfare per i minori”, rappresentativo di centinaia di realtà impegnate in Regione nella promozione, protezione, cura ed educazione dell’infanzia e dell’adolescenza e nel sostegno alle famiglie in difficoltà con l’obiettivo di approfondire i cambiamenti radicali che stanno investendo le politiche sociosanitarie minorili in Veneto, soprattutto a causa della decurtazione delle risorse. Il convegno vede la presenza di tutti i soggetti coinvolti nella gestione di queste problematiche, a partire dai rappresentanti delle istituzioni.
