Fatti
Unione europea. La svolta di Bruxelles. Finanziamenti per 1.824 miliardi di euro
L’Italia è il maggior beneficiario con 310 miliardi. Dieci volte tanto la Germania...
FattiL’Italia è il maggior beneficiario con 310 miliardi. Dieci volte tanto la Germania...
L’Unione europea, con la pandemia (e senza più il Regno Unito…), ha davvero “strambato” nel mare dell’economia.
La presidente della Commissione Ursula von der Leyen era stata eletta il 16 luglio 2019 grazie a una maggioranza che eccedeva l’accordo fra Popolari, Socialisti & Democratici, Liberali. Tradotto in italiano… grazie ai voti di Pd, ma anche di M5S e Forza Italia.
Il mandato della presidente scadrà nel 2024 in un contesto radicalmente diverso dall’inizio: non più rigore su spese e bilanci, asse di ferro Berlino-Parigi e Paesi “parsimoniosi” (Austria, Danimarca, Olanda e Svezia) contro le “cicale” del Mediterraneo. Il Covid ha imposto a tutta l’Ue ben altri criteri di spesa, investimento, solidarietà: una sorta di “piano Marshall” del Vecchio continente alle prese con la Grande Crisi su tutti i fronti.
Mega-pacchetto di finanziamenti
L’accordo originario (siglato al Consiglio europeo del 17-21 luglio) contabilizzava in totale la somma di 1.824,3 miliardi di euro.
Nel bilancio dell’Ue relativo al periodo 2021- 27 sono già stati previsti impegni di spesa pari a 1074,3 miliardi. E non basta, perché alla Commissione europea viene concesso di poter contrarre prestiti sui mercati finanziari internazionali fino alla cifra di altri 750 miliardi. Soldi destinati al programma Ngeu, cioè Next generation Eu, la novità assoluta. Soldi da spendere oltre le macerie sociali prodotte dal Covid: si tratta di 390 miliardi in sovvenzioni e 360 di prestiti agli Stati membri.
Lo scenario italiano
In estate, l’accordo originario a Bruxelles destinava all’Italia 209 miliardi di euro, il 28 per cento della disponibilità. Sovvenzioni dirette per 81 miliardi più 127 miliardi di prestiti.
Ora il premier Giuseppe Conte conta su 310 miliardi. L’Italia così incasserebbe dall’Europa dieci volte la somma destinata alla Germania.
Ma lo scenario comporta un vincolo di destinazione negli investimenti. Digitalizzazione, a cominciare dalla pubblica amministrazione; infrastrutture “sostenibili”; sanità, anche come assistenza territoriale.
«L’attività di assunzione dei prestiti cesserà al più tardi alla fine del 2026, mentre il rimborso dei prestiti inizierà a partire dal 1° gennaio 2027 con termine fissato al 31 dicembre 2058. Gli impegni giuridici devono essere contratti entro il 31 dicembre 2023 e i relativi pagamenti effettuati entro il 31 dicembre 2026», si legge negli atti parlamentari.
La zavorra di partenza
La Banca europea per gli investimenti ha evidenziato al Parlamento come l’Italia sia rimasta sempre all’inseguimento della crescita economia. «Negli ultimi 25 anni non ha mai superato il 2 per cento di crescita annua. Dal 2000 al 2019 l’Italia ha registrato una crescita media dello 0,4 per cento. Pertanto mentre dal 2000 il prodotto interno lordo della Francia è aumentato del 32 per cento, quello della Germania del 30,6 e della Spagna del 43,4, con una media dell’Unione europea (senza l’Italia) di oltre il 40 per cento, il Pil italiano è cresciuto soltanto del 7,7 per cento» sentenziano le statistiche ufficiali.
Senza dimenticare la spesa pubblica destinata agli investimenti: nel decennio 2009-2019 in Italia risulta drasticamente tagliata dal 3,7 al 2,2 per cento del Pil.
Il lavoro da redistribuire
L’effetto Covid sul tasso di disoccupazione si rivela devastante: ad aprile il tasso di disoccupazione in Italia era al 7,3 per cento, a giugno era lievitato al 9,3 e in estate fino al 9,7. Per di più, l’Istat suona un altro allarme, perché nella fascia d’età 15-24 anni ha superato il 30per cento… E nel 2019 bisognava anche fare i conti con l’abbandono scolastico e l’inattività dei giovani, pari al 13,5 per cento rispetto al 10 della media Ue. Insomma, oltre all’emergenza nella formazione scolastica e universitaria l’Italia è chiamata a redistribuire occupazione non solo a chi un lavoro già lo aveva.
L’Europa fa la sua parte. Anzi, il 7 agosto la Commissione europea ha ratificato il Sure, Strumento europeo di sostegno temporaneo per attenuare i rischi di disoccupazione in un’emergenza. E all’Italia sono stati assegnati 27,4 miliardi di euro di sostegno finanziario ovvero il più alto di tutti. La Spagna ne avrà 21,3 e la Polonia 11,2.
Una partita senza precedenti
Ursula von der Leyen gioca ben al di à della difesa dell’area di rigore per l’euro. Al contrario, mette al centro del campo la solidarietà nell’Unione a favore della sicurezza sociale.
A Roma (e nelle Regioni…) si tratta di giocare la stessa inedita partita. In condizioni senza precedenti nella storia dell’Europa comunitaria: massima flessibilità nell’applicazione delle regole sugli aiuti di Stato a imprese e lavoratori. E per la prima volta è stata attivata la clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita, che autorizza uno «scostamento temporaneo coordinato e ordinato» per tutti gli Stati membri.