FattiParla Mario Bertolissi. La fragilità dei partiti, l’incompetenza dei parlamentari, l’importanza di Mattarella e la necessità di un ritorno al proporzionale puro
Non c’è stata nessuna lesione della Costituzione. Per Mario Bertolissi, già ordinario di Diritto costituzionale all’università di Padova e componente della Delegazione trattante della Regione del Veneto nel negoziato con lo Stato per l’acquisizione di ulteriori forme di autonomia, «la rielezione di Sergio Mattarella non è un’anomalia, ma l’effetto di uno stato di necessità. Se il sistema funziona, il presidente della Repubblica finisce il suo mandato di sette anni e torna a casa. Altrimenti si fa ricorso al buonsenso. Con questa scelta si è privilegiato l’interesse delle persone, delle famiglie e delle imprese».
Prof. Bertolissi, era già successo nel 2013 quando il presidente uscente Giorgio Napolitano aveva accettato il reincarico su richiesta di Bersani, Berlusconi, Monti e Maroni ottenendo 738 voti. Stavolta i capigruppo del Parlamento sono tornati al Quirinale con il cappello in mano. E nella fumata bianca Mattarella è arrivato a 759 preferenze.«La classe politica ha dimostrato di essere davvero allo sbando, meno male che c’è ancora qualche persona seria che si fa carico dei bisogni del Paese. Questo è l’effetto della selezione dei parlamentari, che ha portato nei Palazzi degli incompetenti assoluti. I bravi, i competenti, non possono entrare in politica perché in Parlamento non contano niente.
Quindi bisogna trovare altri metodi per scegliere deputati e senatori?«Su Repubblica il mio collega Gaetano Azzariti, costituzionalista alla Sapienza, ha sostenuto che bisogna cambiare i regolamenti parlamentari. Ma se hai degli incompetenti, non basta cambiare l’attrezzatura. Se lei ha una Ferrari, deve farla guidare da uno bravo al volante».
Allora qual è il problema?«Il problema è la cooptazione. Nei partiti non c’è più dialettica. Sono i capipartito a decidere chi va in Parlamento. Ha visto com’è stato scelto, a Padova, Francesco Peghin, che sfiderà Sergio Giordani per la corsa a sindaco? È stato deciso dall’alto. E al primo sindaco della Lega che ha osato eccepire, è stata subito minacciata l’espulsione. Insomma, siamo nell’epoca della frammentazione e dei partiti personali. Come quello guidato da un signore di 85 anni che si crede immortale. Per una settimana sono finiti miseramente sulla graticola tanti possibili candidati, compresa la presidente del Senato Elisabetta Casellati. Poi ci hanno fatto sapere che stavano lavorando per trovare una “donna in gamba”. Ma, allora, quelle proposte in precedenza non lo erano?».
La soluzione potrebbe essere quella di affidare ai cittadini la scelta del presidente della Repubblica?«Qualche settimana fa avevo visto un sondaggio. Tra i cittadini interpellati Mattarella navigava con un gradimento intorno al 70 per cento. Sarebbe bastato che i leader di partito avessero dato ascolto al sentire comune dei cittadini. Per fortuna in Parlamento ci sono state delle persone di buonsenso che hanno cominciato a votare il presidente uscente, il cui consenso è cresciuto ad ogni votazione».
Il 2 dicembre i senatori del Pd Dario Parrini, Luigi Zanda e Gianclaudio Bressa hanno depositato una proposta di legge costituzionale per cancellare la possibilità di un secondo mandato del presidente. Che ne pensa?«Nella nostra Carta non c’è scritto che è vietato il secondo mandato. E francamente penso che sia meglio non toccare la Costituzione e mantenere la rieleggibilità. E comunque c’è sempre il semestre bianco. Se il Signore gli lascia la salute e lui non sentirà il peso dell’età, il presidente Mattarella farà legittimamente altri sette anni al Quirinale».
Superato lo scoglio del Quirinale, qual è adesso la prima cosa da fare?«Il 15 gennaio di due anni fa, insieme al prof. Giovanni Guzzetta, a nome di cinque Consigli regionali, ho sostenuto davanti alla Corte costituzionale (allora presieduta da Marta Cartabia,ndr) l’ammissibilità del referendum abrogativo sul sistema elettorale di Camera e Senato. La Corte ha dichiarato l’inammissibilità del referendum, ma il vero obiettivo della richiesta era spingere il Parlamento a mettere mano alla legge elettorale. Che ora è davvero il primo obiettivo. Rilevo che la destra, prima della partita per il Quirinale era a favore del maggioritario; adesso, dopo che la coalizione si è frantumata, esprime voglia di proporzionale».
Lei cosa consiglia?«Io credo sia meglio un proporzionale puro, con una seria clausola di sbarramento. Bisogna prendere atto di questa grande frammentazione della politica. Per fortuna abbiamo due persone valide al Quirinale e a Palazzo Chigi che si fanno carico dei problemi del Paese».
Fra sette anni saranno i cittadini a votare per il presidente della Repubblica?«Il nuovo presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato, nel suo discorso d’insediamento, ha affermato che l’elezione diretta si può anche fare. Ma il sistema costituzionale non può essere cambiato a pezzi, è come un orologio in cui gli ingranaggi devono incastrarsi alla perfezione. Certo, non si può affidare una riforma del genere a degli analfabeti. Prima di cambiare, bisogna rileggere Piero Calamandrei, studiare almeno sei mesi quello che dissero i Padri costituenti».
«Il Suo esempio di uomo e di statista, lo spirito di servizio e di sacrificio manifestato anche nella presente circostanza, costituiscono un punto di riferimento per tutti i cittadini al di là delle appartenenze politiche e degli schieramenti». Lo scrive il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, nel messaggio inviato a Sergio Mattarella in occasione della sua rielezione a presidente della Repubblica: «Sono certo che nell’esercizio del Suo alto incarico non cesserà di contribuire al superamento delle disuguaglianze e delle fratture che feriscono il tessuto della comunità nazionale e che sono acuite dall’emergenza pandemica ancora in corso”. Da Bassetti e dalla Chiesa italiana «l’augurio che il Suo mandato possa dispiegarsi all’insegna di quei valori di libertà e di solidarietà contenuti nella Carta costituzionale».
