FattiLa vecchia statale 47 riassume i problemi di viabilità del Veneto. Una proposta vuole snellire il traffico con un percorso da Primolano a Cittadella
La vecchia statale 47, meglio nota come Valsugana, è da tempo l’emblema dei problemi viari del Veneto. Da una parte la lentezza con cui sono costretti a muoversi i mezzi in transito vista la ristrettezza della carreggiata, dall’altra, i concomitanti disagi dei centri abitati attraversati. Proprio negli ultimi mesi si è fatta avanti una proposta per snellire il traffico attraverso un (altro) collegamento alternativo: partirebbe da Primolano frazione di Valbrenta (a ridosso dell’Altopiano di Asiago) fino a Cittadella. Quindi da Cittadella verso Padova. In base allo studio di prefattibilità presentato da Anas per la parte settentrionale si tratterebbe di un tracciato da collocare a est, che attraverserebbe nell’ordine Solagna, Romano d’Ezzelino, Rossano Veneto, Tezze sul Brenta, fino a toccare il territorio della cittadina murata. Sulle probabili tempistiche e sui costi la stessa Anas non riesce ora a fornire dettagli, trattandosi di un progetto ancora embrionale. Anche se alcuni Comuni hanno già le idee molto chiare su come dovrebbe essere. A partire dallo stesso Valbrenta: «Chiediamo un’opera a stralci, che consenta di sbrogliare singolarmente le situazioni più complicate – è la riflessione di Luca Ferrazzoli, primo cittadino del Comune istituito nel 2019, nato della fusione di Campolongo sul Brenta, Cismon del Grappa, San Nazario e Valstagna – Penso alla realizzazione di gallerie non troppo lunghe e collocate in punti diversi del territorio, in grado di alleviare subito, per esempio, il centro abitato di Carpané. Anche perché un intervento di lungo corso non sarebbe assolutamente sostenibile, nelle spese complessive come pure nelle tempistiche di concretizzazione: non possiamo aspettare 15 anni e chissà quanto più». Dalla “sponda” meridionale, quella cittadellese, emergono invece le prime perplessità. «Vediamo come sarà integrato il progetto – spiega il sindaco Luca Pierobon – Ovviamente siamo tutti d’accordo sul fatto che l’attuale assetto della Valsugana crei problemi, i tempi medi di percorrenza sono di 40 minuti sia per raggiungere Padova che per arrivare a Bassano. Per noi, tuttavia, sarebbe più utile un’arteria sulla parte ovest, per alleggerire il traffico proveniente da Fontaniva e facilitare i collegamenti con la Pedemontana. Senza dimenticare che un nuovo percorso proveniente da Primolano comporterebbe molti più espropri, se non edifici da abbattere. E poi c’è da riconsiderare tutta la viabilità a sud: dal centro di San Giorgio in Bosco al semaforo di Campo San Martino da sostituire con una rotatoria (anche per queste due municipalità sarebbe più adatta un’arteria a ovest), fino agli incroci di Vaccarino». Proposte queste, formulate più volte negli anni passati. Ma che si sono scontrate con i veti di tante comunità locali e dei rispettivi rappresentanti politici. «Purtroppo è difficile mettere d’accordo tutti, quando si interviene drasticamente sulla viabilità c’è sempre un territorio più sacrificato di altri». Quest’antifona la conosce bene pure Omer Vilnai, delegato Assindustria del Cittadellese. «Se le merci arrivano troppo lentamente ci rimettiamo tutti. Come categorie economiche chiediamo perciò di considerare in blocco la viabilità del Veneto centrale, c’è davvero bisogno di un riassetto generale e partecipato. Intendo dire che bisogna pensare in forma unitaria tutte le strade da Bassano a Padova e i collegamenti tra Vicenza e Treviso, inclusi i nuovi collegamenti alla Pedemontana. La difficoltà è proprio mettere d’accordo tante amministrazioni comunali diverse, nel recente passato l’abbiamo incontrata spesso. Ma mi sembra che i nuovi sindaci e assessori siano molto più propensi a ragionare in un’ottica d’insieme».
A giugno il numero di occupati ha superato i 23 milioni, rivela l’Istat, per effetto della crescita dei dipendenti permanenti: più 400mila rispetto al 2021. È il valore più alto dal 1977, primo anno di indagine. L’eccezione è nella fascia 35-49 anni.
È salito a 45 il numero di casi confermati di West Nile nel Padovano da fine giugno a oggi. Tre, finora, le vittime. Il virus è veicolato dall’Africa in Europa attraverso gli uccelli migratori e trasmesso attraverso la puntura di zanzara all’uomo.
In Veneto il turismo è ripartito. Le presenze turistiche nel primo quadrimestre del 2022 sono più che triplicate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente anche se non si sono ancora raggiunti i livelli del 2019 (meno 19,9 per cento). Tra le destinazioni in cima alla lista dei desideri c’è il lago di Garda che supera i livelli pre pandemia con un più 0,9 per cento nel primo quadrimestre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2019. Recuperano montagna e terme, mentre le città d’arte sono le più penalizzate. Gli stranieri sono ancora un terzo in meno rispetto allo stesso periodo. Però i tedeschi sono tornati anche se sono il 5,6 per cento in meno nel primo quadrimestre 2022 rispetto agli stessi mesi del 2019. La ripresa è stata per lo più merito del turismo domestico: nel 2021 i veneti hanno trascorso oltre 8 milioni di notti nella propria regione ( più 11,2 per cento rispetto al 2019).
