Fatti
Monselice. La cementeria rispetta i parametri per l’Arpav
Monselice I comitati rimangono molto preoccupati
Monselice I comitati rimangono molto preoccupati
L’ultimo rapporto Arpav sulla qualità dell’aria monselicense non rassicura i cittadini, i quali hanno chiesto al presidente della Provincia di Padova, Sergio Giordani, che siano adottate misure più restrittive per le realtà produttive inquinanti, in ragione anche dell’importanza di un’area che è parte del Parco regionale degli Euganei e ha in atto un processo di qualificazione Unesco. Nel mirino delle accuse l’impianto Buzzi Unicem, per il quale l’Arpav dichiara che «rispetta i limiti di emissione». Tuttavia ciò non accontenta i firmatari della richiesta, il comitato popolare Lasciateci respirare e il comitato di cittadini E noi?, che ritengono molto preoccupante quanto è emerso nel rapporto e non vedono una garanzia di sostenibilità ambientale: «La Provincia ha la piena autorità nel fissare limiti più vincolanti e idonei, in funzione anche dei livelli di inquinamento già misurati nel terreno – sostiene il portavoce Francesco Miazzi – e si deve tener conto che lo stabilimento si trova nelle vicinanze di una scuola a tempo pieno per l’infanzia e la primaria». Più di tutto però sono i dati a convincere dello stato d’allarme: i flussi emissivi misurati da Arpav parlano di 3 mila chilogrammi annui di sostanze tossiche e cancerogene come benzene, toluene, xilene, clorobenzene e cicloesano. Significativa anche la quantità di mercurio, pari a 6 chilogrammi annui. A ciò si aggiunge la contaminazione del terreno rilevata anche dall’Ulss 6, con presenza di diossine, furani e un accumulo di microinquinanti organici come i policlorobifenili, che interferiscono sul sistema endocrino. «Per rendersi conto di cosa significhi tutto ciò, basti pensare che la portata di emissione di questa ciminiera è quasi il triplo di quella dell’inceneritore di Padova – sottolineano i comitati – con alcuni inquinanti, come gli ossidi di azoto, che raggiungono flussi di massa annui più di dieci volte superiori a quelli del capoluogo». Tutto ciò emerge da un complesso lavoro che è di supporto alla Commissione consigliare sulla cementeria, istituita dal Comune di Monselice, allo scopo di fornire ai decisori politici un quadro preciso sull’incompatibilità dello stabilimento con gli obiettivi di sviluppo ambientale e turistico della zona. Ricordando l’articolo 41 della Costituzione: l’iniziativa economica privata non può “recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Non è prevista invece nessuna analisi di Arpav sulla qualità del prodotto in ingresso, pertanto i comitati chiedono anche un maggiore controllo su quel materiale, spesso derivato da rifiuti, che viene miscelato con la marna per perseguire una maggiore competitività economica. Si tratta di migliaia di tonnellate che introducono nel processo produttivo degli inquinanti come arsenico, nichel, vanadio o altro. A ciò si aggiungono i rischi dei materiali stoccati all’aperto ed esposti agli agenti atmosferici nell’area del pet coke.