Fatti
Ma non tutto il prodotto è vero pane “fresco”
Al tempo dell’Unità d’Italia si mangiavano ben 1,1 chili di pane a persona al giorno, oggi 80 grammi: mai così poco sulle tavole degli italiani.
Al tempo dell’Unità d’Italia si mangiavano ben 1,1 chili di pane a persona al giorno, oggi 80 grammi: mai così poco sulle tavole degli italiani.
I consumi sono crollati al minimo storico con un calo degli acquisti che ha avuto un’accelerazione negli ultimi anni. Il problema non è solo la quantità ma anche la qualità: «Non tutto il pane venduto è fresco – spiega Coldiretti – perché spesso si tratta di impasti surgelati, realizzati anche all’estero, e la cui cottura è terminata sul punto vendita». «Con il taglio dei consumi – sottolinea ancora la Coldiretti – si è verificata una svolta anche nelle abitudini a tavola. Sale l’interesse per il pane biologico e, con l’aumento dei disturbi dell’alimentazione, sono nati nuovi prodotti senza glutine e a base di cereali alternativi al frumento. Sempre più apprezzate sono dunque le varianti salutistiche e ad alto valore nutrizionale: a lunga lievitazione, senza grassi, con poco sale, integrale, a km zero e realizzato con varietà di grano locali, spesso salvate dall’estinzione. Ma ci sono anche 8,5 milioni di italiani che si improvvisano fornai e preparano il pane in casa». Per legge è denominato “fresco” il pane ottenuto secondo un processo di produzione privo di interruzioni finalizzate al congelamento o alla surgelazione, a eccezione del rallentamento del processo di lievitazione, privo di additivi e altri trattamenti a effetto conservante. La nuova sensibilità ambientale ha portato a ridurre gli sprechi e a riutilizzare in cucina il pane avanzato, che tuttavia è al terzo posto tra i cibi più gettati nella spazzatura.