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Il Pantheon delle glorie patavine avrà una terza vita. Da convento a caserma, ora campus
Dopo anni di chiusura si profila un nuovo futuro per l’ex caserma Piave. Ma il suo passato?
Dopo anni di chiusura si profila un nuovo futuro per l’ex caserma Piave. Ma il suo passato?
Inizia nel Medioevo quando nell’area si insediarono i frati domenicani: qui si trovava una delle più importanti chiese della città, tra le perdite più dolorose a seguito degli abbattimenti ottocenteschi, quella di Sant’Agostino con l’annesso convento. Eretta tra 1227 e 1303, la chiesa era diventata una sorta di sacrario in cui erano sepolte le glorie cittadine. Possedeva numerosi altari e importanti opere d’arte, oggi perdute, come gli affreschi del Guariento. Ne rimane uno dei due chiostri, quello del ’400, con un lacerto di affresco attribuito proprio al Guariento. Soppresso il convento in epoca napoleonica e divenuto sito militare, la chiesa si trasformò in deposito e fu poi demolita dagli austroungarici per ampliare la caserma e l’annesso ospedale militare. Con l’avvento del Regno d’Italia la caserma fu intitolata al Principe Amedeo, e ospitò anche reparti di cavalleria con scuderie ottocentesche tutt’oggi visibili, come gli anelli per legare i cavalli, la cavallerizza e gli abbeveratoi, e che saranno preservate. Nel secondo dopoguerra prese il nome di caserma Piave, e fu sede dal 1982 al 2007 del Distretto militare in cui si recavano i coscritti fino all’abolizione della leva obbligatoria. Nel 2017 la firma del protocollo d’intesa per il passaggio del sito all’Università di Padova segna la via per la terza vita dello storico complesso.