Fatti
Csv Padova & Rovigo. Volontariato, storie di volti “differenti”
La gratuità a servizio della comunità o di singole persone. Ognuno con un trasporto personale
FattiLa gratuità a servizio della comunità o di singole persone. Ognuno con un trasporto personale
I volontari sono la spina dorsale del volontariato e dirlo non è pleonastico. Sono persone che hanno scelto di dedicare tempo, passione e competenze agli altri. Gratuitamente. Perché «fa star bene», perché «crei relazioni», perché «mi responsabilizza», perché «li rendi felici», perché «mi prendo cura». Sono ricchi di storie altrui e personali. Alessandra Brotto è volontaria da sempre. «Sono stata educata alla generosità e crescendo mi sono impegnata anche a livello associativo. Essere una volontaria significa non pensare a sé stessi ma agli altri, non lo fai per essere ammirata e ringraziata, ma per il bene degli altri. Però devi decidere per chi lo fai, perché non lo puoi fare per tutti e quindi “ti specializzi” in sintonia con i tuoi valori e i tuoi principi. Io ho scelto le donne perché pur essendo cattolica sono sempre stata femminista, ho combattuto per i diritti delle donne e soprattutto per aiutare le persone ad avere consapevolezza che le donne sono uguali agli uomini. È un lavoro di educazione che cerco di fare con tutti». Alessandra è attiva in Padova donne e nel Centro veneto progetti donna: «Padova donne propone reading teatrali sugli stereotipi di genere, la violenza sulle donne, la consapevolezza e l’auto consapevolezza delle donne e, grazie al mio lavoro di consulente finanziaria, cerco di dare una mano al Centro antiviolenza nel reperire fondi, fare fundraising. Il volontariato lo esplico in due modi: testimonianze e finanziamenti e farlo mi dà un grande senso di appagamento. Mi sento utile». Più dura la testimonianza di Marco Montagner, medico e ricercatore, che ha scelto il confronto con gli adolescenti “difficili” accolti dall’associazione Mimosa. Una volta a settimana prepara loro la cena, dorme con loro e li fa alzare al mattino: «Voglio che questi ragazzi possano avere delle alternative rispetto all’etichetta che si ritrovano appiccicata. Sono adolescenti e dovrebbero avere la vita davanti, ma in realtà si sentono – o sono – condannati e sembra che non abbiano più alcuna possibilità. E invece no, a loro mancano i mezzi o le opportunità. Entrare in relazione con loro, parlarci e seguirli, per me è una specie di terapia d’urto: come esseri umani al di là delle differenze abbiamo delle sofferenze dentro e magari condividendole e mettendoci sullo stesso piano ci sentiamo meno soli. Fare il volontario qui significa esserci. Questi ragazzi sono stati abusati e quindi hanno tendenzialmente paura, perché il rapporto con l’adulto spesso non è stato sano. Con i volontari capiscono che le cose possono essere diverse. Tu mostri che hai deciso di stare con loro». C’è anche chi decide di dedicare un po’ del proprio tempo agli altri quando il tempo del lavoro si esaurisce. È la scelta di Claudio Salmaso che cinque anni fa è andato in pensione: «All’inizio ho dedicato tempo al volontariato saltuariamente, quando il Csv aveva bisogno di supportare delle manifestazioni. Poi con il Covid mi hanno chiesto la disponibilità a consegnare libri alle persone over 65 anni che non potevano muoversi di casa. Ho accettato, ho capito che mi piace e continuo ancora: ogni settimana dedico mezza giornata: ritiro i libri e ne porto di nuovi». Il lunedì mattina Claudio riceve una mail con il piano di lavoro: «Telefono a chi aspetta i libri per sapere se è a casa e quindi inforco la bicicletta attrezzata con borsoni e parto per la consegna. Sono meglio di Amazon. Mi piace parlare con la gente e mi fermo per due chiacchiere. I libri che ritiro li porto alla biblioteca Valsugana dove vengono smistati e restituiti. Voglio sottolineare la bravura delle ragazze che operano nelle biblioteche di Padova: conoscono i lettori, i loro gusti, scelgono i libri e li mandano a quelli che non si fanno vivi da un po’. C’è una grande attenzione alle persone».
Ettore Botter invece è un veterano che ha all’attivo undici missioni di aiuti in Ucraina, cinque terremoti e cinque esondazioni: «Occuparmi degli altri mi ripaga, è una sorgente di vita notevole. Conosci persone, ti relazioni, impari. Faccio volontariato da circa trent’anni perché ho sempre sentito una sorta di dovere/piacere di farlo». Emergenze, ambiente, diritti umani sono i temi che affronta con passione e, per il suo lavoro durante la pandemia con i ministri volontari di Scientology, è stato nominato Cavaliere al merito della Repubblica italiana. «Nel 2020 eravamo pronti per Padova Capitale europea del volontariato, ma la pandemia ha cambiato i piani e così Scientology ha raccolto la richiesta del Csv e ci siamo attivati per rispondere ai bisogni dei cittadini. Con Retake, associazione nata per “pulire Padova”, oggi siamo quattrocento e ci prendiamo cura dell’ambiente in cui viviamo». La storia “da volontaria” di Stefania inizia a 16 anni. Partecipa a “Puliamo il mondo” con Legambiente a Faenza per fare qualcosa di concreto «per la città in cui mi ero appena trasferita per conoscere persone e dare un contributo. Mi hanno dato spazio e mi sono iscritta». Stefania Presta che adesso è una ingegnera ambientale poco più che trentenne, continua il suo percorso: «Mi piace farlo con Legambiente perché declina temi generali in una maniera molto pragmatica per il territorio dove il circolo agisce e costruisce politiche cittadine cui possono contribuire anche i volontari. Pur lavorando a tempo pieno, metto a disposizione le mie competenze insieme al mio tempo per la mia città grazie all’approccio serio dell’associazione: mai ideologico, mai raffazzonato, basato su fatti, evidenze, dati. Ricordo che ha addirittura creato parole che sono state inserite nel dizionario: ecomafie ed ecomostro le ha inventate Legambiente».
Uno sportello per indirizzare e seguire chi sceglie di diventare un volontario. È il servizio di orientamento offerto dal Csv di Padova e Rovigo: qui, il “possibile volontario” arriva grazie a scuola, internet, manifestazioni e dopo una chiacchierata per capire cosa fa, cosa vorrebbe fare, che tempi ha e soprattutto quali sono le sue competenze e cosa vorrebbe sperimentare, viene accompagnato in un percorso di conoscenza per farlo scegliere consapevolmente. «Il numero costante di persone che si rivolgono allo sportello del Csv ci dice che siamo un referente importante per chi vuole entrare o già opera nel mondo del volontariato – spiega Mario Polisciano, responsabile dell’area promozione del volontariato del Csv di Padova e Rovigo – I dati Istat pubblicati l’anno scorso indicano un calo dei volontari, ma mancano i dati del volontariato liquido. Per i ragazzi oggi il volontariato si attiva su nuove tematiche e con nuove sensibilità: ambiente, cura dell’altro, linguaggio inclusivo, lotta alla disparità di genere. Noi siamo abituati a una forma di volontariato scandito in maniera precisa, ma i giovani faticano ad accettare i tempi standard e le persone che si vogliono impegnare ci sono, come dimostrano le mobilitazioni durante le emergenze. Mettono in campo una forma di attivismo completamente diversa dal passato: se sui social raggiungo diecimila persone, perché devo stare 8 ore sotto il sole con un banchetto informativo? Chi ci consulta vuole prendersi cura degli altri e parte dal contesto in cui vive: con Greta Thunberg in molti hanno scelto l’ambiente, dopo la tragedia di Giulia Cecchettin si vuole intervenire contro la violenza sulle donne, si va in ospedale, in carcere, nelle comunità di recupero». Un mondo che cambia e i giovani mostrano una disponibilità più creativa: gli strumenti consentono di dare risposte anche in situazioni in cui una volta non si poteva fare niente.
COMPIUTEZZA «Fare volontariato dà un senso di compiutezza alla vita, fare qualcosa per gli altri ti fa sentire appagato: sai che hai potuto, per quanto poco, cambiare in meglio la vita di qualcun altro» Alessandra Brotto
SPERANZA «Il volontariato è un antidoto alla paura, mi serve per non pensare che possa andare tutto a rotoli, e per cercare di realizzare la società che desidero almeno intorno a me» Marco Montagner
RELAZIONI «Essere volontario mi gratifica, posso dare agli altri usando il mio tempo. Mi piace dedicare qualcosa che ho agli altri e costruire relazioni mettendomi a loro disposizione» Claudio Salmaso
RESPONSABILITÀ «Col volontariato posso prendermi un po’ di responsabilità per quello che vedo e non ignorare la realtà. Con lo spirito di buon volontario aiuti e sostieni» Ettore Botter
CURA DELLA POLIS «Essere volontaria coincide con il mio essere cittadina. Mi piace occuparmi della polis, un bene comune di cui, attraverso il volontariato, si prova a migliorare qualche aspetto» Stefania Presta