Fatti
Da Lamon si alza il no contro la diga del Vanoi
“Prima il fragore dell’onda, poi il silenzio della morte, mai l’oblio della memoria”.
Fatti“Prima il fragore dell’onda, poi il silenzio della morte, mai l’oblio della memoria”.
La concomitanza delle date è un invito a non dimenticare, è una presa di coscienza e di responsabilità affinché società e politica non compiano gli stessi errori del passato. C’è il 9 ottobre 1963, giorno del disastro della diga del Vajont, e c’è sabato 5 ottobre 2024, con una manifestazione pubblica nel centro di Lamon, nel Bellunese, che un secondo disastro – questa volta sul torrente Vanoi – lo vuole evitare. La scritta poc’anzi citata è solo una dei tanti messaggi impugnati da amministratori, cittadini e comitati, quasi trecento, che si sono dati appuntamento nel pomeriggio in piazza III novembre per dire no a un progetto voluto dal Consorzio di Bonifica Brenta, un bacino idrico di oltre 30 milioni di metri cubi d’acqua e un costo minimo di 150 milioni di euro. Tante le criticità a partire dalla mancanza di consultazione e di un confronto pubblico da parte dell’ente. E poi c’è il tema ambientale: «È un luogo sbagliatissimo, la Valle del Vanoi è individuata come zona P4 nel piano di assetto idrogeologico», ha sottolineato il presidente della Provincia di Belluno, Roberto Padrin. Lo stesso presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, il giorno prima della manifestazione ha rilasciato una dichiarazione “distante”: «Per questo progetto, come classe politica, pretendiamo che siano valutate fino in fondo le certezze e le sicurezze totali. Il progetto del Vanoi non dev’essere autorizzato se non c’è la certezza matematica. E a me sembra che non ci sia oggi questa certezza. Attenderemo in questa fase di audizione che i nostri tecnici vengano sentiti: hanno già scritto che c’è una fragilità del territorio che dev’essere presa in considerazione fino in fondo». Inaccettabile, secondo il sindaco di Lamon, Loris Maccagnan, «pensare di portare avanti il progetto senza coinvolgere la nostra comunità e le altre comunità alpine, senza che vi sia prova della fattibilità della diga e del fatto che questa sia la soluzione migliore». Intanto il Comitato per la difesa del torrente Vanoi e delle acque dolci sta raccogliendo le firme: al momento si sfiorano le ottomila adesioni.