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Colli Euganei, il destino della trachite. Sotto il cielo delle cave
Colli Euganei, il destino della trachite: si stoppi l’escavazione all’aperto e si imbocchi la via sostenibile dello scavo sotterraneo. A tutela del paesaggio
Colli Euganei, il destino della trachite: si stoppi l’escavazione all’aperto e si imbocchi la via sostenibile dello scavo sotterraneo. A tutela del paesaggio
L’escavazione di trachite da taglio a cielo aperto, all’interno del Parco regionale dei colli Euganei, dovrebbe essere ormai capitolo chiuso: era il 10 gennaio del 2023 l’ultimatum di scadenza stabilito dalla Regione, tuttavia di fatto l’autorizzazione non è mai stata revocata, e le cinque cave ancora rimaste, tutte in territorio di Vo’ e di Cervarese Santa Croce, continuano a esercitare la loro attività. Di queste soltanto una ha fatto tesoro della prospettiva concessa dall’articolo 32 della Legge regionale 13 nel 2018, ovvero la possibilità di convertire il proprio impianto a cielo aperto in una escavazione in sotterraneo, sfruttando gallerie all’interno del monte e salvaguardando così l’aspetto paesaggistico esteriore. È decisamente una strada nuova ma non così sconosciuta dato che all’estero, ma anche in Italia, molti cavatori l’hanno già adottata. Certo comporta una rivoluzione dei metodi di lavoro e soprattutto costi inizialmente più elevati, che non tutti sono disposti a sostenere; di fatto però, «gli altri cavatori interessati hanno snobbato, anzi osteggiato il nuovo metodo puntando tutte le carte sulla possibilità di strappare, alla fine della scadenza, l’autorizzazione a continuare i lavori con metodi sostanzialmente tradizionali» dichiara l’ex consigliere dell’ente del Parco Gianni Sandon, da sempre in prima linea nella difesa dell’ambiente. Alla luce dei danni paesaggistici provocati in tutti questi anni di continua escavazione, egli ritiene che sarebbe giunto il momento di «suggerire una linea di uscita dignitosa: si conceda pure alle poche cave rimaste una ragionata e circoscritta proroga ai lavori in atto, chiarendo però in modo non equivocabile che la prospettiva futura è quella di imboccare la strada dello scavo sotterraneo, dato che si è dimostrata percorribile». La volontà di trovare un compromesso che preservi il valore paesaggistico dell’ambiente è anche la via percorsa dalla Comunità dell’ente Parco dei colli Euganei, che nel recente consiglio di lunedì 25 novembre ha concluso l’iter di riflessione, preceduto da una fitta rete di incontri, confermando una definitiva posizione contraria alla prosecuzione dell’attività a cielo aperto delle cave di trachite “Giora”, “Regina”, “Rovarolla” e “Buso”. Soddisfatto il presidente dell’Ente Alessandro Frizzarin che ha sottolineato come un tale risultato sarebbe stato impensabile qualche decennio fa, in quanto non è facile che un gruppo così eterogeneo come la Comunità, fatto di sindaci ma anche di associazioni ambientaliste e del settore economico, arrivi a una visione compatta e unitaria sul fronte delle cave: «È il lavoro di anni di esperienza e maturità; di passione e amore per il proprio territorio, che ha permesso di lavorare nello spirito di piena condivisione e sinergia pur nella diversità di vedute politiche». Di recente si è espressa sull’argomento anche la Soprintendenza ai beni culturali e paesaggistici del Veneto, decisa a riconoscere il valore della trachite nel contesto identitario dei colli Euganei, ma a patto che si trovino modalità di estrazione compatibili e rispettose dell’ambiente. «La sostenibilità deve essere il perfetto equilibrio tra la salvaguardia e lo sviluppo economico sociale, ovvero tra uomo e natura – sostiene Alessandro Frizzarin – perciò il compito dell’ente Parco è da un lato quello di proteggere la biosfera riconosciuta dal Mab Unesco, ma dall’altro anche quello di tutelare la trachite che per molti anni è stata protagonista dello sviluppo economico euganeo, considerando, dopotutto, la notevole riduzione dell’attività estrattiva. Tutto questo però a patto che si trovino le adeguate soluzioni e non sta a noi esaminarle, in quanto la parola ora passa alla Regione».