Fatti
L’impresa degli stranieri: oltre 3.500 aziende nella provincia di Padova sono a conduzione non italiana
Molte storie di sfida e riscatto. La Camera di commercio pensa a istituire un comitato ad hoc
Molte storie di sfida e riscatto. La Camera di commercio pensa a istituire un comitato ad hoc
Sono oltre 3.500 le aziende guidate da imprenditrici e imprenditori con cittadinanza straniera attive in provincia di Padova, 2.900 dei quali hanno un’origine extraeuropea. Concentrate nei settori del commercio, dei servizi alla persona e della ristorazione, sono imprese piccole, con un titolare unico lavoratore o uno o due dipendenti, come molti dei negozi attivi nelle vicinanze della stazione ferroviaria, ma anche attività complesse, come quelle della gestione di un hotel: nella zona termale alcuni alberghi sono di proprietà di albergatori stranieri. Per conoscere meglio le attività economiche attive in città e provincia a guida estera e cercare insieme soluzioni a problemi comuni, Camera di commercio e Comune di Padova, su impulso della Commissione per la rappresentanza delle persone padovane con cittadinanza straniera, hanno promosso il convegno “Visioni globali, impatti locali. L’imprenditoria straniera che trasforma Padova” che lo scorso 24 febbraio ha riunito decine di imprenditori e rappresentanti delle associazioni di categoria. «Il ruolo delle imprese condotte da cittadini stranieri è sempre più rilevante sia per quanto riguarda il loro numero che per l’impatto economico che generano nel territorio – spiega Antonio Santocono, presidente della Camera di commercio di Padova – Se i settori sono ancora quelli tradizionali (agroalimentare, ristorazione, vendita di oggetti e l’edilizia) mancano investitori importanti nell’innovazione e in generale nel campo delle nuove tecnologie. Sono persone che trasformano in opportunità le difficoltà che lasciano nei Paesi da cui sono partite e spesso hanno titoli di studio di un certo livello. Inoltre non rappresentano in alcun modo un “pericolo” competitivo perché sono attive soprattutto in settori rispetto ai quali spesso c’è disinteresse da parte di giovani e imprese nazionali in aree come logistica e costruzioni». Secondo i dati presentati dall’assessora all’Integrazione, inclusione sociale e partecipazione del Comune di Padova, Margherita Colonnello, le imprese guidate da persone con cittadinanza non italiana sono il 10 per cento delle nuove attività in una città che conta il 20 per cento di persone di provenienza straniera. Attività di prossimità che faticano come il negozio di parrucchiere gestito dal 2018 da John, nigeriano da 22 anni in Italia, che è passato dalla vendita di fazzoletti per le strade a gestire un’attività sua e che adesso è impegnato a tenere aperta un’attività che ha visto ridurre i margini di guadagno: «Far tornare i conti diventa sempre più difficile ma non voglio chiudere perché devo mantenere sette figli e il mio impegno è necessario per sostenere la famiglia. Spero che dal Comune possa arrivare un aiuto». O quella di Theresa, anche lei nigeriana, che in via Tommaseo gestisce un’attività di alimentari aperta da dieci anni: «Prima vendevo diversi generi alimentari ma adesso ho chiuso il reparto macelleria perché la gente mangia meno carne e adesso propongo altri generi alimentari». Cambiamenti? «La clientela è varia, di stranieri e di italiani. Ultimamente le cose sono un po’ peggiorate con la zona rossa ma speriamo possano tornare come qualche anno fa».
Strade diverse ha percorso Jun Zhou, membro della Commissione istituita nel 2021 dal Comune di Padova per dare voce alle persone straniere residenti in città: «La mia famiglia gestiva un ristorante a Carpi, ma dopo il terremoto ha dovuto ripartire da zero e qui a Padova, insieme a mio cugino, abbiamo aiutato i miei genitori a riprendere l’attività di famiglia, con un ristorante in zona Santa Croce. Per la generazione dei miei genitori che conosceva poco la lingua diventare imprenditori è stata quasi una necessità». Dopo qualche anno e con la chiusura imposta dal Covid però Zhou ha sentito il bisogno di nuove sfide. «Ho una laurea in ingegneria dell’energia e un master in gestione aziendale – racconta – e ho sfruttato la pausa obbligata dalla pandemia per un corso per diventare agente immobiliare professionale e questa è diventata oggi la mia professione principale e quella che mi dà una certa soddisfazione personale». La presenza straniera è rilevante anche nel panorama imprenditoriale regionale. A fine 2024, in Veneto si contano 49.637 imprese straniere (11,8 per cento del totale regionale), di cui 19.758 artigiane, pari al 16,3 per cento dell’artigianato locale. Più in generale, il Veneto è “rappresentato” da 260.300 lavoratori stranieri, pari al 12,1 per cento del totale regionale. Il convegno rappresenta un primo passo, secondo il presidente Santocono, che propone in sede locale la costituzione di un comitato per l’imprenditoria straniera, per supportare chi vuole avviare un’impresa nelle pratiche burocratiche e quelle legate all’inserimento nel tessuto economico, e un obiettivo di medio periodo a livello nazionale. «Se riuscissimo a preparare le persone che intendono partire prima che arrivino nel nostro territorio potrebbero diventare un’opportunità sia per loro che per chi li integra nel sistema. È una scelta che hanno già fatto in Friuli, che promuove una formazione sostenuta economicamente nei Paesi di migrazione e che permette l’arrivo in Italia con una preparazione al lavoro. Un’operazione simile è fatta sistematicamente dalla Germania e da noi andrebbe promossa a livello nazionale». «Credo che insieme, imprenditori e cittadini stranieri e istituzioni, si possano mettere in evidenza anche gli aspetti positivi della presenza degli stranieri a Padova e provincia – auspica Zhou – Dalle notizie sembra che gli stranieri abbiano solo problemi mentre sono una risorsa sociale ed economica. Trovare spazi dove condividere esperienze e far nascere collaborazioni aiuta a superare il luogo comune che gli stranieri tendano a chiudersi tra di loro».
Secondo i dati del Centro studi Cciaa, nel 2024 sono 49.637 le imprese gestite da imprenditori stranieri attive in Veneto, l’11,86 per cento. Le quasi 50 mila imprese guidate da stranieri sono in mano a imprenditori di origine extra Unione europea per il 79,8 per cento (39.610), il restante 20 per cento è di titolari comunitari. La prima provincia per numero di imprese è quella di Padova (81.412), delle quali 11,68 per cento gestite da stranieri, 2.177 (2,68 per cento) comunitari e 7.334 (9 per cento) da imprenditori con origine extra Unione europea. Tra i settori con il maggior tasso di imprenditorialità estera ci sono le costruzioni, 23 per cento (13.813 imprese, 18 per cento delle quali extra Ue), il commercio (14, 5 per cento e 12.623 imprese), i servizi alla persona (9 per cento e 10.724 imprese), l’industria (5.182), i servizi alle imprese (4.888), l’agricoltura (2.239).
Tra le imprese straniere padovane, il 27 per cento delle realtà è controllato da donne contro il 22 per cento delle italiane, mentre fra gli imprenditori extra-Ue gli under 35 rappresentano il 13 per cento.