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Chiesa IconChiesa | In dialogo con la Parola

martedì 27 Novembre 2018

I Domenica di Avvento *Domenica 2 dicembre 2018

Luca 21, 25-28.34-36

Redazione
Redazione

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina. State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Liberaci dalla paura!

Gesù è nel tempio. È entrato infastidito da subito, avendo trovato troppo commercio che distraeva dalla preghiera, poi ha visto dei farisei ricchi pavoneggiarsi per le loro ricche offerte applaudite dalla folla e lui indica invece ai suoi la vedova che stava buttando le due monetine.  Uscendo qualcuno gli fa notare la bellezza del Tempio. L’ordine, le decorazioni, la bellezza, il decoro, la solennità. Gesù scoppia e risponde anche in malo modo: «Se pensate che queste cose siano importanti non vedo l’ora di vedere le vostre facce quando tutto questo verrà abbattuto tra qualche anno. Sì, i romani distruggeranno tutta Gerusalemme e butteranno giù anche questo Tempio. Ma non disperatevi troppo, perché tutto il mondo è destinato a fare questa fine. Non così presto, ma verrà un tempo, prima del mio ritorno, in cui tutto morirà per dare inizio al momento del giudizio».

E qui Gesù fa un lungo discorso su tutte queste cose, tra cui il brano del Vangelo di oggi. Che a un certo punto sembra ancora più assurdo del solito, perché dopo avere descritto i vari disastri lui dice: «Bene, quando vedrete che iniziano a capitare queste cose, iniziate a gioire!». Eppure aveva appena parlato di distruzione. Di morti. Cosa può esserci da gioire? In realtà c’è solo da gioire se si presta ascolto a queste parole di Gesù. Perché è vero che non tutti vedremo i segni nei cieli e sulla terra, non tutti assisteremo ai grandi disastri cosmici che distruggeranno questo mondo, ma tutti assisteremo a quel disastro che è la nostra morte, e gli eventi tremendi e terribili li affronteremo lì. Ma Gesù dice che quegli eventi non devono assolutamente spaventarci in nessun modo, esattamente come non ci ha spaventato la vita. Qui sta però il grande inghippo, il laccio di cui parla anche Gesù più avanti, la trappola dentro la quale qualche volta finiamo: è la vita a volte che ci fa troppa paura. È la nostra stessa vita che ci spaventa. Ed è di questa paura che poi noi siamo vittime.

È molto illuminante la frase che Gesù pronuncia su chi morirà in quell’occasione. Perché è vero che parla di uomini che moriranno. A prima vista sembrerebbe anche logico: ha appena detto che stelle cadranno sulla terra, che mari inonderanno e fiumi strariperanno, è normale pensare che tutto questo provocherà morti. Ma Gesù non dice che saranno questi disastri la causa della morte, no, lui dice: uomini morranno per la paura .Qualcuno potrebbe pensare che è comunque logico che vedendo quelle cose la gente possa morire di spavento. Ma ad ascoltare bene le parole di Gesù, lui non dice che moriranno per ciò che hanno visto. No, dice: uomini moriranno per la paura di quello che dovrà accadere sulla terra. Non muoiono per qualcosa che è capitato, non muoiono per qualcosa che sta capitando, muoiono per qualcosa che non è capitato, e che probabilmente non capiterà mai. Perché è così che funziona generalmente la paura nelle nostre vite. È anche un campanello d’allarme, serve, è utile, ma è troppa, è sovrabbondante. E sembra suggerire Gesù: è uno dei peccati più grandi! La paura ha il potere di rovinarci la vita. Di renderla un inferno invivibile. Gli uomini che muoiono nel Vangelo sono quelli che all’apparire dei segni sono presi da angoscia  e ansia. Sono quelli che hanno condotto la vita immobilizzati dalla paura. Stretti dal panico. Terrorizzati da tutto e da tutti. Sono quelli che messi di fronte a una scelta non hanno il coraggio di compierla, perché non riescono a vedere il bene che le diverse opzioni propongono, ma vedono i rischi, i pericoli, i possibili difetti, quello che non va. 

Gesù dice: «Io sono venuto, io tornerò, nel frattempo voi dovete riempire l’attesa tra le due venute, ma questa attesa non è altro che la vostra vita, vissuta però, goduta, sentita, apprezzata, valorizzata». Vale la pena non viverla per paura? Vale la pena privarsi di qualcosa perché siamo spaventati? Vale la pena darla vinta ai timori, ai dubbi, alle incertezze? Vale la pena rinchiuderci dentro dei rimpianti che letteralmente divengono i nostri veri padroni? Gesù dice: no! Perché tu non sai quando, ma all’improvviso verrà anche il tuo giorno, e rischia di essere una tragedia nel momento in cui tronca una vita che non è stata vissuta. È per questo che dobbiamo stare attenti, e questa avvertenza ci viene riproposta all’inizio di ogni Avvento. Gli sconvolgimenti cosmici e la nostra stessa morte sono eventi naturali. Il loro carattere tragico è dovuto al nostro peccato che ce li fa leggere con gli occhiali della nostra paura e ci fa agire di conseguenza. Certo che l’incertezza ai nostri giorni è dentro di noi, dentro le nostre vite, dentro le nostre case. Tra la crisi economica e il dilagare dei fenomeni di intolleranza, tra l’emergenza educativa e la deriva della morale mi rendo conto che c’è anche di che preoccuparsi. Anche però! Non solo! Altrimenti ci incamminiamo in una strada di morte lenta che Dio vuole evitarci. Dio ci invita ad avvicinarci a lui con fiducia, avvicinarci alla sua parola. Gesù ci suggerisce la preghiera, uno strumento prezioso, perché così entriamo in contatto con Dio, lo conosciamo e ci farà sempre meno paura. Può essere anche utile  ascoltare gli altri, quelli che conosciamo e vediamo che con Dio hanno già camminato. Sentire, guardare, considerare quello che Dio ha fatto nelle loro vite può essere un aiuto formidabile per fugare qualcuna delle nostre più insistenti paure.

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