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Chiesa IconChiesa | In dialogo con la Parola

mercoledì 25 Ottobre 2023

XXX Domenica del Tempo Ordinario *Domenica 29 ottobre 2023

Matteo 22,34-40

Redazione
Redazione

In quel tempo, i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducèi, si riunirono insieme e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

Anche questa domenica Gesù deve subire l’affronto dei farisei. Questa volta gli mandano un dottore della Legge con una sola domanda: «Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?» (Mt 22,36). «Amerai il Signore tuo Dio – risponde Gesù, riportando pari pari le parole della Legge, che il dottore ben conosce – Lo amerai con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento» (22,37-38). 

A fermare le parole sulle labbra, dimenticando per un attimo il momento polemico che il dottore vuole porre a Gesù, mi assale la commozione. Sì, mi commuove che Dio, al di là dell’onnipotenza che noi gli attribuiamo per catechismo, abbia posto come primo comandamento di amare lui. E non si vergogni di dircelo e di ripetercelo, quasi mendicando ai nostri piedi: ho bisogno di te, di tutto il tuo cuore, di tutta la tua anima, di tutte la tua mente. 

Presi alla sprovvista, cosa noi possiamo rispondergli? «Ti amo, Signore, mia forza» (Sal 17,2) gli diciamo con il salmista, assicurandogli anche quel balbettio di figli che l’accompagna: «Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore. Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio, mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo» (17,3). A pronunciarle, queste parole ci imbarazzano non poco. Son troppo intime, troppo verticali. Non si possono dire impunemente! Ci sale la paura di sporcarle. No, no – ci torna a dire Gesù – «il primo comandamento è: Amerai il Signore dio tuo!». E, allora, «Viva il Signore e benedetta la mia roccia – continua il salmo – sia esaltato il Dio della mia salvezza» (Sal 17,47). 

Ma non è strano mettere Dio al primo posto? – ci chiediamo noi. Assolutamente no! – ci risponde dalle pagine de Il Principe Machiavelli – cosa fate voi quando volete sparare lontano con i vostri cannoni? Alzate il tiro. Puntare in alto vi permette di non fallire un colpo, di centrare il bersaglio. E così succede anche nella vita: puntare su Dio serve a non sbagliare sull’uomo, a proteggerlo su tutti gli orizzonti. A coprirgli le spalle, a salvare i più deboli, il forestiero, la vedova e l’orfano. 

Infatti, aggiunge Gesù, «il secondo comandamento è simile al primo: Amerai il prossimo come te stesso» (Mt 22,39). Guarda! È il secondo, ma usa lo stesso verbo del primo: «Amerai!» (22,37.39). E lo usa ugualmente al futuro, quasi che anche nell’amare l’uomo non basti mai l’amore che gli si riserva. Ce ne vuole sempre di più. Lo richiede l’emergenza, in cui affoga quotidianamente per la sua povertà, ma lo richiede soprattutto per l’«immagine e somiglianza» (Gen 1,27), a cui rimanda il fatto di essere «simile al primo». È bellissimo saperlo! Infatti, «chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4,20) afferma Giovanni. Quindi, non sbagli quando punti in basso, fai centro sull’uomo: è la traiettoria giusta per ritrovare te stesso e… incontrare Dio. Per ricaduta. Sempre. Anche in mezzo alle ombre, oltre tutte le resistenze.

Dice la Legge: «Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto» (Es 22,20). Al di là delle differenze di superficie, siamo tutti presenze a tempo. Viandanti e pellegrini su terre senza confini. Quello che oggi tocca agli altri ieri è toccato a te e domani a chissà chi. La vita è un girotondo, non un tiro alla fune! Quindi, «se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai prima del tramonto del sole, perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo?» (22,25-26). Niente è nostro. E tutto ciò che incontriamo in basso finisce in alto, dal Padre di tutti i figli. In risalita! Quindi… «non maltratterai la vedova o l’orfano. Se tu lo maltratti, quando invocherà da me l’aiuto, io darò ascolto al suo grido, la mia ira si accenderà e vi farò morire di spada» (22,21-23).

Libera, allora, più che puoi l’amore di Dio dentro e fuori di te, dagli fiato nel tuo cuore, nell’anima e nella mente – suggerisce Paolo – fanne giustamente «il tuo rifugio, il tuo baluardo» (Sal 17,3). Per, poi, correre dai fratelli, ad amarli con lo stesso amore di Dio. E vedrai… fioriranno miracoli intorno a te. «Infatti, per mezzo vostro – testimonia Paolo – la parola del Signore risuona non soltanto in Macedonia e in Acaia, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. Sono essi, infatti, a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio» (1Ts 1,8-10). 

«Da questi due comandamenti – spiega da ultimo Gesù al dottore – dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,40). Non c’è altro da dire. Ci dobbiamo solo amare, e farlo sempre. Le discussioni sono inutili perditempo, che avvelenano l’aria e sporcano l’immagine e la somiglianza che noi siamo di Dio, che altro non è che amore. Infatti, «l’amore è da Dio – conclude Giovanni – chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore» (Gv 4,7-8). 

frate Silenzio

Sorella allodola

Amare non basta mai! 

È più di un comandamento! È vita!

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