Skip to content
  • Edizione Digitale
  • Abbonati
logo
  • Ultimi Articoli
  • Sezioni
    • Chiesa
    • Idee
    • Fatti
    • Mosaico
    • Storie
  • Regionali 2025
  • Rubriche
  • Speciali
  • Mappe
  • EVENTI
  • Scrivici
  • Edizione Digitale
  • Abbonati
Area riservata

Rubriche | I Blog/Terra terra - Antonio Gregolin

martedì 30 Marzo 2021

Uomo-albero, rapporto senza (ri)conoscenza

Siamo stati per molti secoli, figli della civiltà degli alberi. Gli uomini e gli alberi: rapporto quasi sempre impari, ma subordinato. Dipendente, senza mai equa riconoscenza.

Antonio Gregolin

Il materiale da una parte, l’abilità dall’altra, con la sola differenza che gli alberi offrono, gli uomini prendono. Spesso depredano. Oggi estinguono. Eppure, sappiamo di esserci sviluppati all’ombra degli alberi.

Guardando alla storia, possiamo riconoscere quanto dobbiamo a queste silenti creature. Fa specie però notare che ancora oggi continuiamo a pretendere: travi, pavimenti, case e vini “barricati”, venuti dal legno.

Solo qualche decennio fa, ci accontentavamo di un mobile di noce o ciliegio, di rastrelli, mattarelli, panieri di frassino, olmo e castagno. Si cercavano i salici per le “strope” utili per le vigne. La saggina per le “spasaore”. La quercia per le barche e potremmo continuare all’infinito. Eppure, agli alberi non offriamo mai appieno il meritato “premio alla riconoscenza”.

Certo, gli alberi li vediamo ancora, anche se la nostra “civiltà del click” non ne riconosce più i nomi, le qualità e impieghi. Per noi sono tutti alberi: senza carattere, individualità e forma. Li abbiamo addomesticati, peggio dei nostri cani al guinzaglio. Chi “coccolerebbe” un albero? Chi lo porterebbe a far vedere da uno specialista? Chi si farebbe fare il “pedigree”. Ancora, chi si crogiolerebbe nel mostrare il suo albero migliore di casa?

Oggi affidiamo invece tutto nelle mani dei giardinieri, che di certo non vengono dalla Corte di Francia, dove gli alberi erano complemento di castelli e palazzi. Basta guardarsi attorno per capire cosa rimane della civiltà arborea da cui veniamo.

Dalle troncature dei giardini, ora siamo passati anche alle potature degli ultimi alberi liberi nei campi. Dalle forme omologate imposte ai viali (quelli italiani, mentre in Francia i platani svettano liberi e monumentali), oggi si “dà forma” anche agli alberi campestri. Non c’è più natura che sia natura, ma solo un gusto malato per il naturale a nostra immagine e somiglianza: nostro vecchio peccato mortale!

Nella “civiltà del click”, nessuno più conosce nomi e utilizzi delle piante

Inutili dunque le “Giornate per il Creato”, se poi ogni giorno siamo impegnati, direttamente o indirettamente, a snaturare le sue creature. Gli alberi restano silenti davanti a tutto questo. Se hanno sempre subito l’ascia, oggi soccombono sotto le veloci motoseghe impugnate dai giardinieri del fine settimana.

Si adeguano così alle mode. Sopportano mestamente le potature, piegandosi all’estetica dei giardinieri d’assalto. Ma di certo, non ci potranno mai perdonare la nostra innata stupidità di genere, resa palese con la loro forme a “candelabro”, che sta omologando città e campagne.

La “non conoscenza urbana” con quella ormai rinnegata, che ha alimentato per secoli la campagna, ridotta ormai a giardino di città.

Ultimi articoli della categoria

Arte, cibo per la mente: non può essere gratis

martedì 12 Luglio 2022

Arte, cibo per la mente: non può essere gratis

E adesso i comuni iniziano a spegnere la luce

martedì 7 Giugno 2022

E adesso i comuni iniziano a spegnere la luce

Lo scoppio della guerra. L’esagerazione del linguaggio bellico in pandemia

martedì 1 Marzo 2022

Lo scoppio della guerra. L’esagerazione del linguaggio bellico in pandemia

Condividi su
Link copiato negli appunti
Logo La Difesa del Popolo
  • Chi siamo
  • Privacy
  • Amministrazione trasparente
  • Scrivici

La Difesa srl - P.iva 05125420280
La Difesa del Popolo percepisce i contributi pubblici all'editoria.
La Difesa del Popolo, tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici) ha aderito allo IAP (Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.
La Difesa del Popolo è una testata registrata presso il Tribunale di Padova decreto del 15 giugno 1950 al n. 37 del registro periodici.