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Rubriche | I Blog/Santi imperfetti - don Carlo Broccardo

domenica 23 Dicembre 2018

Anche Elia va in crisi. Dio è più grande delle nostre attese

Beati noi se, come Elia, sapremo allargare il cuore. È il senso del Natale

Carlo Broccardo

Il 26 dicembre partirò con un gruppo di pellegrini per la Terra Santa. Non vedo l’ora! Arriveremo nel pomeriggio-sera a Tel Aviv, poi prenderemo il pullman per Nazareth; forse useremo l’autostrada che corre lungo il mare, o forse una strada più interna, comunque per un’oretta circa punteremo a Nord e poi gireremo verso Est, verso la Galilea, lasciandoci sulla sinistra il monte Carmelo.

Su questo monte si fa memoria del profeta Elia, vissuto tra il 900 e l’800 a.C. Il libro del Siracide lo ricorda così: «Allora sorse Elia profeta come un fuoco; la sua parola bruciava come fiaccola» (48,1). Effettivamente era un uomo impetuoso; lo capiamo bene se pensiamo a un episodio della sua vita capitato proprio sul monte Carmelo. In quel tempo sul trono di Israele sedeva un re empio, Acab; aveva sposato Gezabele, la figlia del re di Sidone, e aveva accettato di importare il culto al dio pagano Baal. Elia non può accettarlo; allora raduna una folla numerosa e poi sfida pubblicamente i profeti di Baal: vediamo chi riesce a ottenere un miracolo dal proprio Dio! Preparano un altare, vi collocano della legna e la carne di un animale offerto in sacrificio e poi si mettono a pregare perché scenda un fuoco dal cielo e bruci il sacrificio. Loro sono in 450 e pregano a lungo, ma non succede nulla; lui è da solo, ma basta una semplice preghiera rivolta a Dio ed ecco che il fuoco scende dal cielo e brucia l’offerta. Aveva vinto, Elia; ma non si accontenta: fa catturare i 450 profeti pagani e li uccide tutti, uno dopo l’altro (cfr. 1Re 18,20-40). Ora si capisce perché il Siracide dice che era come un fuoco che brucia? Per non parlare di quando, qualche anno dopo, un altro re manderà per ben due volte cinquanta soldati a catturarlo e lui entrambe le volte farà scendere un fuoco dal cielo e li brucerà tutti… (cfr. 2Re 1).

Elia. Il difensore della fede; un uomo impetuoso; una parola che brucia, una voce che tuona… Eppure un giorno è andato in crisi anche lui. È capitato proprio dopo che aveva vinto la sfida con i profeti di Baal. Spaventato dall’ira della regina Gezabele, che minaccia vendetta; forse deluso dalla reazione del popolo, che non si schiera con lui; comunque stanco e avvilito, fugge verso il deserto e si lascia morire. Un angelo lo aiuta a sopportare il cammino e lo conduce fin sul monte di Dio, l’Oreb (che è un altro nome del monte Sinai).

Qui Mosè aveva ricevuto la Legge; qui Elia incontra Dio: «Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna» (1Re 19,11-13). Ecco il Dio che non ti aspetti! Fuoco, vento e terremoto sono i modi con cui si era rivelato a Mosè su quello stesso monte (cfr. Es 19)

È questo che mi piace dei santi come Elia: che non fanno un assoluto della loro esperienza di Dio; e così riescono a riconoscere la sua voce anche quando è diversa da come si aspettavano. Dio è più grande delle nostre attese, dei nostri schemi, dei nostri progetti. Non è forse quello che ci viene rivelato anche nel mistero del Natale? Beati noi se, come Elia, sapremo allargare il cuore.

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