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Rubriche | I Blog/Santi imperfetti - don Carlo Broccardo

martedì 28 Maggio 2019

Maria di Nazareth. Custodisce, medita… e si fida

Luce in ogni cosa io non vedo ancora, ma la tua parola mi rischiarerà

Carlo Broccardo

Nel mese di maggio è doveroso, oltre che proprio bello, fermarci a incontrare Maria di Nazareth. Qualcuno potrebbe pensare che sia fuori luogo nella rubrica dei “Santi imperfetti”. Non è la madre di Dio, la tutta santa, l’arca dell’alleanza? Certo che lo è; non c’è dubbio. E allora?

C’è un Vangelo in cui Maria è una creatura straordinaria. A soli sei mesi già cammina; la madre Anna allora fa costruire nella sua camera un piccolo santuario, un luogo sacro riservato a lei, perché la bambina non sia costretta a toccare con in suoi piedini il pavimento che tutti gli altri toccavano. Compiuti i tre anni, i genitori la portano al tempio, dove rimane per il resto della sua fanciullezza; e così «Maria viveva nel tempio del Signore come una colomba, e riceveva alimento dalle mani di un angelo».

Lo scritto che racconta queste cose si chiama Protovangelo di GiacomoLa madre di Dio non può essere stata una bambina come tutte le altre. Ecco il pensiero di fondo; ma c’è qualcosa che non funziona in questo modo di ragionare; è proprio il concetto di santità che va cambiato.

La nostra fede si basa sui quattro Vangeli, nei quali l’immagine di Maria è molto diversa. A partire dal fatto che lei stessa dice, nel Magnificat, che Dio «ha guardato l’umiltà della sua serva». Dio non ha cercato grandezza, ma umiltà. Maria è una bambina, una giovane e poi una donna normale; Dio la sceglie perché diventi la madre di suo Figlio Gesù e lei accetta. «Beata colei che ha creduto» le dice Elisabetta; è questo che fa la differenza: è una persona che si è fidata delle parole di Dio.

Non che abbia capito subito tutto; del resto, le cose dette da Gabriele avevano dell’incredibile… Ha creduto, ma ha anche fatto domande: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Ha chiesto chiarimenti, prima di dire: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». I pastori, riferendo le parole degli angeli, diranno cose che lasciano tutti stupiti, a bocca aperta: questo bambino è «il Salvatore, Cristo, Signore»; anche Simeone creerà non poco scompiglio, dicendo che il bambino Gesù è la salvezza di Dio e la luce per tutti i popoli della terra; quando poi i suoi genitori lo troveranno dodicenne al tempio che discute con i dottori, allora allo stupore si aggiungerà l’angoscia per il fatto che non sapevano dove fosse finito.

Il progetto di Dio per noi è così grande che talora si fa fatica a credere; e Maria si fida – ma vuol anche capire. C’è un versetto in Luca che dice molto bene il suo atteggiamento: «Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore»; è detto subito dopo che i pastori intessono elogi grandissimi di quel bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia. Maria custodisce meditando; si trova due realtà che difficilmente, a prima vista, stanno insieme: un bambino che viene presentato come il salvatore del mondo. Come è possibile? La fede di Maria non è quella di chi ha subito le risposte, ma quella di chi continua a cercare. Custodisce la parola di Dio, meditando; e intanto si fida. Come dicono le parole di un canto di Pierangelo Sequeri: «Luce in ogni cosa io non vedo ancora, ma la tua parola mi rischiarerà».

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