Mosaico | Sagre e FesteNel 1984 la parrocchia di Barbano decise di festeggiare l’ordinazione presbiterale del compaesano padre Bruno Rampazzo organizzando la prima edizione della sagra. Anche quest'anno dal 20 al 22 e dal 26 al 29 torna la "Festa dea sardea" che compie 30 anni.
L’auspicio dei promotori era che l’iniziativa continuasse nel tempo per dare modo a tutti gli abitanti della piccola frazione di Grisignano di ritrovarsi in allegria almeno una volta l’anno, per la ricorrenza patronale dei santi Pietro e Paolo. Grazie alla buona volontà di tante persone il desiderio si è realizzato e la manifestazione, che negli anni ha aggiunto al riferimento ai due apostoli la denominazione di “Festa dea sardea”, è giunta fino ai nostri giorni: è il programma dal 20 al 22 e dal 26 al 29 giugno.
Il grazie a padre Rampazzo. Proprio nell’ultimo giorno, memoria liturgica dei patroni, con la messa solenne delle 10 la comunità renderà grazie per il trentennale della sagra e il trentesimo di sacerdozio del suo “ispiratore” padre Rampazzo, rientrato in Italia dopo quasi 25 anni di missione nelle Filippine. «Il desiderio di stringerci intorno a padre Rampazzo per festeggiare i suoi trent’anni di sacerdozio è una delle molle che ci hanno permesso di superare le difficoltà e non far venire meno l’appuntamento con la sagra – commenta il parroco don Silvano Guzzonato – La spinta alla continuità viene dai tanti volontari che non si rassegnano ad abbandonare questa tradizione che attira gente da tutto il circondario. Viene dai ragazzi che, con rinnovato entusiasmo, nel secondo fine settimana riproporranno l’area giovani e si adopereranno nei settori più bisognosi di forze fresche. Viene dal comitato dei genitori della scuola dell’infanzia parrocchiale San Giovanni Bosco, che coinvolgerà nella festa per padre Rampazzo anche i bambini. Viene, in definitiva, da tutta la comunità, perché la sagra permette a tante persone di stare insieme in fraternità e serenità».
Le difficoltà cui accenna don Guzzonato si traducono, ad esempio, nella rinuncia alla pesca di beneficenza per mancanza di persone che la preparassero: al suo posto, un mercatino allestito dai commercianti della zona. Confermate, invece, le tre attrazioni più caratteristiche della festa. La prima è il menù a base di sardea sette giorni su sette (ma non mancano i piatti alternativi): spaghetti con sardea, sardea in saor, fritta, ai ferri e impanata. La seconda è il “Tiro alla fionda”, gioco basato su un meccanismo che fa alzare e abbassare imprevedibilmente sei lampadine.
Una comunità solidale. La terza è il ballo liscio, che vuole essere anche motore di solidarietà: «La nostra non è una festa solamente ludica e mangereccia, ma anche impegnata nel sociale – precisa il coordinatore Nazzareno Carraro – Giovedì 26, infatti, è in programma il Gran galà delle orchestre Memorial Ambra: ventitré orchestre si esibiranno gratuitamente e il ricavato sarà devoluto alla fondazione Città della speranza. Nelle altre serate, poi, c’è un’estrazione a premi in favore del centro diurno Il sogno dell’associazione Proviamo insieme per l’handicap di Camisano Vicentino. Infine, diamo spazio all’Aido e alla Fidas per le loro iniziative di sensibilizzazione». «Se la sagra è arrivata fino a oggi è perché qualcosa dello spirito originario si è tramandato nel tempo – ricorda la parrocchiana Luisella Cecchinato – I promotori non hanno fatto cose straordinarie. Hanno però saputo coniugare risparmio e qualità delle pietanze, fare squadra e togliersi dalle difficoltà aprendosi agli altri, perché la qualità di una festa si misura dalle relazioni umane che vi si intrecciano. Tutte le decisioni, anche le spese minime, erano condivise: si doveva rendere conto ai parrocchiani, gli “sponsor” che hanno permesso di affrontare le spese iniziali».
