Mosaico | Sagre e FesteRiprende venerdì 25 e durerà fino a lunedì 28 la sagra di Vigorovea, nella quale il parroco, don Mario Fernando Comi, legge tutti i segni concreti che la comunità deve tradurre in quotidiani per essere davvero cristiana fino in fondo.
“Fare” festa per “essere” festa, affinché i valori e le motivazioni che emergono durante l’appuntamento straordinario della sagra diventino mentalità ordinaria della parrocchia. È questo l’obiettivo che don Mario Fernando Comi, parroco di Vigorovea, assegna alla comunità impegnata nei festeggiamenti in onore di san Giacomo apostolo.
La manifestazione è iniziata nel weekend del 18-20 luglio e riprende venerdì 25, memoria liturgica del patrono, per continuare fino a lunedì 28. Tutte le sere si possono trovare lo stand gastronomico, con la specialità del baccalà alla vicentina, la pesca di beneficenza, i gonfiabili per i bambini e altre attrazioni e intrattenimenti.
«Il lavoro delle tante persone coinvolte nella realizzazione della sagra, però, non può concludersi con la buona riuscita della stessa, ma deve diventare un “segno” per tutta la comunità – osserva il sacerdote – Quest’ultima deve fare propri alcuni messaggi che si possono cogliere nella festa patronale e tradurli concretamente nella vita di tutti i giorni».
I primi messaggi riguardano l’aiuto che, in varie forme, ciascuno può offrire alla comunità: «Il lavoro straordinario messo in campo per la sagra deve diventare un servizio continuo, ordinario, pur se ovviamente non con la stessa intensità. Allo stesso modo, come con la sagra si ipotizza normalmente un introito economico straordinario per la comunità, così tutti devono ricordarsi che sempre vale il dovere cristiano di “sovvenire alle necessità materiali della chiesa stessa, secondo le proprie possibilità”». Non meno importante è la partecipazione alle celebrazioni eucaristiche: «La ragione prima e ultima della sagra dovrebbe essere la presenza alla liturgia in onore del patrono. Questa, però, deve ricordarci che la vera comunità ecclesiale cresce e si manifesta nella frequenza alla festa della messa domenicale».
La sagra lancia infine un messaggio di accoglienza: «In questi giorni allargheremo la nostra mensa ad altre persone e ci divertiremo con loro. Un’esperienza che dovrebbe far maturare in noi la disponibilità all’incontro con tutti, specie al di fuori di occasioni come la catechesi o la liturgia, partecipando alle altre proposte che scaturiscono nella comunità. In questo senso, da cristiani che sperimentano la festa dell’incontro con il Signore, non possiamo non sentire il bisogno di completarci con lo stare gioiosamente insieme agli altri, per essere sempre più cristiani “festivi”, gioiosi e accoglienti, come ci ricordano il vangelo e papa Francesco».
