La biofilia, o amore per la natura, fu introdotta dallo psicanalista Erich Fromm, che sosteneva l’importanza del legame innato tra l’essere umano e l’ambiente naturale, ritenendo che l’inserimento di elementi vegetali in luoghi antropici, porti a un miglioramento del benessere fisico e mentale dell’uomo fino a ridurne l’istinto di violenza. Nasce su queste premesse l’idea di dare vita a un laboratorio di comunità che sorgerà a Galzignano Terme nei pressi del Muce, il Museo dei colli Euganei, in un edificio ora sede dell’Auser. Finanziato dal Gal Patavino con 200 mila euro, il progetto è stato assegnato attraverso il bando “Isl04” riservato allo sviluppo delle aree rurali e coinvolge altri tre Comuni: Cinto Euganeo, Arquà Petrarca e Battaglia Terme, che uniscono le loro forze aggiungendo altri 50 mila euro per ottenere un polo multifunzionale a servizio di tutta la zona. Lo stabile dell’Auser, nato come edificio scolastico, dopo il recupero offrirà sei ampi ambienti interni più gli spazi esterni, destinati a essere vissuti in condivisione accogliendo iniziative di sperimentazione che legheranno la tradizione locale alle sfide del futuro, come per esempio l’agricoltura verticale o il design biofilico, con una compenetrazione tra gli spazi verdi e quelli costruiti dall’uomo.
Si collocherà anche come una sorta di espansione delle realtà limitrofe, non solo il Museo dei Colli ma anche le scuole, lo stesso Auser e la residenza per anziani “Al Parco”. Ideatrice del progetto è l’architetta Stefania Verza, che ha definito il laboratorio come un’architettura della relazione: «Abbiamo voluto introdurre una visione nuova del vivere gli spazi pubblici, in cui l’architettura si pone al servizio della qualità della vita e del benessere psicofisico delle persone. I colli Euganei, con la loro fortissima identità naturale e culturale, sono il luogo perfetto per sperimentare un modello di edilizia sensibile, che mette la persona al centro, riconnettendola con l’ambiente». Nel cuore di un parco non poteva che essere ancora una volta la natura la protagonista ma non solo, sarà anche il trait d’union tra generazioni diverse poiché questo luogo sarà aperto alle scuole, associazioni e aziende agricole o vivaistiche dei quattro Comuni coinvolti, ma anche all’Ente Parco e all’università, in modo che il laboratorio, pur guardando al futuro, favorisca proprio la trasmissione di un sapere che ha le sue radici nella tradizione rurale del posto. Curando le piante e condividendo piccoli gesti si può contrastare l’isolamento sociale degli anziani, creare inclusione per la disabilità e scambio di buone pratiche da insegnare a esempio ai più piccoli con orti didattici e osservazioni all’aperto. Nello scenario odierno della transizione demografica, che cambierà anche il nostro modo di pensare ai servizi alla persona e agli spazi sociali, questo progetto si presenta come una piccola sfida e può diventare un esempio per altre realtà comunali che vogliano scoprire il valore di creare socialità e legami. Perché in fondo piantare semi per farli crescere e diventare piante è insegnare a costruire il futuro.