Idee
Aborto. I consultori sono accanto a donne e famiglie
Il consultorio Cif a Padova registra negli ultimi anni un minor ricorso all’ivg, tranne che tra le giovanissime. Diffuso invece l’uso della pillola abortiva
Il consultorio Cif a Padova registra negli ultimi anni un minor ricorso all’ivg, tranne che tra le giovanissime. Diffuso invece l’uso della pillola abortiva
Per la dottoressa Loredana Campisi, ginecologa presso l’Azienda ospedaliera Università di Padova e volontaria presso il consultorio socioeducativo del Centro italiano femminile (Cif) di Padova, il voto dei parlamentari europei sull’inclusione del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali, cela un «rischio etico perché si sminuisce sempre di più il valore della vita, senza rispettarla, mettendo ulteriormente in evidenza il fatto di poterla gestire a proprio piacimento». Circa le eventuali ricadute che potrebbero portare a un maggiore ricorso alla pratica abortiva, la specialista non vede ulteriori possibilità, almeno nel nostro Paese. «La gravidanza oggi viene diagnosticata precocemente e la donna ha la possibilità di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza (Ivg) abbastanza facilmente, attraverso la legge 194 del 1978. Ritengo che l’aborto non sia legittimo là dove si fa valere un diritto a scapito di un altro. Purtroppo l’interruzione della gravidanza non viene spesso riconosciuta dalla gestante per quello che è in realtà, la fine di una vita». Pensiero che si fa ancora più perentorio: «Posso scorgere generalmente in chi ne ricorre un atteggiamento egoistico, legato alla necessità del momento». Il consultorio socioeducativo del Centro italiano femminile in via Vescovado, 29, è presente in città sin dal 1972 e si occupa di consulenze di tipo psicologico, sociale, educativo, di mediazione familiare, sostegno legale e in ambito ginecologico. Nel centro sono presenti volontari con un’equipe multidisciplinare composta da psicologi, psicoterapeuti, educatori, pedagogisti, avvocati, assistenti sociali, mediatrici familiari, counselor e la ginecologa. «Tra gli utenti – spiega il direttore Davide Natta – ultimamente si presentano giovani con problematiche diverse, tra cui quelle legate all’anoressia e alla bulimia. Ci contattano inoltre dei genitori che vivono difficoltà connesse alla gestione dei figli adolescenti, e coppie in crisi. Quindi accompagniamo situazioni di conflittualità parentale inerenti, ad esempio, a questioni economiche o di violenza domestica. Poi sosteniamo donne che hanno vissuto l’interruzione della gravidanza e, sotto l’aspetto ginecologico, offriamo consulenze informative». Davide Natta sottolinea che «pur essendo un consultorio di ispirazione cristiana, la nostra è una posizione laica, dove il principio cruciale è la libertà di coscienza, associata alla responsabilità della persona». Per chiedere una consulenza al Cif, si può contattare lo 049-8771741 in orari di segreteria o scrivere a segreteria@cifpadova.it Com’è cambiata la pratica dell’Ivg nel nostro territorio? Secondo Loredana Campisi la tendenza degli ultimi anni è di un minore ricorso all’ivg (comunemente intesa con un intervento medico in ambiente ospedaliero), tranne che tra le giovanissime, dove si è mantenuta costante nel tempo. Questa diminuzione è segno di una maggiore prevenzione con attenzione crescente alla contraccezione, e di un uso sempre più diffuso della terapia farmacologica come la pillola abortiva Ru 486 in regime ambulatoriale, «ovviamente molto meno impegnativa che un intervento chirurgico. Già questa pratica rende più facile la scelta di interrompere la gravidanza». Attualmente la fascia d’età in cui si ricorre più spesso all’aborto è quella tra i 25 e i 34 anni.
La legge italiana pone particolare accento sull’incontro tra la donna e il medico di sua fiducia o il consultorio familiare. «Le finalità – dice la 194/’78 all’art. 5 – sono esaminare le possibili soluzioni dei problemi proposti, aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto». In altri termini, (art. 2): «contribuendo a far superare le cause che potrebbero indurre la donna alla interruzione della gravidanza». I professionisti sanitari dopo tale colloquio (riservato) con la donna, rilasciano un attestato che dichiara proprio l’avvenuto incontro, e la invitano a soprassedere all’interruzione di gravidanza per sette giorni, in assenza di urgenza.