FattiAccoglienza invernale La morte di un ragazzo di 33 anni a Montegrotto Terme interroga il territorio. A Padova, per i senza fissa dimora, anche quest’anno si sono unite le forze
La notizia del ragazzo di 33 anni morto lo scorso 3 dicembre a Montegrotto Terme, mentre dormiva in strada, ha scosso tanto i cittadini quanto gli amministratori locali, risvegliando le coscienze di tutti su un fenomeno “nascosto” ma diffuso. Vengono chiamati clochard, senzatetto, senza fissa dimora e le loro storie sono spesso diverse tra loro: lavoratori che non riescono a trovare casa, immigrati, disoccupati che hanno perso tutto. Ciò che li accomuna, specie in inverno, è il pericolo di dormire per strada, all’addiaccio di notte e in molti casi l’essere invisibili agli occhi dei servizi sociali e del Governo. «Precisiamo anzitutto che non sappiamo quali sono le cause che hanno portato alla morte del clochard che dormiva in un hotel dismesso, di sicuro la sua è una situazione che merita la massima attenzione perché, purtroppo, non è l’unica del nostro territorio – denuncia il sindaco di Montegrotto, Riccardo Mortandello – Noi come Comune stiamo facendo la nostra parte, partecipando dal 2017 al progetto di accoglienza Sai (Sistema accoglienza integrazione, ndr), grazie al quale prendiamo in carico persone immigrate, insegniamo la lingua, le formiamo e le avviamo al lavoro. Oltre a questo, purtroppo, non abbiamo strumenti per intervenire nei confronti di questi “invisibili” che vanno e vengono, non sono sempre gli stessi. Il problema esiste da 20 anni, ma nessuno se ne fa carico». Il primo cittadino aggiunge: «Evidentemente il primo a intervenire dovrebbe essere il Governo che, invece, specula sulla pelle di queste persone e lascia ai Comuni l’onere di intervenire. Noi da soli non ce la facciamo». Se Sparta piange, Atene non ride. Sì, perché il tema tocca da vicino tanto la provincia quanto la città che, malgrado un sistema di accoglienza ormai rodato negli anni, presenta le stesse criticità, come sottolinea l’assessora al sociale del Comune di Padova Margherita Colonnello: «Comune, parrocchie e associazioni sono in prima linea per aiutare i senza fissa dimora, sia durante l’anno sia in questo periodo invernale, ma dovrebbe essere il Governo a farsene carico. Nei giorni della discussione del “decreto flussi” abbiamo inviato una lettera a deputati e senatori affinché considerino e gestiscano il problema della rotta balcanica, con il suo flusso di persone che non possono essere accolte dai soli servizi sociali quando non trovano altra sistemazione». Il Piano di accoglienza invernale, a Padova, è stato avviato già dal 2 dicembre e proseguirà fino al 28 febbraio 2025 con l’apertura delle nove strutture predisposte, per un numero complessivo di 166 posti per persone senza dimora: «Il numero è la somma di accoglienze straordinarie per l’inverno più i posti di asilo notturno, ed è praticamente doppio rispetto a quello dei posti letto disponibili durante l’anno. È un buon risultato anche se i posti non sono mai sufficienti – racconta Colonnello – Il lavoro del Comune è sinergico con quello delle parrocchie dell’Unità pastorale Arcella con San Filippo Neri, Santissima Trinità, San Bellino, e poi Altichiero e delle associazioni come Croce rossa italiana, Caritas, Comunità Sant’Egidio, Cisom, associazione Papa Giovanni XXIII, associazione Noi sulla strada, Medici in strada, Noi Associazione, associazione Casa Elisabetta d’Ungheria, Guardian Angels, Fondazione Nervo Pasini-Cucine economiche popolari, Cosep, Gruppo R, Città Solare, Congregazione padri Mercedari-Oasi». Durante tutto l’anno, ma in particolare durante i mesi più freddi, sono presenti sul territorio della città tutte le sere le Unità di strada: «L’accoglienza non si esaurisce nel fornire solo posti letto – sottolinea l’assessora – Il servizio di Unità di strada è attivo come gli anni scorsi, specialmente in zona stazione, dove i senza fissa dimora vengono monitorati e vengono fornite bevande calde e conforto durante le sere più fredde. Imprescindibili, poi, le Cucine economiche popolari che offrono pasti durante la settimana, mentre i pranzi domenicali sono organizzati dalla Caritas che è presente in forma ramificata nelle parrocchie. In questo grande dispiego di impegno a favore degli ultimi, la cosa che scalda di più il cuore è la contaminazione positiva della cittadinanza: se si nota una situazione di marginalità, vengono allertati prima i servizi sociali che le forze dell’ordine, senza contare i molti volontari attivi. È un bel segnale di solidarietà». Il valore del volontariato è sottolineato anche da don Marco Galletti, parroco dell’Unità pastorale all’Arcella: «Ogni parrocchia ha un gruppo di volontari, in media sono 45 che si alternano in turni, alla sera si aprono gli spazi per accogliere i senza dimora che, al mattino, si alzano e ripartono per la giornata. Molti sono lavoratori, occupati di giorno ma che non riescono a trovare una casa. Nelle nostre sistemazioni hanno un letto, un bagno, una doccia e una stanza dove organizziamo l’accoglienza. È commuovente vedere quanti volontari ci chiedono di aiutare queste persone. Lo slancio umanitario si spiega grazie alla conoscenza: quando si familiarizza con questi uomini bisognosi di aiuto, la diffidenza lascia il posto alla solidarietà».
Il punto di raccolta delle richieste Casetta Borgomagno è in via Eremitano 4-6 (lato ovest della stazione, sotto al cavalcavia Borgomagno) e si può accedere dalle 9,30 alle 12 dal lunedì al venerdì. Le persone devono essere munite di documento d’identità (se in possesso). Lo sportello rimarrà chiuso tutti i weekend e a Natale, Santo Stefano, Capodanno ed Epifania. Per maggiori informazioni sui servizi a disposizione in città e sulle realtà attive, si può visitare il Portale Borgonuovo (www.borgonuovo. org). Presso i patronati dell’Up Arcella, dalle 15,30 alle 18, si possono consegnare coperte pulite per dare calore alle persone senza fissa dimora.
A inizio dicembre, a Treviso e Montegrotto Terme, due persone senza fissa dimora sono morte di freddo. Marco Magrin, 53 anni, è stato trovato senza vita nel garage dove viveva. Originario di Camposampiero e residente e lavoratore nel trevigiano, era costretto a vivere e dormire in auto, nonostante un lavoro. È morto vittima del freddo e molto probabilmente a causa di un malore aggravato dalle precarie condizioni in cui era costretto. Pur lavorando non era riuscito a trovare una casa in affitto alla portata del suo stipendio. La seconda vittima, invece, a Montegrotto Terme. Un ragazzo marocchino di 33 anni, senza fissa dimora: il suo corpo è stato ritrovato non lontano dall’Hotel Bertha, albergo da tempo dismesso che, nell’ultimo periodo, è diventato riparo per chi non ha un tetto o una rete di conoscenze per dormire al caldo.
