Fatti
Dopo i dazi statunitensi, gli agricoltori accettano a denti stretti l’accordo commerciale tra i paesi del Mercosur e l’Europa ormai adottato. Sui bilanci delle imprese agricole, così, rischia di arrivare (e in alcuni casi è già arrivato) un ulteriore problema da affrontare. Più in generale, l’intesa con Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay – arrivata dopo un lungo negoziato con l’obiettivo di stabilire rapporti commerciali reciproci più facili – ripropone tutto il tema della collocazione internazionale della produzione alimentare che deve conciliare l’apertura degli scambi con la sicurezza alimentare e il rispetto dell’ambiente.
Certo, adesso si dovrà passare alle ratifiche dell’intesa, ma il succo è chiaro: scambi pressoché liberi, dunque, tra l’Europa e una significativa parte delle Americhe. Dopo anni di trattative, l’agricoltura e l’agroalimentare sono riusciti ad ottenere per ora solo la previsione di una clausola di salvaguardia non automatica: un passo in avanti che nessuno ritiene sufficiente. Ciò che viene chiesto è, infatti, l’attivazione, come dice Coldiretti, di “precise garanzie sul rispetto del principio di reciprocità degli standard produttivi e su controlli puntuali su tutti i prodotti agroalimentari che entrano in Europa”. Senza queste garanzie, di fatto, vi sarebbero ancora più forti rischi dal punto di vista della salute e la creazione di una condizione di concorrenza sleale a sfavore dell’Europa. Per questo, sempre i coltivatori diretti chiedono l’attivazione di controlli sul 100% dei prodotti agroalimentari che entrano nei confini europei. Sulla stessa linea anche le altre organizzazioni agricole e un po’ tutto il mondo dell’agroalimentare. Di “molte questioni aperte” dice Confagricoltura che spera in modifiche proprio nel corso del processo di ratifica soprattutto per comparti come carni bovine, pollame, riso, mais e zucchero. L’associazione degli imprenditori agricoli certo ammette: ci sono potenziali vantaggi, ma altrettanto, se non di più, potenziali rischi e problemi “in termini di concorrenza e sicurezza alimentare”. Dello stesso parere Federvini che guarda anche ai danni già messi in conto dopo l’attivazione dei dazi Usa-Ue. “I benefici per alcuni settori sembrano essere ottenuti sacrificandone altri: l’accordo prevede ad esempio un’eccessiva apertura del mercato comunitario a mangimi, carni avicole, cereali, zucchero e riso”, dice invece Fedagripesca Confcooperative. Cia-Agricoltori Italiani chiede poi che le clausole di salvaguardia siano “davvero rapide e trasparenti, per tutelare quei prodotti sensibili (carni, zucchero e cereali)”. Sempre la Cia, d’altra parte, ammette “l’importanza strategica di questo accordo per diversificare gli scambi commerciali del nostro sistema agroalimentare e creare nuove opportunità in un momento delicato per l’export del Made in Italy, dopo i dazi di Trump”.
Proprio quanto accaduto sul fronte dei dazi, infatti, pone adesso gli agricoltori in una posizione ancora più difficile di prima: da una parte l’accordo con il Mercosur potrebbe fornire una boccata d’ossigeno alle imprese che esportano, dall’altra potrebbe però generare ulteriori scompensi nei mercati europei.
Intanto parlano i numeri. Nei primi nove mesi del 2025 – sottolineano i coltivatori diretti – sarebbero scoppiati 130 allarmi alimentari nei Paesi Ue legati all’importazione di prodotti alimentari dal Mercosur. Nei primi cinque mesi del
2025, inoltre, le importazioni in Italia di prodotti alimentari dai Paesi Mercosur sono aumentate del 20%, con punte del 35% per la carne.