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Mappe IconMappe | Mappe 24 - La povertà e la fame - luglio 2024

martedì 2 Luglio 2024

Agenda 2030, obiettivi 1 & 2. Povertà, fame e slogan sbiaditi

«Siamo il cambiamento» si esclamava dal balcone di Palazzo Chigi. Ma sei anni dopo, la situazione in Italia è più critica che mai

Giovanni Sgobba
Giovanni Sgobba
redattore

È il 28 settembre 2018, siti e telegiornali danno notizia del terremoto e successivo tsunami che travolgono l’isola indonesiana di Sulawesi, provocando oltre quattromila morti, centinaia di dispersi e quasi duecentomila sfollati. Il 28 settembre di sei anni fa mons. Stefano Russo viene nominato segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ma è anche il giorno del ricordo di papa Luciani, a 40 anni esatti dalla sua morte. Un déjà vu nel calcio: il Gruppo Fininvest acquista il Monza e il duo Berlusconi-Galliani, dopo aver fatto la storia del Milan, ci riprova non molto lontano dalla Madunina. Ma soprattutto il 28 giugno 2018, in Italia, la povertà è stata sconfitta da 24 ore. La sera prima, dal balconcino di Palazzo Chigi, subito dopo l’accordo sul Def in Consiglio dei ministri, l’allora vicepremier pentastellato Luigi Di Maio esultava, tra un «ce l’abbiamo fatta» e «noi siamo il cambiamento». Oggi, Di Maio non è più all’interno del Movimento cinque stelle e anche se da un anno è rappresentante speciale dell’Unione europea per il Golfo Persico, saprà senz’altro che no, la povertà non è stata abolita in Italia. Anzi. Negli ultimi tre anni, l’economia italiana ha sì superato la crescita media dei 27 Paesi membri dell’Unione Europea, registrando un aumento del Pil dello 0,9 per cento nel 2023, ma l’aumento dei prezzi, l’inflazione e il lavoro a basso reddito hanno portato la povertà a «livelli mai toccati in precedenza, per un totale di 2 milioni e 235 mila famiglie e di 5 milioni e 752 mila individui in povertà». A constatarlo è l’Istat che nel suo ultimo rapporto pubblicato lo scorso 15 maggio traccia un bilancio sconfortante e sconcertante degli effetti della pandemia sulla società e sull’economia nel momento del suo superamento che fatica a rialzarsi. Sulla stessa linea anche Caritas italiana che parla di «povertà ai massimi storici»: nel report statistico Povertà 2024 di metà giugno si legge che nei soli centri di ascolto e servizi informatizzati (3.124 in 206 diocesi in Italia) le persone incontrate e supportate nel 2023 sono state 269.689, un incremento del 5,4 per cento rispetto all’anno precedente, ma addirittura un più 40,7 per cento rispetto al 2019. Guardiamo nel nostro territorio: l’Osservatorio sulle povertà e le risorse di Caritas Padova evidenzia che se da un lato il totale delle persone che nel 2023 si sono rivolte ai centri di ascolto sono state 2.016 (un calo del 4,2 per cento rispetto all’anno prima), di queste, il 56,4 per cento rappresentano “nuovi” accessi. «La maggior parte delle persone – commenta Marta Gaboardi, coordinatrice dell’Osservatorio – è composta da donne, principalmente di nazionalità marocchina e nigeriana e ha uno o più figli. Questo ci parla di un profilo di donna che si fa carico dei problemi della famiglia, soprattutto per essere aiutata nei beni materiali o per le spese della casa come bollette, beni di prima necessità». Beni e servizi, come anche i generi alimentari, richiesti dal 60 per cento degli utenti. Perché sì, sebbene la sicurezza alimentare non sia percepita come un problema nel nostro Paese, in conseguenza della pandemia e della spinta inflattiva nel 2022 il 32 per cento delle famiglie italiane ha indicato di aver riscontrato difficoltà a sostenere gli acquisti alimentari. Una percentuale che si alza fino al 60 per cento nei ceti popolari e a basso reddito. L’inflazione, come detto, ha ridotto le spese delle famiglie, ha ampliato le disuguaglianze economiche e ha “costretto” a fare delle scelte (un effetto collaterale è la riduzione del consumo di cibi salutari), portando la povertà assoluta (coloro che non possono permettersi di consumare beni e servizi considerati essenziali rispetto a uno standard di vita minimamente accettabile) al 9,8 per cento nel 2023, colpendo soprattutto i lavoratori e i loro figli. Ancora il report Caritas: «Un bambino su sette della fascia 0-3 anni è povero in termini assoluti… Nei primi anni di vita si acquisiscono quelle abilità cognitive, socio-emozionali e fisiche essenziali per la vita futura. Le situazioni di povertà, deprivazione e di esclusione sociale compromettono fortemente tali processi andando a incidere direttamente sulla vita dei bambini. In Italia sono tanti i nuclei con minori in stato di povertà; di fatto risultano i più svantaggiati». Il Goal 1 e il Goal 2 dell’Agenda 2030 hanno l’obiettivo di sconfiggere la povertà e la fame, un’urgenza umana come dimostra la priorità di questi temi rispetto i 17 target. Due temi strettamente connessi, uno spesso causa dell’altro, e per questo è stato scelto, qui su Mappe, di affrontare delle riflessioni d’insieme, inquadrando le criticità regionali, gli impegni delle realtà politiche e associative locali per rimarginare lacune e ferite di mancati piani d’intervento nazionali. Perché chi doveva essere il cambiamento, non ha cambiato assolutamente nulla.

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